Morti sul lavoro, Verona tra le province più rischiose

L'Osservatorio Vega Engineering ha divulgato i dati riguardo gli infortuni e le morti sul lavoro in Veneto. Verona risulta essere la seconda provincia veneta in cui i lavoratori rischiano di più e la terza per denunce totali di infortunio.

Verona è quasi maglia nera per gli infortuni e le morti sul lavoro. Lo dice il rapporto dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre, che mette Verona in zona rossa, al secondo posto della classifica delle province in cui i lavoratori rischiano di più.

Nelle ultime settimane sono stati diversi gli episodi tragici che si sono consumati proprio sul territorio scaligero: l’ultimo caso riguarda un agricoltore schiacciato da un trattore che si era ribaltato a Quinto di Valpantena.

La riflessione di CISL Verona

«L’ennesima morte sul lavoro in agricoltura e l’infortunio grave in edilizia avvenuti nelle ultime ore ci dicono come l’iniziativa del prefetto di Verona di convocare di convocare presso la Prefettura un tavolo sulla sicurezza, richiesta da CISL con le altre OOSS, sia stato centrale. – ha sottolineato Matteo Merlin, segretario della federazione dei lavoratori Agroalimentari Fai Cisl di Verona – Due sono per noi le azioni prioritarie, in un Paese in cui va accresciuta la cultura del rispetto delle regole: rafforzare l’attività ispettiva con maggiori risorse umane che la Regione ed il Governo devono mettere a disposizione; coinvolgere in modo pieno e continuativo gli RLS/RLST anche in attività di vigilanza tale per cui creare un’alleanza che ponga i rappresentanti troppo spesso messi nelle condizioni di essere inefficaci per le ovvie ripercussioni sul rapporto di lavoro. Esiste poi un problema di legalità che sta sullo sfondo. Non si può più aspettare, servono normative più ferree e controlli più efficaci sulla conformità dei macchinari, inserendo anche aiuti alle aziende per mettere in sicurezza o sostituire mezzi non più a norma».

La denuncia di CGIL Verona

Sullo stesso tema è intervenuto anche Raffaello Fasoli, Segretario Cgil Verona: «Le cause degli incidenti mortali nei due settori in assoluto più a rischio, l’agricoltura e l’edilizia, sono note e ricorrenti: dei 163 infortuni mortali verificatisi nel settore agricolo in Veneto negli ultimi 9 anni, dal 2012 al 2021, ben 110 sono stati causati dal ribaltamento del trattore. Nello stesso periodo in edilizia 49 infortuni mortali su 88 sono stati causati da cadute dall’alto. Ogni nuovo decesso che ricalchi questi schemi noti rappresenta, come diciamo sempre come Sindacato, una morte annunciata. Perché, allora, non si riescono a fermare queste stragi? A lavorare contro i controlli e il rispetto delle regole è innanzitutto l’estrema frammentazione di questi due settori di attività, formati da migliaia e migliaia di piccole o micro aziende. Non è forse un caso se sette dei nove infortuni mortali ufficialmente censiti in questa prima parte del 2022 a Verona hanno riguardato lavoratori autonomi. E cinque dei nove sono accaduti in ambito agricolo. – ha spiegato Fasoli – A questo proposito La Commissione permanente istituita presso la Prefettura di Verona ha avviato una azione di lungo periodo che prevede incontri di sensibilizzazione nelle scuole e il coinvolgimento di tutte le parti sociali. Una misura che potrebbe far calare fino al 70% le morti per ribaltamento con trattore viene indicata nel sottoporre a revisione periodica obbligatoria anche i mezzi agricoli. In questo modo, infatti, si renderebbe più stringente l’obbligo (formalmente già vigente) dell’uso della roll bar, e si incentiverebbe le imprese a rinnovare il parco macchine sostituendo i mezzi più vecchi ed insicuri».

I dati dell’Osservatorio Vega

Nel primo semestre del 2022 sono 47 le vittime sul lavoro in Veneto: 33 decedute “in occasione di lavoro” e 14 “in itinere”, cioè nel percorso da casa alla sede di lavoro. Lo scorso anno erano 40 in totale. Sono dunque 7 decessi in più del 2021. Così l’emergenza continua ad aggravarsi in regione. E il Veneto rimane ancorato al 2° posto nella graduatoria nazionale per numero di decessi in occasione di lavoro dopo la Lombardia (52). Sono 342 in tutto il Paese. Con questi dati il Veneto si mantiene purtroppo ancorato alla zona arancione nella mappatura dell’Osservatorio.

«Continuare a rimanere in zona arancione significa vivere in un’area ad elevato rischio di morte sul lavoro. Perché – spiega Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre – si tratta di un rapporto tra infortuni e popolazione lavorativa ben superiore alla media nazionale. Tra l’altro è opportuno precisare che in questi numeri sono quasi completamente spariti gli infortuni mortali per COVID. Ciò fa concludere che gli infortuni mortali accaduti durante il lavoro, esclusi i casi COVID, sono aumentati ancor di più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso».

Per agevolare la lettura dei dati sul rischio di morte sul lavoro, l’Osservatorio mestrino ha ideato ed elaborato la mappatura del rischio di morte sul lavoro, dividendo l’Italia a colori proprio alla stregua della mappatura utilizzata durante l’emergenza pandemica. La zona arancione, quella in cui rientra il Veneto, è la fascia che – dopo la rossa – raggruppa le regioni con l’incidenza tra le più alte per gli infortuni mortali sul lavoro e dunque superiore alla media nazionale.

Da gennaio a giugno 2022, infatti, il Veneto ha un’incidenza infortunistica di 15,9, compresa tra il valore medio nazionale (15,2 morti sul lavoro ogni 1.000.000 di occupati) ed il 125% dell’incidenza media nazionale. E, sebbene, il Veneto rientri in zona arancione, buona parte delle province venete si trovano in zona rossa, ad eccezione di Padova e Treviso che sono nella più virtuosa zona bianca. Rovigo la provincia veneta in cui i lavoratori rischiano di più (indice di incidenza pari a 32,3 contro una media regionale di 15,9. Seguono: Verona (24,8), Belluno (23,3), Venezia (23), Vicenza (21,4). A Padova e a Treviso l’incidenza scende a 2,6.

Per quanto riguarda il numero dei decessi in occasione di lavoro nei primi sei mesi del 2022 sono 33 e vengono rilevati in provincia di: Verona (10), Vicenza e Venezia (8), Rovigo (3), Belluno (2), Padova e Treviso (1).

Gli infortuni totali

Nei primi sei mesi dell’anno crescono del 38% le denunce di infortunio totali: erano 33.312 a fine giugno 2021, sono 45.814 nel 2022. Sanità, Attività manifatturiere, Trasporti e Costruzioni sono i settori più colpiti.

Alla provincia di Treviso la maglia nera in regione per il più elevato numero di denunce totali di infortunio: 9.020. Seguono: Vicenza (9.016), Verona (8.510), Venezia (8.369), Padova (7.398), Belluno (1.853) e Rovigo (1.648). Infine sono 19.108 le denunce delle donne lavoratrici e 26.706 quelle degli uomini.

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