Nonostante gli alti e bassi a livello istituzionale, la questione delle autonomie regionali non è mai stata accantonata dai politici veneti. Tema ricorrente nei discorsi del presidente della Regione Luca Zaia, trova nuova linfa oggi nelle dichiarazioni di esponenti politici di diversi schieramenti.
Proprio Luca Zaia, a margine di una conferenza stampa a Palazzo Ferro-Fini, ha voluto respingere alcune delle obiezioni. «Unità nazionale, coesione, solidarietà non sono in discussione. Anzi sono prerequisiti alle autonomie regionali».
Dopo i continui rinvii durante il primo Governo Conte, Zaia spera in un nuovo corso con il Conte-bis. «Invito il Governo a fare quel salto di qualità che non è mai stato fatto. Presenti, nero su bianco, il progetto di autonomia che il Governo ritiene ideale, perché altrimenti questo dibattito continuerà per mesi».
L’assist di Casali (Verona Domani)
«Siamo pronti a scendere in piazza a fianco di Zaia. A distanza di quasi 2 anni, dopo innumerevoli promesse, tavole rotonde, incontri istituzionali, annunci e retromarce, siamo ancora all’anno zero. L’autonomia del Veneto è oggi più che mai una lontana chimera e la volontà di milioni di cittadini è stata umiliata e calpestata. La pazienza è finita, la misura è colma». Il consigliere regionale di Centro Destra Veneto e fondatore di Verona Domani Stefano Casali commenta così le parole del governatore Zaia, che ha manifestato le sue perplessità e la sua ira contro l’immobilismo e le prime dichiarazioni dei componenti del governo Conte-bis in materia di autonomia.
«Il governatore ci indichi luogo e data e scenderemo in piazza per manifestare chiedendo, anzi pretendendo, che venga rispettata la Costituzione e l’esito di un referendum democratico, che nessuno può, in nessun modo, ignorare ed ostacolare”.
«Come avevamo ampiamente previsto subito dopo la caduta del governo – continua Casali – il percorso verso l’autonomia del Veneto ha subito un ulteriore stop, se non addirittura il colpo mortale. Ha ragione Zaia, c’è poco da essere allegri. Del resto, cosa aspettarsi da un governo composto quasi totalmente da esponenti che hanno osteggiato il referendum e che hanno recentemente dichiarato “che la bozza del Veneto è da buttare nel cestino ed è irrealizzabile” e che nel discorso di insediamento ha visto il premier parlare esclusivamente di rilancio del mezzogiorno?».
«Ancora una volta sarà il nord a rimetterci, quella parte del Paese che produce la gran parte del Pil della nazione. Quel nord totalmente ignorato se non osteggiato da un governo miope, a totale trazione-sud e che ricorda i governi assistenzialisti di sinistra degli anni 70» afferma Casali.
«Conte non può continuare a fingere di ignorare che i cittadini veneti hanno votato per l’autonomia in un referendum consultivo dal risultato molto chiaro ed inequivocabile»
Sul tema autonomie regionali anche Alessia Rotta (Pd)
«Il neo ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, sta prendendo in mano i dossier più importanti, tra cui quello sull’autonomia delle Regioni e lo sta facendo nel rispetto istituzionale e con la giusta cautela». La vice capogruppo del Partito democratico alla Camera, Alessia Rotta, ricorda le «aspettative e le perplessità» legate all’autonomia.
«Le necessità di valorizzare territori per le loro specifiche capacità e rispondere alle istanze di innovazione, anche istituzionale, attendono da troppo tempo una risposta dalla politica», afferma Rotta.
«L’autonomia in questo senso non può essere utilizzata come un elefante per nascondere i fallimenti di 25 anni di governo del centrodestra e della Lega. Serve di sicuro, ma non basterà a fermare l’esodo di giovani, di medici e di imprese che scelgono di trasferirsi in zone d’Italia e città europee più dinamiche e aperte, maggiormente in grado di valorizzare i talenti, meglio infrastrutturate del nostro Veneto. Per quello serve una politica capace di trovare mediazioni e soluzioni oltre che di sbandierare slogan e creare contrapposizioni tra le diverse aree del Paese».
Restano tuttavia, dice Rotta, «perplessità per come è stata gestita la partita finora dal Veneto. Prima con gli slogan sui nove decimi e sul residuo fiscale e poi con la presentazione di uno schema di autonomia che non prevedeva il mantenimento sul territorio del prelievo fiscale. Per lo meno non nelle misure propagandate in precedenza, ma con la richiesta di gestire tutte e 23 le materie elencate nella Costituzione. Come ampiamente prevedibile, nonostante il governo “amico”, non se ne è fatto nulla».