Influenza aviaria nel Veronese: le precauzioni
Resta alta l’attenzione sull’influenza aviaria in provincia di Verona. Dopo i primi focolai segnalati nella zona di Ronco all’Adige a metà ottobre, altri casi sono stati riscontrati e il Ministero della Salute ha stabilito che il pollame e tutti gli altri volatili in cattività, ove allevati all’aperto, devono essere trasferiti e trattenuti all’interno di idoneo edificio.
Qualora ciò non sia realizzabile è necessario che l’alimento e l’acqua di bevanda per gli animali vengano protetti dal contatto con i volatili selvatici.
Una circolare del Ministero della Salute, in seguito al focolaio a bassa patogenicità del sottotipo H5N1 scoperto in provincia di Ferrara e a quello di H5N1 ad alta patogenicità confermato il 19 ottobre in un allevamento di tacchini in provincia di Verona, riportava infatti: «L’attuale situazione epidemiologica evidenzia quindi un chiaro aumento del rischio di introduzione di virus dell’influenza aviaria nella popolazione avicola domestica e pertanto la necessità di mettere in atto appropriate ed efficaci misure atte a ridurre tale rischio».
Come ricorda il Comune di Verona sul proprio sito, «vi è l’obbligo per chiunque detenga volatili di segnalare al distretto veterinario competente i casi sospetti riferibili a influenza aviaria», facendo riferimento a:
- aumenti o anomalie della mortalità della mortalità;
- cali di produzione;
- variazioni nel consumo di acqua e mangime.
Sul sito dell’Ulss 9 Scaligera sono disponibili vari approfondimenti.
I focolai di influenza aviaria
Le autorità sanitarie erano già in allerta per evitare il diffondersi dei focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) e di influenza aviaria H5N1 a bassa patogenicità (LPAI).
Il Sivemp, Sindacato italiani dei veterinari di medicina pubblica, alcuni giorni fa approfondiva il tema delle influenze aviarie. «L’epidemia di influenza aviaria del 2020-2021, con un totale di 3.777 focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) e circa 22.900.000 di volatili colpiti in 31 Paesi, sembra essere una delle più grandi epidemie di HPAI mai verificatesi in Europa».
«Durante questa estate, tra maggio e settembre, sono stati segnalati 162 focolai di virus HPAI in 17 paesi dell’UE e nel Regno Unito nel pollame (51), negli uccelli selvatici (91) e in cattività (20). Nelle ultime due settimane focolai di HPAI sono stati segnalati in Francia, Svezia, Repubblica Ceca e Finlandia».
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