Sarà martedì prossimo, 9 aprile, l’incontro dal titolo “L’Unione Europea dopo Brexit” organizzato dal Movimento Federalista Europeo insieme all’Accademia Agricoltura Scienze e Lettere di Verona.
“L’Unione Europea dopo Brexit” è il titolo dell’incontro organizzato nella sede dell’Accademia Agricoltura Scienze e Lettere di Verona (via Leoncino, 6) con il Movimento Federalista Europeo per martedì 9 aprile alle 17. Interverranno il presidente dell’Accademia Claudio Carcereri De Prati con una presentazione dell’incontro e il presidente di Mfe Giorgio Anselmi con una relazione dal titolo: “Brexit e le contraddizioni del processo di unificazione europea“. Al termine spazio per interventi e discussione. Modera l’incontro Attilio Febi.
«La vicenda della separazione tra Regno Unito ed Ue non è ancora conclusa, ma si possono trarre già alcuni insegnamenti – secondo Giorgio Anselmi -. In primo luogo, la scommessa della classe politica inglese di riuscire a spaccare il fronte degli altri 27 Stati si è rivelata un’illusione fallace. È successo invece il contrario. Come ha detto efficacemente lo scrittore Simon Kuper, “La vita è troppo breve per diventare un esperto dell’UE. Per questo servono i politici.” Aver affidato al popolo la scelta su un tema così complesso come la permanenza o meno del Regno Unito nell’UE è stato un grave errore. Le conseguenze si sono già viste nei quasi tre anni trascorsi dal voto: spaccatura dell’elettorato in due campi avversi quasi uguali, fratture insanabili all’interno dei due principali partiti, peggioramento delle condizioni economiche, prospettive future nere o nerissime. E – non dimentichiamolo – l’assassinio di una deputata in campagna elettorale: Jo Cox. Nella patria della democrazia parlamentare e liberale».
«Se il campanello d’allarme di Brexit ha in qualche modo costretto le istituzioni europee e gli Stati membri a far fronte comune – continua Anselmi -, gli esiti paradossali di questa vicenda dovrebbero indurre ad una più profonda consapevolezza e a decisioni ben più coraggiose. L’Unione va troppo stretta a chi vuole ridurla ad una semplice area di libero scambio o poco più. Va invece troppo larga a chi ha l’ambizione di renderla un soggetto importante del nuovo equilibrio mondiale che si va faticosamente costruendo. In altri termini, una federazione: non solo con un inno, una bandiera, un mercato comune, una moneta, ma anche con una politica estera, un esercito, un bilancio adeguato, insomma con risorse umane e materiali per rispondere ai bisogni dei cittadini. E, soprattutto, una compiuta democrazia sovranazionale. Senza porte girevoli per entrare ed uscire.