A tre giorni dall’offerta di pubblico acquisto da parte del Leone di Trieste nei confronti della società Cattolica di Assicurazioni, altre voci della politica veronese si fanno sentire ed entrano nel merito della questione.
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PD: «Città sempre più indebolita e senza un progetto»

A puntare il dito contro l’amministrazione comunale sono i consiglieri del Partito Democratico Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani, che dichiarano: «Da alfiere della veronesità soltanto a parole, il Sindaco Sboarina nei suoi cinque anni di mandato amministrativo ha svolto di fatto il ruolo di spettatore difronte al trasferimento di altri importanti pezzi di economia veronese verso altre città del Nord Italia. Oggi parliamo dell’Opa di Generali nei confronti di una Cattolica ormai indebolita, ma abbiamo ancora aperta la questione del controllo dell’aeroporto dove i soci pubblici, disuniti e privi di una visione comune, non riescono a far valere la maggioranza nei confronti del socio privato, la veneziana Save. Se fosse stato per il Sindaco, anche Agsm, azienda in buona salute, avrebbe preso la strada di Milano attraverso una trattativa privata ed esclusiva che precludeva qualsiasi confronto di mercato. Come opposizioni glielo abbiamo impedito».
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«Negli ultimi 15 anni il centrodestra veronese ha completamente demolito il progetto di Polo finanziario, che andava ben al di là della mera partita immobiliare, allontanando tutti i principali attori finanziari della città, da Cattolica a Fondazione Cariverona, ora ripiegata su una controversa politica immobiliaristica. – concludono i consiglieri dem – A dispetto degli annunci, né Sboarina né Tosi hanno saputo fare squadra e disegnare con queste e altre grandi realtà del mondo produttivo veronese un progetto condiviso di città, come dimostra anche la politica urbanistica senza capo né coda ereditata da Tosi con la Variante 23, confermata da Sboarina con la stessa Variante 23 rimodulata e in via di prosecuzione anche con la Variante 29. O come dimostra, nel suo piccolo, la vicenda della casa di Giulietta, irrisolta da ormai 10 anni.
Michele Bertucco: «Lacrime di coccodrillo»
Sull’Opa interviene anche il consigliere di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco: «La vicenda di Cattolica Assicurazioni è emblematica dell’incapacità della classe politica veronese di intervenire e di tutelare i più importanti asset economici della nostra città. Dopo aver perso la Cassa di Risparmio e con una Banca Popolare ormai milanese, ora arriva l’Opa di Generali (primo socio con il 23,7%) su Cattolica Assicurazioni, ultimo grande istituto finanziario con sede a Verona.

Eppure nella gestione della società assicurativa erano evidenti i segnali di difficoltà e, l’intervento dell’IVASS (Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni) che aveva imposto a Cattolica un aumento di capitale da 500 milioni di euro, per riequilibrare la solvibilità indebolita della Compagnia avevano messo a nudo l’incapacità degli amministratori di Cattolica.
Ma la politica veronese ha sempre fatto finta di non vedere. L’importante era essere presenti alle assemblee dei soci di Cattolica e sprecarsi in lodi sperticate sull’operato del Consiglio di Amministrazione.
L’Opa non arriva per un disegno cinico delle Generali ma per la scarsa visione veronese. L’asset si è perso da solo, e non ha avuto certo bisogno di aiuto. La politica doveva muoversi prima convincendo gli imprenditori veronesi a mettere mano al portafoglio: c’erano a Verona i 300 milioni che Generali ha messo sul piatto qualche mese fa? C’era qualcuno disposto ad affidarli ad un management già allora in discussione?
No, non c’era nessuno e la politica attuale è solo in grado di prendere atto, non ha la capacità di mediare e di trovare soluzioni con, ad esempio Fondazione Cariverona, per trovare i capitali che servivano perché Cattolica restasse veronese.
Ora fare come il Sindaco Sboarina che dichiara di “aver ribadito all’Amministratore Delegato di Generali Sesana lo storico rapporto di Cattolica con il territorio veronese” è acqua fresca e una semplice presa d’atto. L’unica cosa di cui è capace la politica veronese.
Almeno ci risparmino le lacrime di coccodrillo».
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