Questa mattina alcuni esponenti della Rete degli Studenti Medi di Verona, in collaborazione con il movimento di opinione Ridateci la Scuola, nell’ambito di iniziative oggi organizzate in tutto il Veneto e in tutta Italia dal Comitato Priorità alla Scuola, si sono presentati davanti ai portoni delle scuole superiori ormai chiusi da mesi. Un gesto per dire con i cartelli che «la scuola si fa a scuola».
Spiegano dalla Rete degli Studenti Medi: «L’azione ha lo scopo di ricordare a tutti la centralità del mondo della scuola in un momento in cui le decisioni del governo sono mutevoli e insicure e all’istruzione non viene data l’importanza e la priorità che merita. Dopo l’ulteriore rinvio dell’apertura delle scuole superiori, annunciato ieri dal Presidente Conte, siamo molto preoccupati: poco è stato fatto in questi mesi per risolvere le criticità dei settori che seppur diversi sono collegati con la scuola, come i trasporti e la medicina territoriale, e c’è timore che se nessuna iniziativa concreta verrà assunta la data del sette gennaio potrà essere ulteriormente prorogata».
«È da marzo ormai che chiediamo progettualità sulla scuola, manca un piano organico su quello che dovrebbe essere il rientro: ci chiediamo se il 7 gennaio saranno sparite le classi pollaio e gli autobus pieni».
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«Ci sembra di essere completamente dimenticati da chi invece dovrebbe tutelarci, la stessa Assessora Donazzan continua a negare qualsiasi possibilità di confronto con chi, come noi, vive i luoghi del sapere a 360 gradi» dichiara Camilla Velotta, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi di Verona. «Desideriamo sotto questo profilo, essere coinvolti nei tavoli regionali di discussione istituzionale sulla scuola».
«I disagi che stiamo vivendo con la didattica a distanza sono molteplici, dalla connessione internet non sempre garantita alla mancanza di socialità, che risulta dannosa per la crescita di ogni studente: c’è una necessità imminente di tornare nelle nostre aule, ma farlo in maniera sicura e diversa rispetto a quello che abbiamo visto finora» continua la studentessa.
Aggiunge Rachele Peter di Ridateci la Scuola: «Senza interventi strutturali e mirati a trasporti e medicina territoriale la chiusura rischia di essere prorogata e la DAD di diventare strumento strutturale e non emergenziale. L’esperienza scolastica è infatti fondamentale per preservare la salute psicofisica dei ragazzi e per gli impatti che i vissuti di questa fase di crescita hanno nella costruzione della persona adulta».
«La didattica a distanza non è scuola, non consente la relazione tra pari e tra studente e insegnante. Riteniamo pertanto che le nostre autorità debbano fare tutto il possibile per consentire una riapertura delle scuole superiori in presenza e in sicurezza e per dare voce ad esigenze di studenti e genitori» conclude Peter.
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