Nel 2017 si è registrato un calo degli interventi del Soccorso Alpino e speleologico del Veneto sul territorio. un dato incoraggiante, che fa pensare ad un aumento della consapevolezza degli alpinisti per quanto riguarda l’ambiente montano
In montagna il rischio zero non esiste, si sa, per questo vale la pena attivarsi sul fronte della prevenzione. In Veneto in tutto il 2017 sono stati 821 gli interventi, tra estate e inverno, del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, in aiuto nei confronti di alpinisti o aspiranti tali. In diminuzione quindi dell’8,5% rispetto all’anno precedente. Tale valore dipende certo dalle condizioni meteo, che per l’anno in questione sono state particolarmente stabili. Una tendenza positiva, che si può spiegare con l’auspicabile aumento della consapevolezza degli alpinisti, delle loro condizioni fisiche e dell’ambiente che vanno ad affrontare
Tra le cause principali che costringono l’intervento del Soccorso Alpino ci sono la mancata preparazione fisica e psicofisica, (il 13,7% dei soggetti soccorsi sono ascrivibili a cause come malori e “sfinimenti”), la perdita dell’orientamento, ma anche la superficialità con la quale si intraprendono i percorsi.
Nello specifico la fetta più grande è rappresentata dalle cadute (32,1%) o dalle scivolate (in aumento al 9,7%), in occasione delle escursioni, l’attività che provoca più incidenti, in quanto attività alla portata di tutti, o quasi.
Come sempre, bisogna dare la giusta importanza all’equipaggiamento, la preparazione fisica e psicofisica, le condizioni meteorologiche; l’escursione va infatti preparata e pianificata. Per fortuna, in caso di bisogno c’è il Soccorso Alpino, che in Veneto è particolarmente capillare, e nel 2017 ha visto impiegati oltre 4 mila volontari