Oggi pomeriggio, alle 16, in Piazza dei Signori a Verona, CGIL, CISL E UIL tengono un presidio per riaccendere l’attenzione sulla tragedia delle morti e degli infortuni sul lavoro.
Una realtà che dall’inizio dell’anno ha nuovamente raggiunto numeri da emergenza sociale, sia a livello nazionale che locale ma che, proprio perché si ripete anno dopo anno, rischia di suscitare fenomeni di assuefazione o peggio, di rassegnazione: 600 morti sul lavoro dall’inizio del 2022 (di cui 17 a Verona, ad oggi); 400mila infortuni sul lavoro, mentre le attività di controllo evidenziano che il 77% delle aziende visitate sono irregolari.
I sindacati affermano: «Con questa manifestazione vogliamo ribadire che non si tratta di numeri, ma di persone, di vite e famiglie spezzate. Le soluzioni utili a fermare la strage non mancano. Occorre però una presa di coscienza collettiva che consenta di mettere in pratica tutte le misure, tutte le accortezze e tutte le nozioni necessarie a far cessare nel Paese, in Veneto e a Verona, questa lunga scia di sangue».
I dati
Attività manifatturiere (industriali e artigianali), costruzioni e servizi alle imprese si confermano gli ambiti più a rischio con un apporto ormai azzerato dei decessi per Covid tra i sanitari. L’81% degli infortuni mortali registrato in Veneto ha riguardato lavoratori con cittadinanza italiana. L’86% era di sesso maschile. In 19 casi su 65 avevano meno di 40 anni. Un infortunio mortale su tre avviene “in itinere” cioè sul percorso casa-lavoro.
Per quanto riguarda gli infortuni non mortali la nostra provincia registra 10.782 denunce nei primi otto mesi dell’anno, pari al 18,6% del totale regionale (57.857), in netto aumento (+20%) in valore assoluto rispetto allo stesso periodo del 2021 quando gli infortuni non mortali denunciati furono 8.966.
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