Lorena Zocca, l’ambasciatrice della Verona su due ruote

L'atleta di Bussolengo ha scritto pagine indelebili della storia della mountain bike nostrana. «Il segreto è rimettersi in piedi dopo ogni caduta, nello sport il duro lavoro paga sempre».

Nella vita sportiva dei grandi atleti non esistono linee di arrivo. I successi sono solo tasselli di un mosaico in continua evoluzione: le vittorie non sono eterne, ma si ricomincia sempre da capo. Lorena Zocca, icona della mountain bike veronese classe 1977, nella sua lunga carriera agonistica ha fatto proprio questo credo, spostando di stagione in stagione sempre più in là i propri orizzonti.

Per lei come si suol dire «carta canta»: in sella alle due ruote Lorena ha legittimato pressoché ogni titolo, rendendo grande il nome della nostra città in ambito nazionale ed internazionale. Se le chiedete però quale sia stata l’affermazione emotivamente più importante non avrà dubbi nel rispondervi: «Il Titolo Mondiale XC MW 40-44 conquistato nel 2017 in Andorra è stato il punto sportivamente più alto che io abbia mai toccato– esordisce Lorena – salire sul tetto del mondo è un qualcosa che davvero non ha prezzo e ripaga anni di sacrifici e di impegno quotidiano. Se mi guardo indietro mi ritengo fortunata in quanto tutti gli sforzi che ho posto in essere si sono trasformati in un qualcosa di incredibile, ma credo che in generale nella vita il duro lavoro sia sempre ricompensato». 

Lorena al Mondiale XC MW 40-44 nel 2017 ad Andorra

L’amore per la MTB è scoccato in maniera quasi fortuita. «Sono sempre stata una persona incline allo sport – prosegue – iniziai a praticare atletica all’età di dodici anni, dedicandomi al mezzofondo sino ai diciotto. Poi però subii una microfrattura alla caviglia sinistra e per la riabilitazione mi fu consigliata la bicicletta. Da quel momento non smisi più di pedalare».

Nonostante la fitta rete di impegni lavorativi la campionessa di Bussolengo trova sempre il tempo per allenarsi. «Non è sicuramente facile pianificare le giornate considerando il mio lavoro full-time. Sfrutto le due ore di pausa pranzo per andare in bici: la sera preparo il necessario per il giorno successivo, così da ottimizzare al massimo i tempi. Le gare si articolano generalmente nei fine settimana da marzo ad ottobre, i weekend degli altri mesi dell’anno sono dunque dedicati interamente alla preparazione degli avvenimenti a cui decido di prendere parte. Cosa amo maggiormente della mountain bike? Di sicuro il contatto con la natura. “Correre” in mezzo al verde ti concilia con ogni cosa». 

Lo sport da molti è considerato una grande metafora di vita: vincere, in fondo, non è sorpassare gli altri, ma sorpassare sé stessi. «Il segreto è non arrendersi mai alle avversità della sorte – conclude Zocca – oltre ai momenti di gioia ci sono stati anche tanti periodi di sconforto, uno su tutti l’infortunio del 2009 alla “100 dei Forti”. Caddi in malo modo di faccia, fui soccorsa da un elicottero e trasportata d’urgenza nella struttura più vicina. Quando sei sdraiata sul letto d’ospedale ti passano per la testa tante cose, ma l’unica che conta davvero è la voglia di rimetterti in piedi. Lavorai duramente per tirarmi fuori della situazione e, nonostante la paura dei miei familiari, ad agosto ero di nuovo in sella per prepararmi al mio primo Mondiale. La volontà muove tutto».