Dei sette pongisti azzurri che mercoledì 18 agosto partiranno per le Paralimpiadi di Tokyo 2020, la veronese Michela Brunelli, in classe 3, è la veterana. La sua sarà la quarta presenza consecutiva ai Giochi. Sta completando la preparazione sotto la guida del direttore tecnico della Nazionale di tennis tavolo Alessandro Arcigli, affiancato dall’allenatore Donato Gallo, dagli sparring Massimo Pischiutti e Vladimir Sorbalo, e da Elisa Gobbetti, fisioterapista della scuola di osteopatia Eom Italia di Mozzecane, che la segue ogni settimana con un lavoro di trattamento dei muscoli e delle articolazioni.
In merito all’attesa e al rinvio della manifestazione, Brunelli si dice favorevole: «Ho sempre affermato di essere favorevole, perché la pandemia era in una fase critica e andare in un Paese che avrebbe accolto una miriade di atleti di tutto il mondo sarebbe stato un rischio enorme. Detto ciò, attualmente la situazione non è così rosea e mi preoccupo ogni volta che sento notizie sull’incremento dei contagi a Tokyo. Speriamo che si riesca a portare tutto a compimento senza patemi».
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La preparazione
Il lavoro in questi mesi è stato molto intenso, come racconta l’atleta. «Ci siamo fermati veramente poco, soltanto i due mesi di lockdown duro. Io poi ho avuto il Covid-19 e sono rimasta bloccata per un mese, da metà novembre a metà dicembre 2020, dovendo riottenere, alla ripresa, l’idoneità agonistica. Sono stata a letto dieci giorni, con febbre alta, dolori alle ossa e mal di testa. Non riuscivo neppure ad alzarmi. Per fortuna non ho avuto problemi polmonari e ritengo complessivamente di essere stata fortunata, non essendoci stati strascichi di alcun tipo».
Prosegue: «A Lignano Sabbiadoro svolgiamo una preparazione molto accurata con il direttore tecnico Alessandro Arcigli e il tecnico Donato Gallo, con schemi mirati per ogni singolo atleta e con molto lavoro al cesto con gli sparring, che sono seduti sui palloni. Un altro aspetto particolarmente curato è quello dei servizi, corti, veloci, negli angoli, ai quali dedichiamo un’ora al giorno. Il mio gioco rimane al 70-80% d’attacco e quindi ci siamo impegnati per garantirmi una buona tenuta nello scambio con il taglio, per prendere l’iniziativa quando si presenti la palla giusta. Il mio diritto è molto migliorato e ora è molto sicuro. Quando c’è la chance per attaccare non ci penso un secondo e sono anche efficace. Con il rovescio mi affido a un taglio molto insidioso e fastidioso, che può anche permettermi di conquistare il punto. Per il rimanente 20-30%, abbiamo lavorato sui colpi per spiazzare l’avversaria, sulle palle corte che tornino indietro, sulle palle alte, sulle smorzate negli angoli, che possano costituite delle varianti importanti. In allenamento ho acquisto una notevole sicurezza e spero di riuscire a trasferirla in partita».
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L’edizione di quest’anno sarà diversa dalle altre, secondo Michela Brunelli. «Il primo aspetto che mi viene in mente è la modulistica che dobbiamo compilare. A livello burocratico è un vero massacro. Sportivamente parlando, faremo la cerimonia inaugurale in uno stadio vuoto e non avremo spettatori alle gare. Sarà un’edizione che ci rimarrà impressa nella memoria e mi auguro che ci lascerà anche dei ricordi belli».
Sono tanti i ricordi positivi delle precedenti Paralimpiadi: «Indubbiamente salire sul podio alle Paralimpiadi è qualcosa di unico e speciale, che resta per sempre, un sogno per chiunque, oltretutto vissuto in un Paese in cui il nostro sport è così importante. Abbiamo anche disputato la finale contro la Cina e l’atmosfera era incredibile. A squadre siamo andate vicino alla medaglia anche a Londra e a Rio. Il piazzamento in singolare avrebbe anche potuto essere nell’ordine delle cose. I bronzi sfuggiti a squadre sono invece stati pesanti da digerire, quello di Rio ancora di più, dal momento che nell’incontro decisivo ero in vantaggio per 2-0, prima di perdere alla “bella”. Cercheremo di rifarci a Tokyo».

I pronostici per Tokyo 2020
«Saremo in otto squadre e con Giada Rossi saremo la testa di serie numero 4, alle spalle di Cina, Corea e Croazia. Si giocherà a eliminazione diretta e nei quarti dovrebbe toccarci o la Thailandia e la Turchia. Senza sottovalutare nessuno, sarebbero meglio le asiatiche. Le turche sono molto pericolose, perché Nergiz Altintas è un’attaccante pura, che spara come una mitragliatrice, e Hatice Duman ha due gomme complicate da fronteggiare ed è molto agguerrita. Intendiamoci, non temiamo nessuno e riteniamo di avere le nostre carte da giocare. Per quanto mi riguarda, posso dire di essere pronta da tutti i punti di vista per dare il massimo. Saremo in sedici e sono l’ottava del ranking. Avremo cinque gironi, quattro da tre e uno da quattro, e le prime due di ognuno saranno ammesse al tabellone. Nel mio gruppo avrò una testa di serie e poi bisognerà avere un po’ di fortuna nel sorteggio, per pescare un’avversaria più alla portata».
Essere ai vertici da 25 anni è motivo di grande orgoglio per l’atleta, che lo descrive così: «Mi trasmette delle belle sensazioni, perché significa che in questo lungo periodo ho lavorato bene. La mia prima convocazione è stata agli Europei del 1997 a Stoccolma e l’anno dopo ai Mondiali di Parigi ho conquistato la prima medaglia, l’argento a squadre con Christina Ploner. Il direttore tecnico Arcigli ricorda sempre che da quando lui ha assunto la guida nella Nazionale nel 2005 io sono stata l’unica presente a tutte le edizioni di Paralimpiadi, Mondiali ed Europei. Nella rassegna continentale di Hensingborg, in Svezia, del 2019 sono tornata sul podio in singolare dopo 14 anni e con l’argento ho migliorato il bronzo del 2005».
E dopo Tokyo? «Ci sarà un momento di riflessione. Le motivazioni per andare avanti ci sono. Nei prossimi anni dalle manifestazioni internazionali saranno escluse le gare a squadre e accanto ai singolari saranno introdotti i doppi maschile, femminile e misto. Avremo dunque più specialità nelle quali puntare alle medaglie e la prospettiva si annuncia molto stimolante».
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