«Io Katia Tubini, e Cristiano Zanus Fortes, siamo in ambasciata ora. Appena si potrà rientreremo. Si sono sentiti in lontananza dei rumori alle 5 di mattina, probabilmente Borispol. Nessuno si aspettava nulla del genere. Poi le notizie tramite amici e contatti locali sono arrivati. Ora la cosa più sicura è rimanere qui finché la situazione non si stabilizza».
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Queste le parole del regista veronese Matteo Spiazzi e della collega, direttrice artistica, Katia Tubini, confinati in questo momento nell’ambasciata italiana a Kiev per motivi di sicurezza, in attesa di disposizioni dalla Farnesina.
I due sono nella capitale ucraina da qualche mese per la produzione teatrale dello spettacolo “The Ball”, al teatro Nazionale Accademico dell’Operetta di Kyiv, che sarebbe dovuto andare in scena domani per l’anteprima assoluta. Entrambi, come avevamo documentato noi di Daily lo scorso 14 febbraio, erano rientrati per precauzione qualche giorno in Italia per poi fare rientro successivamente per riprendere le redini del teatro.
«Siamo tornati perché qui noi abbiamo il nostro lavoro, i nostri colleghi, amici, e io personalmente degli affetti. Il nostro progetto in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, avrebbe dovuto debuttare domani e saremo tornati in Italia. Tornare in Ucraina non è stata un decisione facile, ma in coscienza non potevamo abbandonare le persone che amiamo».
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Spiazzi, in particolare, è già da anni impegnato professionalmente nel paese ucraino: «Io qui in Ucraina, dopo tanti anni di lavoro, ho parte della mia vita qui, non sono ucraino, ma mi sento parte di questa gente ingiustamente attaccata nella sua libertà! Quello che sta accadendo qui è vergognoso, disumano. Moltissimi non credevano possibile un’invasione, non di queste proporzioni, la dimostrazione di ciò sono le code chilometriche createsi per lasciare la città. Il dispiacere maggiore è per le persone che sono in pensiero per noi in Italia, che per ora vogliamo rassicurare per quanto possibile. Speriamo che questa follia finisca».
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