Ospite negli studi di Radio Adige TV il presidente di Federmanager Verona, Giuliano Allegri, che ha illustrato il fenomeno dell’illegalità in azienda e presentato la figura del manager della legalità.
Sabato 27 maggio si è svolto un evento sull’illegalità in azienda e come prevenire certi fenomeni, con l’assessora alla sicurezza Zivelonghi, Federmanager e altri ospiti. Può raccontarci com’è nata l’idea?
Il tutto è nato nel novembre dell’anno scorso attraverso un nostro associato, il dottore Mauro Speciale, che ha partecipato a questo corso di formazione tenutosi a Roma a cui hanno partecipato una novantina di manager da tutta Italia, che è durato un anno e mezzo e si è tenuto presso l’Accademia pontificia. Il corso ha proposto la nuova figura del manager della legalità da affiancare ai curatori o ai gestori dei beni sequestrati alle mafie. Molto spesso la problematica è che i beni sequestrati sono aziende che hanno bisogno di continuare la gestione, perché i lavoratori all’interno di esse sono ignari che ciò che accade all’interno dell’azienda è permeato dalle infiltrazioni.
Noi ci abbiamo tenuto molto a portarlo avanti insieme con l’assessora Zivelonghi a Verona, perché dalle indagini che risultavano e che abbiamo visto nella conferenza, il Veneto è una terra ricca e nel Veneto ci sono infiltrazioni significative.
Il prorettore della Università di Padova, Antonio Parbonetti, che ha fatto un’indagine approfondita per un paio d’anni su determinati settori dell’economia veneta ci ha illustrato una situazione veramente preoccupante, perché quando sono andati ad analizzare determinate aziende dove c’è una crescita anomala degli utili, dei risultati e del fatturato, molto spesso non sono risultati dovuti alla capacità di crescere dell’azienda, ma provengono da attività illecite.
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Facendo un parallelo con il linguaggio social, non è una crescita organica ma una crescita finanziata con strumenti illegali e poi con conseguenze disastrose per l’azienda. A Verona si parla di questi fenomeni anche attraverso altre istituzioni, per esempio il 23 maggio 2023 se n’è parlato in Camera di commercio con avviso pubblico. Il settore del turismo, il campo della logistica, l’edilizia, l’agricoltura, sono alcuni degli ambiti in cui la ‘ndrangheta, principalmente, ma non solo, trovano spazio.
Nel suo intervento il professore Parbonetti parlava della quarta generazione, i figli o i nipoti dei famosi mafiosi ormai hanno le possibilità economiche e quindi sono soggetti che si sono laureati nelle più prestigiose università europee e americane, per cui poi rientrano in una struttura, che nel caso della ‘ndrangheta è ormai quella di una grande multinazionale, e contribuiscono allo sviluppo dal punto di vista di borderline perché ci sono fior fiore di avvocati e commercialisti che sono legati a queste strutture.
La figura del manager della legalità entra in una struttura e si affianca a delle persone per evitare che questo accada. Immaginiamo che non sia nemmeno semplice intervenire in tal senso, ci vuole una preparazione, una certa sensibilità. Che tipo di figura professionale è?
Sono dei manager di tutta Italia che hanno aderito a questa iniziativa per poter poi essere utilizzati dai tribunali, soprattutto dal tribunale di Roma, della gestione delle aziende e dei beni sequestrati, perché l’aspetto puramente legale di gestione di questi beni non permette spesso la prosecuzione dell’attività. C’è bisogno anche di manager che portino avanti l’attività.
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Nell’ambito della formazione Federmanager è sempre stata molto avanti, si è lavorato in passato anche sul temporary management, che è tutt’ora un cavallo di battaglia dell’azienda. Uno strumento soprattutto in un’economia molto variabile in cui l’imprenditore ha la necessità di uscire da alcune partite anche a livello burocratico, e non solo, e si deve affidare necessariamente a qualcuno che ne sa di più.
Il temporary manager è una figura importante, non ancora pienamente valutata e considerata, soprattutto per le piccole e medie aziende, dove sarebbe ridondante avere un manager a tempo pieno o inserirlo per un periodo indeterminato, ma avere una figura di competenza in determinati settori che possa affiancare l’imprenditore per sei mesi, per un anno, con degli obbiettivi specifici, va tenuto presente.
Il nostro partner in questi settori è Confindustria. Per poter valorizzare queste figure bisogna lavorare con chi ha un rapporto diretto con le aziende. Io ritengo fondamentale quello che abbiamo fatto e quello che andremo a fare insieme con Confindustria per far capire agli imprenditori che i manager non sostituiscono la figura dell’imprenditore.
Questo è un problema perché nel Veneto in particolare, ma penso sia così un po’ in tutta Italia, immagino ci sia una resistenza. Nel triveneto l’imprenditore “paron”, utilizzando una parola in dialetto.
Il “paron” ha il figlio, i nipoti, ma questo è un mio parere personale: imprenditori si nasce, non si diventa. Quando uno nasce imprenditore poi prosegue nella creazione di quella che è la sua creatura, che è l’azienda, che ha fatto crescere e spera di lasciarla al figlio, al nipote, ma non è detto che siano sempre figure a cui interessa fare quell’attività lì.
È una questione di motivazione, perché se uno vuol fare qualcos’altro è giusto che lo faccia. Se la sua vocazione è qualcosa di diverso dove può esprimere tutte le sue capacità l’imprenditore deve capire di cercare qualcuno che lo affianchi al di fuori dell’azienda.
Sul sito di Federmanager Verona si trova un’iniziativa particolare: “Vivi 3 giorni da manager, aziende e manager cercasi!”. Un’iniziativa singolare e originale, ci spieghi di cosa si tratta.
È un’iniziativa nata alcuni anni fa, che poi è stata sospesa nel 2019 per il Covid, che abbiamo ripreso insieme a Manager Italia l’anno scorso. È un’iniziativa fatta con il dipartimento di economia aziendale dell’Università di Verona per portare nelle aziende un certo numero di laureandi o ragazzi che si stanno avvicinando a entrare nel mondo del lavoro, che hanno frequentato corsi di specializzazione, la laurea magistrale in varie branche di economia, e portarli a vivere tre giorni in affiancamento in azienda, a partecipare a riunioni e incontri di manager per toccare con mano com’è la vita in azienda. Ci stiamo rivolgendo alle aziende perché diano questa possibilità, abbiamo già una ventina di posti e speriamo di ampliare il numero dell’anno scorso. L’evento si svolgerà tra fine ottobre e novembre perché è il periodo meno invasivo per le aziende, bisogna cercare di dare la possibilità ai ragazzi che vanno in azienda che ci sia qualcuno che li segua.
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Questa è un’iniziativa per ridurre le distanze che spesso ci sono tra gli ambienti di formazione e le aziende. Federmanager ha anche questo obbiettivo.
Noi come associazione tuteliamo i manager, però facciamo fatica all’interno della nostra associazione ad avere i giovani, parliamo di under 40, portarli a capire che lo spirito dell’associazione non è solo di tutelare i pensionati o i manager che vengono licenziati, ma portarli a vivere una realtà associativa che è sempre a contatto con le aziende.
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Tra l’altro Federmanager ha anche una rappresentanza interna strutturata dei giovani.
I giovani sono talmente impegnati con lavoro, famiglia e quant’altro che fanno fatica a partecipare alle iniziative.
Immagino che rispetto a qualche generazione fa ci siano vite e giornate molto più intense dal punto di vista degli input.
Anche molteplici interessi. Dieci anni fa non c’erano gli interessi social che ci sono adesso, tutto quello che è collegato ai social e ai dispositivi digitali. Il Covid ha rivoluzionato il mondo, non tanto per la malattia in sé, ma per i sistemi di collegamento, di gestione delle riunioni, ha eliminato tantissimi spostamenti. È un bene perché i costi si sono ridotti, però diventa difficile portare le persone in un’aula. Ti chiedono se si può fare un collegamento online.
Invece a volte il rapporto umano è fondamentale. Tra l’altro lei ha avuto tanti anni un ruolo di selezionatore come direttore delle risorse umane.
Il guardarsi negli occhi ogni tanto serve. Ci si può guardare anche attraverso uno schermo, però non è come l’impatto della socialità di persona.
Guardando al futuro, presidente, verso quale direzione si sta muovendo Federmanager?
Un’altra iniziativa che sta partendo è “Manager for manager”, che sono dei giovani dirigenti e quadri apicali che stanno cercando di creare un network portando dentro figure di colleghi, di amici che hanno figure apicali che non sono all’interno del mondo Federmanager. È qualcosa che si è sviluppato molto in Emilia nell’anno scorso, si sta sviluppando in Toscana e adesso c’è questa iniziativa per alcune provincie del Veneto, tra cui Verona, che verrà portata avanti.
Una sorta di passaparola per far capire che Federmanager è un punto di riferimento sul territorio per tutti i manager d’Azienda. Sul sito nazionale ci sono altre iniziative che possono essere d’interesse per tutti i manager non solo di Verona. Federmanager nazionale ha lanciato “Insieme si sta meglio”, un’iniziativa sempre per coinvolgere le persone.
Il manager è fondamentalmente un individualista, tanti si sentono i più bravi della classe. Per cui un piccolo segnale di umiltà e confrontarsi con gli altri non dà mai fastidio. È un’occasione per crescere, per capire che in altre situazioni, in altre realtà territoriali e ambientali certi problemi sono già stati affrontati e le soluzioni che sono state trovate possono essere veicolate anche a questi soggetti che partecipano.
È davvero interessante approfondire questa figura che dà la possibilità alle aziende di migliorare alcuni processi organizzativi e produttivi, portando delle informazioni che all’interno di un’azienda spesso non si hanno a disposizione.
Siamo in Veneto dove il titolare che ha vissuto insieme con i vecchi collaboratori, che sono le sue figure di riferimento, fa fatica a sganciarsi dal rapporto fiduciario di conoscenza. Questo è l’ostacolo maggiore, uno non può pensare di tenersi qualcuno che lavora per sessanta anni nell’azienda, a un certo punto bisogna anche pensare di avere qualcuno che ha visto come è cambiato il mondo e che porta queste novità in azienda.
Chiudiamo, presidente, con un suo bilancio personale di questo mandato. Come sta vivendo questa esperienza?
Io mi sto divertendo, altrimenti non lo farei. Direi che sto restituendo a chi ne ha bisogno la mia esperienza, quello che ho vissuto in azienda. Io sono disponibile, una piccola parte del mio tempo la metto a disposizione di un’associazione e di chi si indentifica con questa associazione. Finché mi diverto lo faccio, quando non mi divertirò più dico “Grazie, arrivederci”.
Credo che si divertirà ancora molto, perché la passione si legge e si percepisce.
Ti tiene vivo. La direttrice della sede di Verona si lamenta con me perché io non sono sui social. “Ma almeno su LinkedIn?” mi dice sempre. Non ci sono mai entrato perché per me è una perdita di tempo. Se lavori già 50/60 ore alla settimana, poi una parte del tempo che ti rimane lo passi sui social, perdi il contatto con la realtà.
C’è da dire anche che persone abituate a vivere intensamente le proprie giornate, trovarsi dall’oggi al domani senza obbiettivi diventa davvero difficile.
Ti mantiene una vivacità mentale, un aspetto piacevole della vita.
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