Tra cime impossibili e montagne immaginate. Il Film Festival della Lessinia inizia oggi

Più che in passato, quest’anno, si indagherà l’anima delle vette, la loro mitologia, forse, oggi, in parte sperperata perché ridotta a collezioni di cime, a elenchi di imprese, a luoghi annullati dalla febbre della conquista. Comincia oggi il Film Festival della Lessinia (alle 21 la Cerimonia di apertura) e fino al 2 settembre non si parlerà che di questo tema sconfinato: la geografia altimetrica delle nostre speranze e delle nostre vertigini.

63  film da 37 Paesi  chiamati a tratteggiare la vita, la storia e le tradizioni in montagna. Ma si pecca di ingiusta riduzione se si chiude la rassegna nei recinti, pur infiniti, della cinematografia. Tra incontri letterari, workshop e mostre fotografiche, concerti ed escursioni il Film Festival della Lessinia si conferma un compendio di declinazioni culturali che trovano spazio e respiro nel ricco cartellone collaterale. Tra gli ospiti del ciclo “Parole Alte” arriveranno al Festival il cantautore Massimo Bubola (stasera alle 18 il suo omaggio ai militi ignoti della Grande Guerra con “La ballata senza nome”), la scrittrice Elena Loewenthal, il linguista Andrea Moro, lo scrittore Tiziano Fratus, il musicista Michele Lobaccaro e lo speleologo Francesco Sauro. L’omaggio tematico di quest’anno? La montagna immaginaria con una retrospettiva storica dedicata ai film che indagano l’idea di montagna come luogo inesistente, vissuto come perenne ipotesi di altro.

A tracciare cime possibili solo nel loro essere simboli ci saranno, per dirne qualcuno, Orizzonte perduto di Frank Capra, La montagna sacra di Alejandro Jodorowsky, La bella maledetta di Leni Riefenstahl e per i più piccoli Nausicaa di Hayao Miyazaki. L’Oriente e la cultura religione shintoista riconoscono da sempre uno spirito divino alle sommità che sfiorano i cieli ma non sono i soli. Perché, come spiega il direttore artistico Alessandro Anderloni: «dagli albori della civiltà, la montagna è catalizzatore di simboli e allegorie. Dall’Olimpo all’Ararat, passando per il Monte Meru, Kunlun e la Sierra de la Plata, fino al Purgatorio dantesco e al Monte Carmelo: cime favolose e monti fantastici hanno popolato le narrazioni, tracciando una mappa altimetrica che spesso non trova riscontro sul planisfero conosciuto».

Il programma del Festival qui