La temperatura massima nel Nord Italia è stata in media 3,2 gradi inferiore rispetto alla media di maggio, mese in cui si è anche registrato il 24% di precipitazioni in più. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ucea relativi alla seconda decade del mese, sugli effetti della nuova ondata di maltempo che ha investito di nuovo il Nord Italia.
«Un andamento che» sottolinea la Coldiretti «ha sconvolto i normali cicli delle coltivazioni con danni incalcolabili per l’agricoltura ed ha reso necessaria la richiesta dello stato di calamità. Si tratta degli ultimi effetti di una primavera pazza che ha già rovinato almeno il 30% di raccolti delle regioni del Nord, dal pomodoro al riso, dalle patate alla frutta, dalla soia al mais fino al fieno con gravi problemi per l’alimentazione degli animali».
E continua «La più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, neve fuori stagione e un maggiore rischio per gelate tardive sono alcuni degli effetti dei cambiamenti climatici che l’agricoltura deve affrontare. In un contesto del genere, i terreni coltivati, grazie alla loro capacità di assorbimento, rappresentano un vero e proprio airbag naturale contro l’impatto dell’acqua».
«Purtroppo» conclude la Coldiretti «l’Italia ha perso negli ultimi vent’anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata per effetto della cementificazione e dell’abbandono, che ha tagliato del 15% le campagne colpite da un modello di sviluppo sbagliato e che ha infine costretto a chiudere 1,2 milioni di aziende agricole nello stesso arco di tempo».
La Redazione