Si torna in scena ma questa volta sul palco della rivendicazione. Dopo un anno di chiusura e nessun sostegno statale, i maggiori teatri italiani ieri sera hanno aderito alla proposta di U.N.I.T.A.: illuminare quelle sale rimaste buie e riempire le platee malinconicamente vuote da troppo tempo.
Fra questi il Teatro Nuovo di Verona nella giornata di ieri dalle 19.30 alle 21.30, ha aperto le porte e acceso le luci affinché si torni a parlare di teatro e si elabori una proposta concreta per riprendere la stagione artistica in sicurezza.

Per una sera si è animato l’incontro con quella parte essenziale e indispensabile di ogni spettacolo senza la quale il teatro semplicemente non è: il pubblico.
«Quello di ieri sera è stato un atto simbolico ma importante, un gesto significativo che vuole sottolineare una situazione drammatica -racconta Piermario Vescovo, direttore artistico di Teatro Nuovo-. Ci auguriamo vivamente che sia il preludio di un nuovo inizio. Tante le presenze e le manifestazioni di supporto da parte del pubblico e di numerosi affezionati al teatro, oltre ai professionisti dello spettacolo che hanno partecipato in modo animato».
«Il teatro è dove tutto è finto ma niente è falso», diceva il grande Gigi Proietti. E’ quella zona franca dalla vita dove l’impensabile si materializza, dove oltre duemila anni di umanità prendono la forma di gesti, parole e voci.
«Mai come in questo momento storico l’arte, in tutte le sue forme è necessaria: è sostegno, supporto, palliativo e anche cura -prosegue Vescovo-. E’ quello scambio umano di cui sentiamo acuta mancanza, quel flusso di emozioni che non può innescarsi se non in presenza».
Un bene da salvaguardare e una tradizione che affonda le sue radici nella notte dei tempi: il teatro è un patrimonio culturale, storico e sociale di inestimabile valore che deve essere protetto, che deve proseguire nonostante le evidenti difficoltà e crisi attuali.

«Durante questo anno bizzarro, il Teatro Nuovo ha declinato i suoi spettacoli in streaming: iniziative già presenti in passato che hanno riscosso un discreto successo di pubblico. Ma il teatro è un’arte fatta di persone per le persone e non può essere veicolata attraverso uno schermo: è una semplificazione possibile ma causa una perdita. Viene meno il suo valore fondante».
Infatti, Teatro Nuovo insieme a tanti luoghi d’arte italiani ha supportato l‘Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, un’associazione di attrici e attori che tutela la dignità professionale e promuove iniziative di informazione e formazione per lo sviluppo del settore dello spettacolo. Oltre all’apertura e alla possibilità di tornare a fare spettacolo, auspica un concreto supporto delle Istituzioni che sembrano aver dimenticato i professionisti del settore rimasti senza alcun ristoro.
«Scambio personale e umanità sono urgenti tanto quanto il supporto dello Stato. Quello di artista è un lavoro altalenante che si fonda sugli alti e bassi delle stagioni teatrali: è già precario per definizione e, con la chiusura dei teatri e il mancato supporto delle Istituzioni, è diventata una professione al limite dell’impossibile».

«Da una manciata di settimane sono direttore artistico del Teatro Nuovo, il mio lavoro principale è all’Università di Venezia -sostiene Piermario Vescovo-. Da docente riscontro la stessa situazione nel mondo dell’istruzione e in quello dell’arte. Un momento drammatico (per usare un termine strettamente teatrale) che necessita di una svolta repentina. La mancanza di condivisione diretta è molto forte e va di pari passo con la lotta per mantenere uno scambio attivo».
Nonostante le limitazioni, i progetti di Teatro Nuovo non si fermano: «Abbiamo in cantiere il ripristino della precedente stagione che è stata bruscamente interrotta dalla pandemia -conclude speranzoso Vescovo-. In accordo con il Comune di Verona, il cui supporto è centrale, stiamo cercando di recuperare la stagione del Grande Teatro: 6 spettacoli in autunno anziché 8. Poi stiamo ripensando alla stagione del teatro di ricerca e Divertiamoci a Teatro. Queste sono le tre gambe su cui si erge il Teatro Nuovo e sulle quali vogliamo tornare a camminare».