Una passeggiata veloce per invecchiare in salute: non è solo una norma di buonsenso, ma ora è scientificamente certificato da una pubblicazione fatta dall’UOC di Recupero e Rieducazione Funzionale in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico dell’università di Verona.
Lo studio, appena pubblicato su “International Journal of Molecular Sciences”, identifica l’andamento della molecola mIR-146b e di come inibirla per ottenere un “invecchiamento sano”. Sebbene miR-146b sia stata esplorata in molte condizioni fisiopatologiche, lo studio pilota veronese ne ha evidenziato per la prima volta gli effetti sull’invecchiamento e i suoi processi degenerativi. La ricerca, riconosciuta dalla rivista internazionale, dimostra che l’attività fisica personalizzata rallenta l’attività molecolare di invecchiamento, i processi degenerativi dell’età e aumenta l’autoproduzione di cartilagine.
Al fine di identificare questo marcatore di invecchiamento negli esseri umani, è stata esplorata l’attività del miR-146b-5p circolante nel sangue. I risultati hanno mostrato che la circolazione di miR-146b è più elevata nel genere femminile rispetto a quello maschile. Nei maschi questo aumento è diventato evidente intorno ai 42 anni e successivamente ha mostrato un andamento relativamente costante. Ciò suggerisce che l’invecchiamento e il sesso possano influenzare la presenza di miR-146b nel flusso sanguigno, possibilmente originato da tessuti diversi.
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Metodo dell’indagine
L’analisi è avvenuta attraverso lo studio di campioni ematici provenienti da 12 donne e 17 uomini senza patologie croniche (età media: donne 41 ±7; uomini 41 ±9), che sono stati analizzati per valutare l’espressione di miR-146b-5p dipendente dal genere. Inoltre, è stata meticolosamente scelta una coorte composta da dodici donne impegnate in un’attività fisica moderata ma costante e sono stati acquisiti successivi campioni di sangue. Nello specifico, i campioni derivano da donne (età media 53 ±6) che hanno partecipato ad un programma di camminata veloce organizzato dall’Azienda Ospedaliera per il benessere dei dipendenti durato 5 settimane. I campioni di sangue sono stati prelevati sia prima che dopo il completamento del programma di camminata. La raccolta dei campioni è stata approvato dal comitato etico locale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Italia (numero 1538; 3 dicembre 2012). Il disegno e i metodi dello studio sono conformi alla Dichiarazione di Helsinki.
Il notevole successo della scorsa edizione del corso di camminata veloce per i dipendenti AOUI ha fatto sì che quest’anno sia riproposto sia nella sede usuale all’interno del parco San Giacomo in Borgo Roma, sia a Borgo Trento all’interno del percorso per la salute in via Lega Veronese, a partire da ottobre.
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Alterazioni prodotte dalla molecola miRNA
La senescenza cellulare, associata all’invecchiamento, gioca un ruolo importante nell’indurre alterazioni a carico dello scheletro con ripercussioni sulla qualità della vita. Le molecole microRNA (miRNA) sono regolatori dell’espressione del DNA in molti processi biologici, tra cui la crescita, la morte e lo sviluppo delle cellule. Tra i miRNA associati alle malattie degenerative, miR-146b-5p è coinvolto nella progressione del cancro del colon-retto, nell’aggressività e nella progressione del cancro della tiroide e nell’ictus ischemico acuto. È stato anche dimostrato che miR-146b modula il grasso viscerale e partecipa al processo infiammatorio. Inoltre, è stato riportato che miR-146b-5p ha un coinvolgimento genere-specifico nella patologia renale e cardiaca.
Risultati dell’indagine
Lo stile di vita sedentario nella società moderna produce diverse alterazioni alla base delle malattie cronico-degenerative e l’attività fisica rappresenta un utile strumento per la resilienza umana, contrastando il rischio di malattie croniche. Attraverso metodiche molecolari è stata osservata una riduzione dei livelli di miR-146b-5p circolanti in seguito al completamento del programma di attività fisica. Tale riduzione si associa alla diminuzione di cellule adipogeniche ed aumento della componente cartilaginea. Diminuiscono inoltre i livelli di marcatori associati alla degenerazione cartilaginea, sottolineando il ruolo dell’attività fisica nella prevenzione delle patologie osteoarticolari.
Per raggiungere l’obiettivo di un invecchiamento in salute è quindi necessario conformarsi a uno stile di vita sano, come quello testato dal programma Aoui. L’attività consiste in tre sessioni di camminata veloce a settimana per un totale di quattro settimane. Ogni sessione è supervisionata da un fisioterapista e comprende dieci minuti di riscaldamento a bassa intensità, trenta minuti di camminata a 6-8,5 km/h e 5 minuti di defaticamento. Il prelievo ematico è stato effettuato prima e dopo il programma di 4 settimane. Per essere efficace, la camminata deve essere rullata (appoggiare prima il tallone e poi la punta), passo allungato e busto proteso in avanti, senza bastoncini ma con avambraccio piegato.
Alla conferenza stampa erano presenti: il direttore generale dott. Callisto Marco Bravi, il direttore sanitario dott.ssa Matilde Carlucci, il direttore UOC Recupero e riabilitazione funzionale dott. Ermes Vedovi, il direttore scuola di specializzazione Medicina dello sport e dell’esercizio fisico prof. Luca Dalle Carbonare, fisioterapista e coordinatrice del corso di laurea in Fisioterapia Cristina Scumà e tre fisioterapiste aderenti al programma Aoui: Lucia Stimamiglio, Bellini Raffaella, Anselmi Elena.
Callisto Bravi: «Il target di studio ha dimostrato scientificamente che questo tipo di attività fisica agisce a livello molecolare per un invecchiamento sano. Un risultato importante che, ancora una volta, dimostra l’importanza dell’attività integrata fra assistenza ospedaliera e università. La ricerca applicata ci aiuta infatti a lavorare per avere una comunità in salute. La pubblicazione di questo studio è rilevante perché dà il via ad eventuali altri approfondimenti internazionali e diffonde la cultura di un corretto stile di vita nell’opinione pubblica».
Matilde Carlucci: «C’è un secondo importante obiettivo Aoui che si aggiunge a quello del riconoscimento scientifico internazionale per il nostro studio. Mi riferisco all’organizzazione del programma di camminata veloce per i dipendenti, attività che attiene al concetto di benessere organizzativo perseguito dalla Direzione. Visto il successo delle edizioni precedenti, da ottobre, verrà riproposto non solo a Borgo Roma dove è partito per la vicinanza del parco San Giacomo, ma anche per dipendenti di Borgo Trento, nel vicino percorso della salute».
Ermes Vedovi: «Abbiamo raccolto i sieri delle partecipanti di sesso femminile a un programma di camminata organizzato dall’AOUI di Verona per i suoi dipendenti. I risultati sono stati confortanti con una significativa riduzione dell’espressione di miR-146b circolante. La produzione di cartilagine è inoltre rilevante per contrastare i fenomeni degenerativi legati all’apparato scheletrico».
Luca Dalle Carbonare: «Lo studio molecolare, attraverso un prelievo all’inizio e alla fine del programma sportivo, ha scientificamente dimostrato come un’attività fisica ponderata ritardi l’invecchiamento. Questa attività è in grado di diminuire l’espressione di alcune molecole che sono mediatori dell’invecchiamento, ovvero stimolano lo stress ossidativo e la senescenza cellulare. La camminata veloce regolare è in grado di inibire la produzione di queste molecole e promuovere la produzione di cellule della cartilagine, quindi anche chi ha magari iniziali problemi alle cartilagini potrebbe giovarsi di questa attività di questo tipo. I benefici si hanno anche su malattie cronico-degenerative, come artrosi e osteoporosi. Le cellule mesenchimali staminali sono quelle che poi danno origine a cartilagini, ossa, tessuto grasso».
Cristina Scumà: «La tecnica della camminata veloce con il passo rullante per quaranta minuti è una delle modalità per fare attività fisica moderata alla portata di tutte le persone. Portare avanti questo impegno con regolarità favorisce un invecchiamento in salute, come adesso ha dimostrato lo studio prodotto dalla collaborazione fra azienda ospedaliera e università».
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