Elezioni, Bigon e Zanoni: «Il PD? Un flop risultato di scelte sbagliate»
Il discorso di Enrico Letta
«Gli italiani e le italiane hanno scelto. È stata una scelta chiara, orientata verso la destra. L’Italia avrà dunque un governo di destra: la tendenza è stata confermata un paio di settimane fa in Svezia e ora si conferma anche qui. Oggi è un giorno triste, ci aspettano giorni duri. Noi ci siamo battuti in tutti i modi per evitare questo esito: ci siamo battuti con idea di Italia del futuro. Abbiamo tentato di scongiurare la caduta del governo Draghi. Voglio ribadire che se siamo arrivati al governo Meloni è per via del fatto che Giuseppe Conte ha fatto cadere il governo Draghi: questo è il punto scatenante». Con queste parole il leader del PD Enrico Letta ha iniziato la conferenza stampa dopo i primi risultati delle elezioni.
Aggiunge: «Ci siamo impegnati per costruire un’alternativa valida alla destra, che partiva già in netto vantaggio. Oggi il Partito Democratico è il secondo partito del Paese, nonché il secondo gruppo parlamentare e prima forza di opposizione. La nostra opposizione sarà dura e intransigente, la faremo con tutte le nostre forze».
Enrico Letta non si ricandiderà alla guida del PD
Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha poi annunciato che non si ricandiderà alla guida del partito, spiegando comunque di non volersi dimettere subito per tutelare l’interesse del partito e garantire una continuità nelle fasi che prepareranno il congresso con cui verrà sostituito.
Il discorso completo
Nessun veronese del Partito Democratico in Parlamento

Il Partito Democratico non avrà alcun parlamentare veronese. Anche Alessia Rotta, unica dem veronese con possibilità alla vigilia, è infatti rimasta fuori. «Mi dispiace per la mancata rielezione di Alessia Rotta – ha commentato il sindaco di Verona Damiano Tommasi –perché la sua presenza in consiglio unita all’esperienza maturata in parlamento e alle relazioni costruite in questi anni sarebbe stata utile per la città. Prevedo comunque quanto prima di organizzare un incontro con tutti i neoeletti, a prescindere dal l’appartenenza politica, per poter dialogare e affrontare assieme i temi della città».
Tommasi ha inoltre commentato: «Abbiamo una maggioranza che presume una governabilità del Paese. È stata una tornata elettorale con poco entusiasmo dato il periodo in cui si è andati alle urne. Ora abbiamo mesi complicati per le vicende internazionali che hanno quotidiane ripercussioni sulle aziende e le famiglie. Mi auguro che al più presto si riesca ad avere un’operatività governativa fondamentale per dare risposte efficaci».
Zardini: «Centrosinistra sconfitto, la destra ora dimostri di saper governare»

«L’esito del voto è chiaro. Ma prima di tutto voglio ringraziare tutte e tutti i militanti per tutto il sostegno di questi anni ed il Partito Democratico per avermi dato l’opportunità di rappresentare il Paese in Parlamento». Sono le prime parole del deputato veronese Diego Zardini in seguito all’esito delle elezioni.
«Ha vinto il centrodestra, hanno vinto la Meloni e il suo partito e ora dovranno dimostrare cosa sanno davvero fare, perché governare è cosa diversa dal fare opposizione – prosegue il deputato -. Hanno perso il Pd e il centrosinistra. Non solo la coalizione, ma tutta l’area culturale. Ha perso perché divisa, perché con una legge elettorale maggioritaria chi si divide regala la vittoria agli avversari. La regala. Perché la somma dei voti al proporzionale dell’area culturale di Centrosinistra era maggiore di quella del centrodestra. Ovvero col campo largo che il Pd ha provato a costruire avremmo vinto noi. Con la stessa maggioranza, che a Verona ha fatto vincere Tommasi, la Meloni avrebbe perso».
«Da questo punto tornerei a lavorare e costruire – conclude Zardini -. Perché possiamo dire quel che si vuole ma non esistono terzi poli, rette vie, con una legge maggioritaria c’è un bipolarismo di fatto; possiamo chiamare i due poli come si crede, sovranisti-europeisti, conservatori-progressisti, ma ci sono sempre la destra e la sinistra. Se non vince la sinistra, vince la destra. Ora faremo un’opposizione seria con nostre proposte forti, determinata sui nostri valori, con in testa il bene comune e l’interesse degli italiani. Cercheremo di ricostruire un campo più competitivo, capace di guardare di più a ciò che unisce da ciò che divide. Non sarà facile ma personalmente su questo terreno spenderò ancora, tutte le mie energie».
Bigon e Zanoni: «Un flop risultato di scelte sbagliate»

«Il flop del PD in Veneto e a livello nazionale è il risultato di scelte sbagliate sulla composizione delle liste, sul non rispetto delle proprie regole a partire dallo statuto che prevede le primarie e rispetta le scelte dei territori, sulle scelte sbagliate in tema di alleanze frutto di una serie di errori imperdonabili e infine sulla campagna elettorale poco chiara e diretta». È il commento a caldo dei consiglieri regionali del Veneto del Partito Democratico Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon.
«Bisogna ritornare ai principi fondativi del PD – hanno continuato i due esponenti del Partito Democratico in Consiglio regionale – e alle regole che ci siamo dati per statuto a partire anche dalle primarie, strumento democratico e utile anche per scegliere i candidati in un sistema elettorale che oggi non consente agli elettori di scegliere il deputato da eleggere. Uno strumento utilizzabile anche online, soprattutto ora che ci si iscrive al PD telematicamente e che tutti i cittadini sanno usare internet dopo un esercizio di due anni dovuto alla pandemia».
«Le liste del PD, con particolare riferimento al Veneto, sono state fatte in sfregio ai territori, alla meritocrazia, ai militanti, ai deputati uscenti, all’organizzazione locale del PD e hanno visto troppi candidati catapultati e indicati altrove. Il caso di Treviso è eclatante, ma non è l’unico, dove la Direzione provinciale e la Segreteria sono state scavalcate da scelte romane imposte, inspiegabili e mai condivise, con strascichi sul territorio che hanno danneggiato l’immagine del nostro partito».
«Dobbiamo tornare a fare politica per i cittadini, per risolvere i tanti problemi di questa società travolta dagli eventi. Se vogliamo governare l’Italia e soprattutto il Veneto – hanno concluso Zanoni e Bigon – serve perciò un cambiamento radicale».
Traguardi: «Un risultato duro da mandare giù»
Il risultato delle elezioni è netto e, per chi difende i nostri valori, duro da mandare giù. Ma siamo convinti che anche in una giornata così, in cui è difficile essere ottimisti, si possa trovare la forza per guardare avanti e ricominciare a camminare verso obiettivi politici ambiziosi. L’esperienza di Traguardi, in questi cinque anni, ce l’ha insegnato. Dopo la bruciante sconfitta del 2017 ci siamo rimboccati le maniche, trovando nelle ragioni del cattivo risultato la ricetta per il lavoro da portare avanti. Abbiamo adottato un metodo nuovo, realmente partecipativo e rappresentativo, coinvolgendo una fascia della cittadinanza che mai si era sentita davvero chiamare in causa, a partire dai giovani che da sempre – e queste elezioni non fanno eccezione – la politica lascia ai margini», commenta il movimento civico Traguardi.
Conclude: «Gli incontri e i confronti, le assemblee e la partecipazione, il dialogo con i territori e con chi li abita, il coinvolgimento continuo delle persone nella politica non solo a ridosso delle elezioni, faranno sempre più parte del nostro cammino, che prosegue con ancora più idee, contributi e stimoli, aperto a tutte e tutti coloro che vorranno farne parte. Ora è il momento della determinazione nel continuare ciò che è stato iniziato, con energia, partendo dal territorio e dalle persone. Ora è il momento in cui ciascuno di noi può trasformare la delusione in nuovo slancio».
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