Il biennio di Pecchia
Dopo la retrocessione con Delneri, il presidente Setti decise di aprire, nella stagione 2016-2017, un nuovo ciclo con Fabio Pecchia. Il giovane tecnico laziale era reduce dall’ esperienza come viceallenatore dello spagnolo Rafa Benitez: lo seguì prima a Napoli, poi a Madrid ed infine a Newcastle in Inghilterra. A Verona tornò a prendere la guida come primo allenatore di una squadra, con l’obiettivo primario di centrare subito il ritorno in Serie A. Pecchia contò con le importanti riconferme di Pazzini, Juanito Gomez, Siligardi e Romulo, alle quali si aggiunsero l’arrivo di Luppi e di Bessa e il ritorno di un giovane Zaccagni dal prestito al Cittadella. L’Hellas in quella Serie B 2016-2017 ottenne la promozione in A, terminando in seconda posizione in classifica a 74 punti, a 4 lunghezze di distanza dalla SPAL, che vinse il campionato.
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Gialloblù che ritornano quindi nella massima serie. Ad aprire la stagione 2017-2018 un calciomercato che vide arrivare in gialloblù giocatori del calibro di Cerci, Cáceres, Verde, Lee, Kean e Antonio Cassano. L’illusione di vedere il fantasista barese in gialloblù durò però solo pochi giorni: Cassano arrivò da svincolato dopo l’ultima esperienza con la Sampdoria, ma complice le sue condizioni fisiche oramai non più ottimali e un progetto che non lo convinceva del tutto, dopo poche sedute d’allenamento, decise con più giravolte di lasciare il ritiro e di abbandonare il Verona ancora prima d’iniziare la stagione.
Un inizio di campionato che non fece intravedere grandi speranze per il futuro e così fu. Verona che nel girone d’andata terminò al penultimo posto con 13 punti; il direttore sportivo Fusco provò ad intervenire nel mercato invernale con gli arrivi di Petkovic, Vukovic, Matos e Aarons, ma gli acquisti non portarono i frutti sperati; i gialloblù di Pecchia alla fine dell’anno scesero in Serie B, chiudendo al penultimo posto con 25 punti, a meno 13 lunghezze dalla quota salvezza. Terminò così il ciclo targato Fabio Pecchia.
Da Fabio a Fabio

Nuova ripartenza. L’ennesima. Per la Serie B 2018-2019 l’Hellas Verona in panchina decise di affidarsi a Fabio Grosso, l’ex terzino della nazionale italiana che con il suo rigore decisivo, sconfisse la Francia nella finale di Berlino e regalò il trionfo degli azzurri nel mondiale del 2006.
Un mercato estivo che consegnò al tecnico romano, giocatori di categoria come Di Carmine, Dawidowicz, Henderson, Gustafson e Laribi. Grosso trova anche le conferme di Silvestri tra i pali, Zaccagni, Marrone, Matos, Lee e soprattutto quella di Giampaolo Pazzini, che di ritorno dall’esperienza al Levante era pronto per ricaricarsi sulle spalle l’attacco dei gialloblù.
In vista un campionato difficile, con molte pretendenti alla Serie A. La prima parte di stagione vide l’Hellas posizionarsi al quarto posto in classifica con 30 punti, a 7 lunghezze dal primo posto del Palermo e a 2 dal secondo posto difeso da Brescia e Pescara. Nella seconda metà di stagione i gialloblù di Grosso iniziarono a fare più fatica, qualcosa non girava più come all’inizio. È per questo che la società, a due giornate dal termine decise di esonerare l’ex campione del mondo dopo una serie di risultati sotto le aspettative. Al suo posto arrivò Alfredo Aglietti, ex attaccante dell’Hellas dal 1997 al 2000.
Il nuovo tecnico chiuse il campionato al quinto posto, e ottenne l’accesso ai playoff. Qui gli scaligeri sconfissero nel turno preliminare il Perugia di mister Nesta per 4-1 (dopo i tempi supplementari). Passaggio del turno che portò il Verona ad affrontare in semifinale il Pescara di Bepi Pillon. Contro gli abruzzesi il match d’andata terminò 0-0, mentre il ritorno allo stadio Adriatico finì 0-1, grazie alla rete di Di Carmine su calcio di rigore, che valse l’accesso alla finale playoff. Nell’ultimo atto, i ragazzi di Aglietti incontrarono il Cittadella. Contro i padovani l’andata venne persa per 2-0 al Tombolato. Ritorno che chiedeva l’impresa, e davanti a un Bentegodi gremito, i gialloblù si imposero per 3-0 (reti di Zaccagni, Di Carmine e Laribi) e si guadagnarono l’ennesimo ritorno in Serie A.
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Il primo anno di Juric

Nell’estate del 2019 tutta Verona restò sorpresa dalla scelta di non riconfermare Aglietti dopo la promozione. Il direttore sportivo Tony D’Amico individuò una nuova figura per il futuro della panchina dei gialloblù: Ivan Juric. Accolto da qualche mugugno, il tecnico croato, andò avanti dritto per la sua strada, nonostante la prematura eliminazione dalla Coppa Italia contro il Crotone di metà agosto. Juric ad inizio stagione aveva a disposizione una squadra per salvarsi. Punto. In quella sessione estiva arrivarono giocatori che a Verona fecero venire più di una perplessità a qualcuno. Dalla Dinamo Zagabria arrivava il difensore kosovaro Rrahmani, dal Bruges il centrocampista marocchino Amrabat, dal Genoa l’esperto Miguel Veloso e l’esterno Lazovic, Verre dalla Sampdoria, Stepinski dal Chievo e Pessina dall’Atalanta. Ma a Juric bastarono tre partite per conquistare tutti i tifosi gialloblù. Un girone d’andata che segnò l’Hellas come la outsider di questo campionato. Nono posto con 26 punti.
Seconda metà di stagione che venne interrotta dalla pandemia. L’ultima apparizione davanti al popolo veronese avvenne l’8 febbraio, quando al Bentegodi arrivò la Juventus di Sarri e del campione portoghese Cristiano Ronaldo. Una partita indimenticabile. Quel match terminò 2-1 a favore dell’Hellas. Alla rete di pregevole fattura di CR7, i gialloblù risposero prima con il diagonale preciso del neoacquisto Borini e poi con il rigore trasformato da Pazzini che fece esplodere lo stadio.
Da qui in poi arrivò la pandemia, che fortunatamente non rallentò il bel percorso dei ragazzi di Juric. Gli scaligeri mantennero più o meno la stessa media punti e pure la stessa intensità e qualità di gioco. Terminarono così al nono posto con 49 punti totali, e soprattutto una salvezza tranquilla. Una grande stagione dove il lavoro di Juric nel tentare di valorizzare ogni giocatore fu la base del nuovo corso.
Il tecnico croato consacrò due giocatori come Matteo Pessina (di proprietà dell’Atalanta) e Federico Dimarco (di proprietà dell’Inter); inoltre, contribuì alla significativa crescita esponenziale del giovane prodotto della cantera gialloblù Kumbulla, all’esplosione di Amrabat e alla piacevole scoperta di Rrahmani. Queste le note più liete e rilevanti di quella stagione; a livello di mercato gli ultimi tre giocatori citati portarono nelle casse del club di Setti un tesoretto che si avvicinò ai 53 milioni di euro.
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