Il turismo è il comparto che nel 2020 è stato, forse, il più flagellato dalla pandemia di Covid-19. Secondo quanto dimostrano i dati della Regione Veneto l’anno scorso si è chiuso con un – 61,1% degli arrivi e un – 54,4% delle presenze. Tra le più colpite ci sono le città d’arte, come Venezia, e anche la nostra Verona ha registrato numeri in netta discesa, con il 58,4% delle presenze in meno. Un’altra grande vittima di questa pandemia, però, è stata la montagna. Le piste e gli impianti sciistici, che sarebbero dovute tornare operative il 17 febbraio in Veneto, sono state chiuse ancora prima di riaprire dall’ultimo provvedimento governativo, causando perdite ancora più ingenti al settore. A parlarci di questa situazione è stato Alberto Camposilvan, albergatore e membro di Assoturismo Confesercenti Veneto.
La stagione turistica invernale è praticamente da archiviare, quali sono le perdite per il settore?
«Le perdite che abbiamo avuto sono enormi: sia dall’anno 2020 e quest’anno è partito peggio. Abbiamo avuto la fortuna di avere tanta neve in montagna e si paventava un recupero di quello che si era perso nel periodo estivo dell’anno scorso, mentre con gli ultimi dpcm usciti all’ultimo minuto hanno castigato le nostre attività e non solo quelle. Si pensi agli impianti di risalita e tutto quello che ne compete intorno».
Al netto delle riaperture estive e dei protocolli di sanificazione e sicurezza imposti dal Governo per ristoranti e alberghi, a cui è seguita però la chiusura dei confini regionali, qual è l’umore degli albergatori?
«Noi da parte nostra abbiamo fatto tutto il possibile per metterci nelle condizioni di ospitare i nostri clienti nella sicurezza totale, ma ci siamo trovati all’ultimo minuto a dover chiudere le nostre strutture, per vari motivi. Si pensi solo alla ristorazione: possiamo lavorare a mezzogiorno e non alla sera, nonostante le nostre strutture siano in sicurezza. Dobbiamo adeguarci e speriamo solo che lo Stato e il Governo ci diano una mano sui ristori, che capiscano le difficoltà in cui siamo caduti con questa pandemia».
Sono arrivati aiuti economici da parte del governo?
«Nel 2020 sono arrivati ristori ma erano insufficienti. Nel 2021, per ora, si è solo parlato di ristori, ma non è arrivato nulla. Quindi molte strutture si trovano in difficoltà e se non arriva qualcosa velocemente chiuderanno per sempre e questo è un danno enorme per il turismo locale ma anche italiano».
Tra le possibili soluzioni il cosiddetto “turismo di prossimità” può salvare la situazione?
«Il turismo di prossimità può essere una soluzione momentanea per la ristorazione. Per gli albergatori è troppo difficile, perchè ci si muove in giornata. Noi abbiamo bisogno di persone che rimangano in albergo».