Prosegue al Teatro Camploy la rassegna teatrale estiva veronese, in programma fino al 28 settembre.
Prosa. A chiudere la sezione di prosa, il 24, 25 e 26 settembre alle 21 lo spettacolo di Cantieri Invisibili “Padre, figlio e spirito stanco”, di Francesca Mignemi, con la regia di Sebastiano Bronzato con Alberto Bronzato, Sebastiano Bronzato e Andrea de Manincor.
“Un ragazzo eredita, insieme al padre, un teatro dal nonno mancato da poco. I due esplorano lo spazio per valutarne le possibilità, capire come e cosa cambiare per rilanciare il teatro. Oggetti, atmosfere e dettagli diventano il pretesto per raccontare situazioni che entrambi hanno vissuto con l’anziano. Il padre e il figlio condividono ricordi e aneddoti mentre mettono a soqquadro lo spazio. Qualcuno o qualcosa sembra però non essere d’accordo con questa piccola rivoluzione e costringe i due a fare i conti con il passato”.
Danza. Per quanto riguarda la sezione dedicata alla danza, il 21 settembre, alle 21, la compagnia Susanna Beltrami propone “Io sono il bianco del nero”, con le coreografie di Susanna Beltrami e con Alice Beatrice Carrino, Samira Cogliandro, Cristian Cucco, Vittoria Franchina, Michela Priuli, Elena Valdetara, Matteo Bittante e con Alessandro Lely, Marco Labellarte, Niccolò Castagni e Francesca Rombolà. Tema dello spettacolo l’intimità, “un viaggio esistenziale dove il bianco è assenza di memoria e colore del non ricordo”, con un forte richiamo alla Waste Land di T.S.Eliot. Il 22 settembre, sempre alle 21, sarà la volta di “Focus Dancehauspiù”, una serata dedicata al “Vivaio”, progetto rivolto ai giovani ballerini e sostenuto da “Dancehouspiù”: in scena i tre spettacoli “Dueditre”, “Duo nux”, “Brotherhood”.
Chiuderà la sezione danza, il 28 settembre alle 21, lo spettacolo “Parole senza età” con coreografia di Marcella Galbusera, drammaturgia di Lorenzo Bassotto, con Angela Adami, Paolo Ottoboni, Manuela Padovani e la partecipazione di Prosper Nkefack; musiche originali di Massimo Rubolotta; musica dal vivo di Stefano Benini; disegno luci di Nicolò Pozzerle; produzione Arte3. Lo spettacolo, realizzato in collaborazione con il Museo Africano – Fondazione Nigrizia Onlus e con il patrocinio del Comune, prende spunto dallo studio e dall’interpretazione dei proverbi africani, intesi come fonte di trasmissione della saggezza orale nelle culture che non utilizzano la scrittura.