Croce Verde, un nuovo inizio

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Da ottobre è per la prima volta una donna a guidare la Croce Verde. Si tratta di Perla Stancari che, dopo essere stata con tempra e determinazione a capo della prefettura scaligera dal 2009 al 2015, ha scelto di continuare il proprio servizio nei confronti del prossimo confrontandosi con il volontariato.

di Redazione

È UNA PERSONALITÀ dal curriculum istituzionale di particolare rilievo: ha coordinato il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, ha avuto un ruolo attivo nel contrasto alle associazioni mafiose e nel contesto di calamità naturali; si è impegnata in azioni di sensibilizzazione sul problema della violenza di genere. Tutte esperienze che le saranno utili nell’amministrare l’allargata realtà croceverdina che è composta da circa 1.500 soccorritori, da tre sedi cittadine, da nove sezioni provinciali. Un ente di pubblica assistenza dalla storia centenaria, i cui mezzi di urgenza e di emergenza sanitaria percorrono le strade scaligere dal 1909.

CONOSCENZA, FORMAZIONE, COLLABORAZIONE. Sono le tre parole chiave che la neopresidente pare voler tenere appuntate nell’agenda dei prossimi impegni: «Vorrei fossero maggiormente divulgati i principi che, da così tanti anni, sostengono l’associazione: il recupero dei principi morali di fraternità, altruismo, condivisione e aiuto nei confronti dei deboli. Tutto questo è la Croce Verde». Un messaggio che deve raggiungere soprattutto le nuove generazioni che, tra le fila dei volontari, possono trovare esempi positivi da seguire. Soccorritori che, a loro volta, devono essere formati, per offrire un servizio sempre più puntuale e qualificato ai cittadini del territorio veronese. La Croce Verde, conclude, «è una struttura nel suo insieme complessa e articolata. È mia intenzione mantenere innanzitutto il dialogo con i volontari, condividere con loro le scelte, lavorare d’intesa. La mia è stata una decisione presa dopo averci pensato tanto, ma ora ne sono orgogliosa e cercherò di portare avanti nel migliore dei modi questi compiti».