La recente emergenza legata al Covid-19 ha portato alla ribalta lo strumento dello smart working o lavoro agile, che recenti studi accrediterebbero come un modello organizzativo in grado di portare notevoli vantaggi alle aziende, in termini di produttività e raggiungimento degli obiettivi, ma anche di welfare e qualità della vita del lavoratore. Tuttavia, il concetto di smart working resta ancora oggi avvolto da un alone di fraintendimenti e sfiducia.
Partendo da tali assunti, Confartigianato Imprese Verona e UPA Servizi, con il contributo dell’Ente Bilaterale Artigianato Veneto (Ebav) e della Camera di Commercio di Verona, organizzano un convegno con esperti del settore e la testimonianza di chi, come imprenditore, utilizza positivamente lo smart working.
L’appuntamento, dal titolo “Smart Working: opportunità per riorganizzare il lavoro?”, è in programma giovedì 8 ottobre, dalle ore 18.00, nell’Auditorium della Camera di Commercio di Verona, in Corso Porta Nuova 96.
Il convegno, in osservanza alle disposizioni ministeriali di prevenzione e sicurezza, si svolgerà in presenza, con capienza massima della sala fissata a 136 partecipanti. Per partecipare è necessaria la preadesione, con iscrizione tramite modulo on-line presente sul sito di Confartigianato Verona.
Gli ospiti
Marco Lai, Professore di Diritto e Sicurezza del Lavoro all’Università di Firenze e collaboratore nell’area formativa del Centro Studi Cisl;
Osvaldo Danzi, editore, giornalista e professionista nella selezione del personale e nella valorizzazione delle “Umane Risorse”;
Giulia Rosolen, del settore Relazioni Sindacali e Lavoro presso Confartigianato Imprese Veneto, ha collaborato alla stesura del primo accordo collettivo territoriale in Italia sul tema dello Smart Working;
Guido Benati, titolare di Printedita, impresa specializzata in servizi per la Comunicazione, che porterà la testimonianza di utilizzo dello Smart Working nell’ambito della propria azienda;
Michele Adami, Coordinatore settore Contrattuale e Lavoro di Confartigianato Imprese Verona e a coordinare il dibattito Valeria Bosco, Segretario dell’Associazione artigiana.
«Uno studio dell’Università Bocconi – afferma Roberto Iraci Sareri, presidente della Confartigianato provinciale – illustra come l’effetto smart working, a piccole dosi, possa risultare positivo sia per l’azienda sia per la soddisfazione del lavoratore. Prima del Coronavirus, lo smart working, in Italia, coinvolgeva 570mila lavoratori, con un incremento del 20% tra il 2018 e il 2019. Un panorama molto variegato a seconda del tipo di azienda: il 65% delle grandi imprese sostiene di aver intrapreso iniziative volte a favorire lo smart working, contro il 30% delle piccole e medie e il 23% della pubblica amministrazione. Il confronto su tale tema, dunque, deve aprirsi ad ogni dimensione aziendale. Il convegno, a partecipazione libera ma con registrazione, si rivolge ad imprese, lavoratori e professionisti del settore».