«Come educatori siete l’ultimo baluardo contro chi prova a far venir meno i valori della nostra cultura, penso a chi propone nelle aule le carte geografiche al posto del crocifisso, a chi mette sotto attacco la famiglia, cellula fondamentale della società. Una deriva contro cui le istituzioni devono fare fronte comune: alla scuola, il compito di educare i bambini nel rispetto di questi valori fondamentali». Con queste parole il sindaco di Verona Federico Sboarina ha aperto sabato mattina all’Auditorium Calzedonia, la Giornata pedagogica di avvio anno 2019/2020 che Fism Verona, la Federazione italiana scuole materne che associa le 175 scuole dell’infanzia paritarie di ispirazione cattolica tra la città e la provincia, ha organizzato per indicare la strada maestra da seguire, per l’anno a venire, in campo educativo.
In platea i rappresentanti degli oltre mille tra genitori e volontari che gestiscono le scuole e delle 1.230 fra coordinatrici, insegnanti ed educatrici che ogni giorno a Verona accolgono quasi 15mila bambini tra zero e sei anni.
A fare eco al sindaco, il vescovo, monsignor Giuseppe Zenti: «In una società in cui le famiglie hanno sempre più spesso un figlio unico, l’esperienza fondamentale del vivere da fratelli, solidali tra loro, può essere sperimentata solo a partire dalla scuola dell’infanzia. Creare questo senso di appartenenza nell’essere è la premessa di una vera società civile. Siate sempre all’altezza di questo compito», ha concluso rivolgendosi alla platea.
Protagonista dell’incontro di sabato, così come sarà nelle aule delle scuole Fism nell’anno educativo che si apre, la telecamera. Perché le videoriprese in aula, non tanto del bambino quanto dell’intera azione educativa, sono risorsa preziosa, per l’insegnante, per conoscere e accompagnare il bimbo in tutte le sue dimensioni di sviluppo. «La metodologia osservativa e la videoripresa implicano non solo la capacità di osservare e ascoltare l’altro, ma anche la capacità di osservare e ascoltare se stessi», spiega Francesca Balli, vicepresidente Fism e referente per il coordinamento pedagogico ZeroSei.
«Osservare è, inoltre, accogliere l’altro evidenziando le sue peculiarità che saranno valorizzate e non giudicate» aggiunge Laura Campagnari, dell’équipe centrale del coordinamento pedagogico, che insieme a Balli ha raccolto la metodologia nella pubblicazione «L’appartenenza nell’essere: l’osservazione», distribuito a tutti i presenti: «Si tratta di una tecnica privilegiata di osservazione e formazione delle insegnanti. Spesso infatti, soprattutto di fronte alle difficoltà o alle situazioni problematiche, può essere molto utile sapere come un collega avrebbe condotto l’attività; in questo senso la videoripresa permette di soffermare e ri-soffermare lo sguardo, lasciando spazio al confronto e alla contaminazione tra insegnanti».
Sotto i riflettori dell’Auditorium Calzedonia anche due progetti di successo voluti da Fism Verona e legati al concetto di sostenibilità. Il primo, realizzato grazie alla Cooperativa sociale Panta Rei con il sostegno di Fondazione Cattolica, si intitola «Real Food – recupero eccedenze alimentari attraverso il lavoro» e ha l’obiettivo di trasmettere in modo divertente e accattivante i concetti di sostenibilità, di lotta allo spreco alimentare e di solidarietà attraverso giochi di ruolo, proiezioni di video, laboratori pratici ed esperienziali con la frutta e la verdura destinate ad essere buttate in quanto eccedenti. «Dopo una prima fase, lo scorso aprile, che ha coinvolto 80 cuoche che lavorano nelle cucine interne alle scuole», spiega la presidente di Panta Rei Elena Brigo, «da novembre a maggio si svolgeranno in una decina di scuole gli incontri formativi per bambini, insegnanti e genitori».
Il secondo, invece, è promosso dall’Associazione «What if» grazie al contributo di Fondazione San Zeno e ai materiali tessili non utilizzati messi a disposizione del Gruppo Calzedonia. Ventidue le scuole già coinvolte con le relative insegnanti e ora altre se ne aggiungeranno, pronte a frequentare i corsi per diventare “atelieriste”, ovvero le figure deputate, attraverso esperienze di manipolazione con questi materiali, a sviluppare la creatività dei bambini. «Si tratta di materiali come filati naturali come lino o cotone, cerniere, bottoni e soprattutto cimosa, il bordo di un tessuto in pezza», spiega Chiara Benedetti, anima del progetto, «con i quali lavorare non solo per mettere alla prova le abilità manuali dei bimbi e recuperare tradizioni oggi quasi perdute come il cucito, ma anche per cominciare percorsi di creatività inversa, che consentano ai piccoli di migliorare attraverso questo lavoro le loro competenze motorie e anche matematiche».