
Nonostante tutto, una nuova vita. A mezzanotte e due minuti è nata Annamaria all’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona. Il punto nascita era stato riaperto ieri dopo la chiusura, lo scorso 12 giugno, da parte dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata a causa delle infezioni da Citrobacter che hanno causato la morte di 4 neonati. Nelle scorse ore la vicenda del “batterio killer” è arrivata all’attenzione di tutti i maggiori canali d’informazione nazionali.
La mamma di Annamaria è Maria Teresa, una signora originaria di Palermo e residente a Verona, al terzo parto.
La mamma di Nina: «Dimissioni dei responsabili»
Continua ad oltranza davanti all’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona la protesta iniziata ieri di Francesca Frezza, la mamma di Nina, una delle bimbe morte a causa del citrobacter lo scorso anno. «Mi chiedo perché si sono attesi due anni per chiudere – ha ribadito Frezza –, si sarebbero evitate morti e oggi mia figlia sarebbe qui con me».

Il punto di Zaia
Sulla vicenda ha voluto esprimersi ampiamente anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. «È una situazione che ci ha toccato da vicino, anche umanamente. Abbiamo saputo di questa vicenda a fine maggio, dagli articoli di giornale. Le infezioni esistono negli ospedali, ma hanno un’inizio, una gestione e una fine. Già dalla prima relazione e dal colloquio con la madre di Nina si capiva che non era una storia recente. Abbiamo quindi voluto istituire una commissione ispettiva».
«Non spetta a noi giudicare, la Procura faccia prima che può. Penso che la relazione sia assolutamente chiara e lapidaria» è il commento di Zaia, a proposito del documento degli esperti. «Attendiamo la controdeduzione dell’Azienda ospedaliera – ha aggiunto Zaia – perché siamo in uno stato di diritto. Dopodiché assumeremo tutte le decisioni che ci competono e che saranno necessarie».
«Siamo davanti a un’infezione ospedaliera con uno dei batteri più terribili. Può accadere che negli ospedali ci siano infezioni temporanee, circoscritte, che si vanno a spegnere, ma questa è una storia che si è trascinata per mesi se non per anni. Ho chiesto al direttore dell’Azienda ospedaliera di valutare tutte le misure possibili e necessarie in via di autotutela, anche verso gli attori della vicenda». Sul personale, ha precisato Zaia, «ogni decisione va decisa dall’Azienda, non sono dipendenti diretti della Regione. Noi abbiamo chiesto che si intervenga».
Bertucco evidenzia: «Mancanze strutturali» secondo la Commissione ispettiva
Il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco: «“Carenza di cultura infettivologica”, mancanza di una “coerente visione mutidisciplinare”, protocolli di terapia vecchi del 2017, non aggiornati secondo le ultime acquisizioni della ricerca epidemiologica: secondo la Commissione ispettiva per il Citrobacter sarebbero queste le mancanze che hanno portato il personale medico a sottostimare la portata dei primi segni dell’epidemia di citrobacter all’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento».

«Non, dunque, la sbadataggine o la leggerezza di qualche operatore, ma mancanze strutturali nelle procedure operative laddove, ad esempio, esse non specificano l’uso dell’acqua sterile in luogo dell’acqua di rubinetto (che sappiamo essere stata contaminata, non solo dal citrobacter, attraverso i frangigetto) oppure laddove non prescrivono l’igienizzazione delle mani con soluzioni alcoliche. Una tragica beffa in tempi in cui, a causa della pandemia da Coronavirus, Amuchina e gel disinfettante sono diventati prodotti di uso comune» aggiunge Bertucco.
«Gravi le carenze vengono rilevate anche sotto l’aspetto della comunicazione, sia nei confronti delle famiglie che dell’opinione pubblica: “Esiste l’evidenza di una mancanza di comunicazione ad Azienda zero e Regione Veneto degli eventi come stabilito dalle Direttive Regionali e Nazionali, infatti le informazioni degli eventi sono inizialmente state apprese esclusivamente da mezzi mediatici” scrive la commissione» sottolinea ancora Bertucco.
Questa l’opinione di Bertucco, candidato alle prossime regionali, sull’operato del presidente Zaia: «Dal Presidente della Regione Zaia ci aspettiamo un ruolo più attivo: non basta che faccia da “passacarte” con la Procura della Repubblica, che è benissimo in grado di acquisire tutti i documenti necessari. Da Zaia ci aspettiamo che approfondisca e risolva le vistose e gravi lacune organizzative e procedurali evidenziate dalla relazione, affinché meccanismi simili non possano ripetersi in altri contesti. Queste criticità non appartengono certo ad una sanità che possa dirsi di eccellenza».
Brusco: «Zaia prenda subito provvedimenti»

«Non si pensi di scaricare tutto su qualche operatore: la catena delle responsabilità è corta e chiara. Sopra ai dirigenti dell’Ospedale di Borgo Trento, c’è il responsabile dell’Azienda Sanitaria, direttamente nominato da Zaia. Il governatore ha ruolo e autorità per intervenire subito, chiedendo immediati chiarimenti e anche sospendendo il responsabili dalle loro funzioni» dice il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Manuel Brusco.
«La magistratura indaga e attribuirà eventuali responsabilità legali, ma subito si pone una questione morale. Non è pensabile che con quella povera mamma davanti ai cancelli, nell’ospedale e negli uffici che lo amministrano, tutto continui come prima».
«Se Zaia ha perlomeno rispetto per i genitori dei bambini morti o resi disabili per sempre, prenda subito dei provvedimenti. Altrimenti li starebbe solo prendendo in giro. Quanto è accaduto è una macchia spaventosa nel racconto quotidiano di una sanità di eccellenza, nella quale tutto funziona alla perfezione».
Il Pd critica la posizione di Zaia

«Le ultime dichiarazioni di Zaia sulla diffusione del batterio killer sono surreali. Nel tentativo di scaricare ogni responsabilità denuncia di aver scoperto la vicenda dai giornali e che non si tratta di dipendenti regionali. Come se la sanità non fosse materia di competenza dell’amministrazione regionale. Come se i vertici della sanità veneta non avessero voce in capitolo nella gestione degli ospedali» dichiara la deputata democratica Alessia Rotta, presidente della commissione Ambiente.
«La Regione non può pensare che sia sufficiente portare la relazione della commissione d’inchiesta in procura per risolvere la questione. In due anni, l’amministrazione non ha mosso un dito per capire cosa stesse accadendo e non è intervenuta quando aveva il dovere di farlo. Adesso, dunque, dichiarare che la responsabilità è esclusivamente imputabile all’azienda ospedaliera è vergognoso».
«In certe occasioni – continua Rotta – sarebbe più rispettoso tacere oppure assumersi la responsabilità politica di una terribile vicenda. Non è sufficiente esprimere solidarietà alle famiglie dopo la superficialità e incapacità con cui è stata affrontata la vicenda. Zaia è il Presidente della Regione – conclude – e non uno passato di lì per caso».
Secondo Giandomenico Allegri, candidato consigliere Pd alle elezioni regionali, «manca una procedura che metta in evidenza i problemi, sia nell’ottica di intervenire e trovare le soluzioni sia in quella di avvisare i cittadini».
«Con il caso-Citrobacter Verona è finita su tutti i giornali nazionali ma il Veneto non può scaricare tutto sulla gestione a livello locale», continua Allegri. «Non è possibile che succedano queste cose in una Regione economicamente ricca come il Veneto. E bisogna chiedersi come l’immagine d’eccellenza della sanità veneta possa conciliarsi con i fatti avvenuti qui a Verona».
Nella giornata di ieri altri esponenti politici avevano espresso il proprio punto di vista sulla vicenda.