Il tour di oggi si concentra su un gioiellino del Saval: Corte Molon, una corte rurale risalente al 1560.
«La data di costruzione e l’attestazione di proprietà sono riportate sulla sommità dell’arco d’ingresso dove, in corrispondenza degli stemmi, si può leggere il nome del nobile Giovanni Agarotti».

«Il nome della corte colonica ha un’origine curiosa e fa riferimento a uno di questi tre stemmi, quello sulla destra, che riporta inciso un melone: appunto, un “molòn” in veronese e da qui il battesimo a Corte Molon».

«Nonostante l’intestazione collochi la costruzione intorno alla metà del Cinquecento, il corpo di fabbrica e la torre colombara vengono costruiti in precedenza, presumibilmente intorno al 400. Questo corpo centrale preesistente, viene ampliato e abbellito dalla famiglia Agarotti per dare forma alla casa rurale che possiamo ammirare oggi».

«All’interno troviamo degli ambienti accoglienti secondo uno stile che, in termini di continuità, ripropone quello esterno -spiega Francesco Castioni-. Interessante è il caminetto della cucina, l’ultimo originale superstite dell’intera dimora, dove possiamo ancora ammirare l’incisione dello stemma familiare degli Agarotti. L’araldica è particolarmente simbolica: un rastrello dal cui manico spuntano tre gigli che, a sua volta, poggia su un giglio. La presenza di questo fiore fa riferimento alla professione della famiglia, nota per la produzione di farmaci e medicinali».

«Le cronache storiche riportano la notizia di Vittore Agarotti, membro della famiglia, celebre nell’ambiente medico di Verona e Venezia per aver inventato un farmaco da lui chiamato Lapis Philosopharum, la pietra filosofale che secondo le teorie alchimiste diffuse all’epoca era in grado di garantire lunga vita. In realtà, si trattava semplicemente di ossicloruro di antimonio».
Proseguendo alla scoperta di Villa Molon, troviamo delle stanze che ospitano una parte del Museo dell’Adige: «Due strutture espositive in arancione illustrano il lavorio delle acque del fiume che ha portato alla formazione della valle e la conseguente formazione della città di Verona. Quando la villa era interamente abitata, queste tre sale una di seguito all’altra, formavano il salone d’onore. Però, curiosamente, non siamo al piano nobile dove solitamente si intrattenevano gli ospiti. Questa stranezza si spiega a causa dell’interruzione dei lavori di costruzione della villa avvenuta intorno alla prima metà del Cinquecento».

Una delle peculiarità della corte rurale è sicuramente la torre colombara: una rarità architettonica perché presenta l’apertura di un arco al di sotto della struttura principale. Elemento insolito nelle case coloniche venete. «Il fatto che ci sia una sorta di tunnel a bucare la torre, data la sua costruzione intorno alla seconda metà del Cinquecento quindi leggermente più tarda rispetto all’edificio principale -conclude lo storico Castioni-. In cima sventolava una piccola banderuola che segnava i venti e riportava una scritta: “Tretti, 1907”. E’ stato un personaggio storico centrale della cultura veronese del Novecento, grande giurista e uomo di profonda conoscenza, ha abitato questa villa».

Meritevole di approfondimento è il piccolo oratorio della corte, una chiesetta dedicata ai lavoratori della zona: «La sua ubicazione è particolare perché è distante dalla struttura principale della villa per raccogliere il maggior numero di fedeli possibili nelle vicinanze. Così facendo, i braccianti, non dovevano bruciare la maggior parte dell’unico giorno libero, la domenica, per andare e tornare dal paese limitrofo per sentire messa».

«Uno dei pochi segni d’interesse artistico rimasti all’interno della chiesetta è uno stemma con le iniziali G. A. Probabilmente indica la costruzione o il restauro dell’oratorio per volere di Giovanni Agarotti, lo stesso firmatario dell’arco monumentale che abbiamo ammirato all’inizio del nostro tour alla scoperta di Saval»