(Le immagini contenute nell’intervista sono immagini d’archivio che non fanno in alcun modo riferimento alle strutture gestite da Pia Opera Ciccarelli)

L’emergenza sanitaria si sta facendo sempre più grave e le misure adottate per limitare i contagi si stanno rivelando pian piano insufficienti. Come è avvenuto per la prima ondata di marzo, tutti corrono il rischio di infettarsi, ma a rischiare di più sono determinate categorie di persone, tra cui gli anziani e le persone non autosufficienti ospitati nelle RSA e nelle case di riposo. Luoghi in cui in queste settimane sono tornati ad aumentare i contagi. Ne abbiamo parlato con la direttrice generale di Pia Opera Ciccarelli, la dott.ssa Elisabetta Elio, che da marzo a oggi si è trovata ad affrontare la pandemia nelle residenze della Fondazione.

«Noi abbiamo reagito immediatamente, ancora prima delle disposizioni nazionali e regionali, mettendo in lockdown le nostre strutture: al 24 febbraio avevamo chiuso completamente l’accesso ai parenti sia ai nuovi ospiti. – ha spiegato la dott.ssa Elio – Questo in qualche modo ci ha preservati nei nostri centri. In quel momento, al pari di tutte le istituzioni, siamo stati travolti dalla pandemia: se ripenso a quei giorni, noi reagivamo affrontando la situazione giorno dopo giorno con gli strumenti che avevamo e non avevamo. Le case di riposo, in quel momento, infatti, si sono trovate a cambiare pelle da un giorno all’altro e le strutture come le nostre, nell’ultimo secolo, si sono trasformate in luoghi di socializzazione, di apertura con il territorio, di condivisione, quindi l’esatto contrario di quello che si pretende oggi che siano le RSA: strutture di isolamento».

Alcuni contagi sono ripartiti negli ultimi mesi, ma per ora la situazione sembra sotto controllo, come ci ha spiegato la dottoressa: «Il focolaio che è partito in settembre ci ha trovati più preparati e abbiamo quindi reagito applicando subito i protocolli sui quali abbiamo fatto esperienza da marzo ad oggi, isolando immediatamente i positivi. Anche durante l’estate abbiamo studiato dei piani di emergenza per stabilire cosa si sarebbe dovuto fare nel caso in cui il focolaio si fosse innescato. È chiaro che nel momento in cui si sono infettati 35 ospiti e 38 operatori la situazione si è fatta faticosa, ma fortunatamente noi abbiamo un piano di lavoro part-time, quindi abbiamo potuto aggiungere ore lavoro a chi era disponibile e altri colleghi di altri centri sono venuti a darci una mano. Gli operatori ora stanno ritornando: su 38 ce ne sono ancora 15 positivi. Per quanto riguarda gli ospiti, questo virus sembrava più mite di quello di marzo perchè la maggioranza degli ospiti era o asintomatico o pauci-sintomatico, però su persone molto anziane e pluri-patologiche il virus ha fatto i suoi danni. In questo momento abbiamo sei ospiti ancora positivi, ma il contagio è stato confinato. L’allerta rimane comunque alta».

Sulle visite da parte dei famigliari agli ospiti, la dott.ssa Elio è stata chiara: «Noi stiamo facendo l’impossibile per far riavvicinare i famigliari agli ospiti: abbiamo studiato in tutte le nostre strutture modalità di accesso alle visite per i famigliari, settimanalmente e in tutta sicurezza. Cerchiamo di fare il possibile perchè crediamo che la relazione, anche se al minimo, sia fondamentale. Noi garantiamo anche l’accompagnamento di fine vita: i famigliari vengono “scafandrati” con i dpi e viene fatto anche un test rapido, quindi nessuno se ne è andato senza il saluto dei propri cari. Lavoriamo anche molto di videochiamate, con la consapevolezza che siamo cambiati già nel nostro modo di essere e che dovremo cambiare di nuovo».

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