Live club e organizzazione di eventi, studio di registrazione, BookCrossing e galleria d’arte temporanea, sala prove, studio di registrazione e lezioni private di musica: il The Factory è la casa degli artisti dove la creatività prende vita senza etichette né limiti di età o professionali.
A un anno dal Covid, il 70% della programmazione è stata affossata in stanby con eventi annullati o rimandati a data da destinarsi. Ma il The Factory non demorde, continua a credere nel valore della musica è nell’imprescindibilità dello scambio umano: «Queste giornate sono scandite da momenti di riflessione, ci guardiamo indietro e vediamo quello che non ci saremo mai aspettati: in questo periodo, esattamente 12 mesi fa, sono iniziate le prime chiusure e tra una settimana saremmo entrati in lockdown totale. Non eravamo coscienti che sarebbe accaduto tutto questo ma è stata un’importante occasione per riprogrammare il nostro modo di pensare e capire che è inutile pianificare a lungo termine perché la vita è imprevedibile».

Sono le parole di Carola Capocchia, vice presidente di The Factory. Energica e appassionata di musica, frizzante e professionale, fa luce sull’attuale stato di salute dei live club veronesi e non solo: «Su 12 mesi ne abbiamo lavorati 4, di questi la maggior parte delle settimane in condizioni limitate con capienza ridotta e concerti a sedere seguendo le procedure per la messa in sicurezza degli spazi. La nostra storia, forse più di quella di altri locali è particolare, perché dopo sette anni di attività abbiamo deciso di aprire la nuova sede a San Martino Buon Albergo: il taglio del nastro è stato l’8 febbraio, l’8 marzo, improvvisamente, l’intera Nazione era bloccata da questo ancora sconosciuto virus».
E’ uno spazio polifunzionale di 800metri quadrati completamente ristrutturato che comprende varie aree: studio registrazione, sala concerti, lo spazio di co-working e le aule di formazione destinate alla scuola di musica oltre alla sala prove.

«E’ un progetto ambizioso e solo dopo tre settimane abbiamo dovuto chiudere la struttura -spiega Carola Capocchia-. Abbiamo visto il nostro sogno sgretolarsi da un giorno all’altro ma tutto il team non ha la minima intenzione di finire con questa pandemia perché la paura, per realtà come la nostra, è essere schiacciati: l’elemento centrale con cui i live club vivono e sopravvivo è diventato improvvisamente il viatico di contagio. L’aggregazione. Stiamo cercando di stare insieme virtualmente organizzando diversi eventi in streaming, l’ultimo in ordine di tempo è il “Verona Digital Music Fest”: 20 band della scena underground veronese in live su Twitch i cui proventi sono stati devoluti a La Ronda della Carità. Siamo diventati anche punto di raccolta per beni di prima necessità e pezzi di vecchie biciclette per il riutilizzo creativo».

Contemporaneamente, il The Factory si è unito con grande impegno a un’iniziativa di portata Nazionale dal nome “Ultimo Concerto“ prevista per domani sera alle 21 in streaming. E’ un evento in streaming a cui hanno aderito 90 live club in tutta Italia per fare luce sulle criticità attuali affinché si torni a fare musica dal vivo in totale sicurezza. «Quello dei lavoratori dello spettacolo è un mestiere a rischio -sottolinea la vice presidente del The Factory-. Negli ultimi mesi è una delle categorie più seriamente minacciate e tanti locali rischiano seriamente di dover abbassare la serranda per sempre: ognuno di noi teme di dover annunciare quello che sarà l’ultimo concerto».
Le statistiche degli introiti mancati parlano chiaro: 15.000 eventi annullati in totale.
Nello specifico ogni live club ha accusato (in media): 63.922 euro di spese fisse; 332.491 euro di mancati introiti; Il 49% degli spazi non sa dire se potrà riprendere la propria attività al termine della pandemia.
Tenacia e indefessa voglia di fare musica, il The Factory è uno dei pochi club a dare un concreto segnale di ripartenza organizzando un workshop in presenza di Musical Production. Alla cattedra Domenico Cipriani in arte Lucretio, uno dei maggiori produttori ed esperti di musica elettronica del panorama nazionale e non solo. «Il progetto è in collaborazione con Rills, uno dei nostri maggiori partner -sottolinea Carola Capocchia-. Abbiamo avuto un feedback eccezionale, incontenibile la contentezza dei partecipanti che dopo mesi sono riusciti a incontrarsi dal vivo per fare musica. E’ un segnale decisivo per ridere slancio a locali come il The Factory. Sappiano pianificare e abbiamo notevoli abilità organizzative rodate nel corso degli anni di live, ora potremmo declinarle per svolgere eventi in presenza garantendo sicurezza. E’ stato dimostrato con diversi esperimenti, uno su tutti il modello spagnolo, che è possibile assistere a un concerto senza contagiarsi se adeguatamente organizzato».

«La musica e la cultura in generale ci alleggeriscono, permettono di evadere e sono i nostri migliori amici – conclude la vice presidente Carola Capocchia-. In questa mancanza la musica ha dimostrato il suo inestimabile valore umano e terapeutico. Quante volte affoghiamo una delusione in una canzone, affidiamo i nostri malumori a un disco o quante volte non vedevamo l’ora che scattasse il week end per immergerci, dopo una faticosa settimana di lavoro, in un live liberatorio e cantare a squarcia gola sotto il palco. Ridere, conoscere persone sempre diverse e arricchirsi. La musica non può non tornare».
