Manuela Padoan, cantautrice e psicologa, racconta ai nostri microfoni il suo nuovo album, Sé Io, o come lo definisce lei, «la sua musicoterapia».
È la prima volta che a Radio Adige vediamo uniti i mondi di psicologia e cantautorato, un binomio insolito. Per questo ti chiedo, quando hai iniziato a cantare?
Ho iniziato da piccola, avevo tre anni e chiesi alla mia mamma di portarmi a cantare allo Zecchino d’Oro. Sono approdata quindi in questo mondo, ho conosciuto il Mago Zurlì e ho iniziato quest’esperienza. Il canto e tutto ciò che gli gravita attorno per me erano un po’ un gioco. Dalla stesura dei testi all’organizzazione di mini spettacoli, era un modo per giocare. Poi ho continuato, in maniera più strutturata con lo studio del canto e del pianoforte.
Quindi prima è arrivata la musica e poi la psicologia, giusto?
Sì. Mi sono avvicinata al mondo della psicologia soprattutto con le scuole superiori e l’università. Alle superiori mi ero imbattuta nel mondo della musicoterapia, ma ho capito nel tempo che la mia strada era proprio quella. Ho coltivato quindi in simultanea entrambe queste mie passioni.
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Com’è unire questi due universi, che forse non sono poi così diversi?
Per me è sempre stato ovvio. La difficoltà era quella di comunicare e spiegare quello che faccio. Ma, se ci pensiamo bene, la voce è il primo strumento che abbiamo a disposizione per affermarci nel mondo. Io sono esperta di psicologia perinatale, e il primo vagito del neonato dichiara proprio la sua presenza. E noi, crescendo, usiamo la voce proprio per presentarci agli altri. La voce abita il nostro corpo ed è uno strumento fortissimo di integrazione e quindi lo uso durante le sedute terapeutiche. La voce permette quindi di unire il piano mentale a quello corporeo.
Cos’è la musicoterapia?
Il musicoterapeuta mette in gioco il suo mondo musicale, quindi parlerò del mio metodo specifico. Nel mio caso utilizzo molto la voce e la canzone. Con il paziente, attraverso lo strumento voce, che implica anche lo strumento respiro, andiamo a energizzarci o rilassarci, a seconda delle esigenze. È un’attività che accresce l’autostima della persona. Si cantano cose semplici, ovviamente, senza alcun obiettivo performativo. Oltre a ciò utilizzo anche il metodo della scrittura, tendenzialmente autobiografica, e insieme proviamo a metterla in musica. Questo aiuta a canalizzare le emozioni e i pensieri del paziente. Il canale della voce, inoltre, non permette alla mente di mentire. Non possiamo nascondere la verità, mentre cantiamo.
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Il 18 maggio è uscito il tuo nuovo album, Sé Io. Qual è il significato di questo album?
Sé Io è la terapia che ho fatto su me stessa. Quest’album è uscito il giorno del mio compleanno e grazie all’incontro con la mia etichetta discografica, Maieutica Dischi, ha permesso l’unione del mondo della psicologia e della musica. Il titolo ha un forte richiamo psicologico, infatti il sé e l’io sono due parti di noi che hanno necessariamente bisogno di esprimersi e di stare in equilibrio. Quest’album vuole raccontare chi sono, cosa faccio e la semplicità della sinergia tra musica e psicologia.
Tu sei vicentina, ma hai scelto Verona per il tuo disco. Come mai?
Le mie origini sono veronesi, e anche il mio compagno. Dopo l’uscita del mio primo disco, Alma, durante un contest ho conosciuto Veronica Marchi. Ci siamo viste, capite e da lì è nata la nostra collaborazione artistica.
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