Il secondo anno di Juric
Il secondo anno di Jurić iniziò dentro una porta girevole. Gente che esce e gente che entra. Un cantiere aperto ma con le fondamenta ben piantate a terra. Borini non rinnova il contratto, Pazzini si ritira dal calcio giocato, a Verre e Pessina scadono i prestiti e ritornano uno alla Sampdoria e l’altro all’Atalanta. Kumbulla venne ceduto alla Roma, mentre Amrabat e Rrhamani passano rispettivamente alla Fiorentina e al Napoli, dopo che entrambi erano stati ceduti ai nuovi club nel mercato di gennaio precedente. Addii che a Juric sicuramente avrebbero fatto comodo nella sua idea di gioco. Ma così non fu.
La storia recente dell’Hellas insegna che ad ogni uscita corrisponde un’entrata. Così il posto di Rrhamani venne preso dai nuovi arrivi Ceccherini, Magnani e Cetin, quello di Kumbulla venne preso da Lovato, che arrivò nel gennaio 2020 dal Padova. Pessina e Verre vennero rimpiazzati dall’arrivo di Barak, così come Pazzini con Kalinić e la cessione di Amrabat che portò agli arrivi di Tameze e di Ilić.
Juric contò con le importanti conferme dello scheletro della stagione precedente, ovvero Silvestri tra i pali, Dawidowicz e Günter in difesa, Lazović e Faraoni sulle corsie laterali, Veloso in mediana e Zaccagni come trequartista.
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Comincia quindi una nuova stagione. Girone d’andata che iniziò con due vittorie: la prima per 3-0 a tavolino contro la Roma per un errore dei giallorossi nella compilazione della distinta e la seconda contro l’Udinese per 1-0 con la rete di Favilli.
La prima parte del campionato l’Hellas di Jurić terminò nella metà sinistra della classifica, raggiungendo i 30 punti e il nono posto; posizione in linea con la stagione precedente, ma con quattro punti in più sulla tabella di marcia. Vantaggio che però non venne sfruttato nella seconda parte di stagione, dove l’Hellas complice un calo fisico e numerosi infortuni, mette in cascina solamente 15 punti, chiudendo la Serie A 2020-2021 al decimo posto con 45 gettoni, quattro in meno al campionato precedente. L’obiettivo salvezza era comunque raggiunto. Jurić in più valorizza ancora una volta altri giocatori come Lovato (che poi andrà all’Atalanta), Tameze, Ilić, Barak e consacra Dimarco, che poi tornerà all’Inter e Zaccagni, sul quale la Lazio concretizzerà l’interesse nella stagione successiva, accaparrandoselo definitivamente.
Ivan Jurić invece decise di non restare a Verona per la stagione successiva. Il tecnico croato sposò la causa del Presidente del Torino, Urbano Cairo, che scelse Jurić per aprire un nuovo ciclo per i granata.
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Vento Di Francesco, uragano Tudor
L’accoppiata D’Amico-Setti dopo l’addio di Ivan Jurić decise di puntare su Eusebio Di Francesco. Il tecnico pescarese era reduce dalle esperienze non troppo esaltanti prima con la Sampdoria e poi con il Cagliari. Verona poteva rappresentare la sua rivincita, però non fu proprio così.
Il nuovo mister durante l’estate scorsa contò con l’acquisto definitivo di Ilić dal Manchester City e i riscatti di Barak e Lasagna dall’Udinese. Inoltre vennero riconfermati i veterani del nuovo ciclo in Serie A, ovvero Veloso, Günter, Lazović e Faraoni. Sul fronte cessioni partirono pilastri come Zaccagni che si traferì alla Lazio, Silvestri all’Udinese e Lovato all’Atalanta. Sul fronte acquisti arrivarono il portiere Montipò dal Benevento, il fantasista Caprari dalla Sampdoria e la punta Simeone dal Cagliari, tutti e tre con la formula del prestito con diritto di riscatto. Di Francesco contò anche con le conferme di Bessa e quelle di due giovani molto interessanti come Casale, difensore rientrante dal prestito all’Empoli e Cancellieri, reduce da un’ottima stagione con la Primavera di Andrea Corrent.

Una stagione che iniziò male. Di Francesco non trovò la quadra. Prime tre giornate, tre sconfitte con Sassuolo, Inter e Bologna. Un avvio non proprio facile per il tecnico abruzzese. La società però, allarmata dalla situazione, perse anzitempo la fiducia verso il nuovo mister, e decise di correre ai ripari e cambiare la conduzione al timone della nave. Arrivò così Igor Tudor, ex difensore della Juventus dal 1998 al 2005, ed ex allenatore di Hadjuk Spalato, PAOK Salonicco, Karabükspor, Galatasaray, Udinese e vice tecnico nella Juve di Pirlo nella stagione 2020-2021.
La scelta di dare la squadra in mano a Tudor creò qualche dubbio tra stampa e tifosi, ma lui lavorò in silenzio, lasciò parlare il campo. E l’erba parlò, anzi urlò; lo fece così forte che l’Hellas incominciò una scalata che dal fondo della classifica la portò al termine del girone d’andata fino al tredicesimo posto con 24 punti. Il lavoro fatto nella prima metà di campionato venne riflesso nel girone di ritorno. Qui la squadra di Tudor collezionò un totale di 29 punti, chiudendo la stagione con 53 gettoni, un eccellente nono posto e l’ennesima salvezza tranquilla.
Tudor, nella stagione appena trascorsa, ha saputo rilanciare principalmente due giocatori: Giovanni Simeone e Gianluca Caprari. Il cholito ha messo a segno 17 reti in 35 apparizioni in maglia gialloblù. Il trequartista romano, invece, con i gialloblù ha collezionato 35 gettoni, impreziositi da 12 gol e 7 assist, che gli hanno valso la chiamata con la nazionale italiana del CT Roberto Mancini lo scorso giugno.

Il nuovo ciclo targato Cioffi-Marroccu
Dopo l’addio di Tudor, che è appena diventato il nuovo allenatore dei francesi del Marsiglia, l’Hellas Verona ha apportato alcuni cambiamenti. Francesco Marroccu ha ereditato la scrivania del direttore sportivo Tony D’Amico, mentre la direzione tecnica della squadra è passata nelle mani e nella testa di Gabriele Cioffi. Vedremo cosa riserverà il futuro.
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