Samuel Aldegheri, la promessa del baseball vola negli Usa

Il giovane veronese non ha ancora 18 anni, ma vanta già presenze di spicco in serie A1 e A2. Ha portato i colori della nazionale italiana in Europa e nel mondo, ora è pronto per l’avventura oltreoceano con i Phillies Philadelphia.

Samuel Aldegheri al momento della firma con i Phillies Philadelphia.

Come hai iniziato a praticare il baseball?

«Ho iniziato a cinque anni, andavo solo all’asilo ma volevo già fare sport. Ero indirizzato verso il calcio, perché mio papà ha fatto il calciatore fino ai 30 anni circa. Un giorno ero al campo sportivo a San Martino Buon Albergo e mia madre stava parlando con l’allenatore di mio fratello, che aveva già iniziato con il baseball. L’allenatore le ha chiesto se volessi provare anch’io, lei ha detto no: “Vuole fare calcio, lascialo stare”. Ma lui è venuto a chiedermelo comunque, e io ho risposto sì. Non era un allenatore qualsiasi, ma Stefano Burato, attuale manager della nazionale U12

Raccontaci com’è proseguita la tua carriera da quel giorno.

«Sono cresciuto con il San Martino, dove ho giocato per tutto il periodo delle giovanili. Ho partecipato a un mondiale U12, sempre con Stefano Burato come allenatore. Poi sono passato alla società Dynos Verona in prestito, e ho giocato in serie B per due anni. Quest’anno sono stata chiamato dalla serie A2 del Verona, ma ho giocato metà stagione perché a giugno sono passato nella massima serie con il Parma. L’anno scorso ho anche partecipato all’europeo U18 e due anni fa al mondiale U18

Avresti mai pensato di arrivare a giocare negli Usa?

«Andare a giocare in America è il mio sogno da quando ero piccolo. Lo dicevo sempre anche a mia mamma, scherzando: “Mamma io da grande andrò in America, farò il giocatore di baseball”. Sono le chiacchiere che fanno quasi tutti i bambini che iniziano uno sport. Pian piano ho coltivato questo sogno lavorando sempre di più. Un paio di anni fa, durante un torneo, mi ha avvicinato uno scout. Da quel momento il mio nome ha iniziato a circolare e sempre più osservatori hanno iniziato a scrivermi

Come sei arrivato alla firma con i Phillies Philadelphia?

«L’anno scorso, prima dell’europeo, ero a un torneo di preparazione con la nazionale italiana. Uno scout italiano mi ha dato il suo numero, l’ho contattato e mi ha detto “Fai bene questo europeo e poi vediamo, ti faccio un’offerta”. Dopo un europeo discreto, però, ho rifiutato la sua offerta. Quest’anno a marzo lo stesso osservatore mi ha rivisto, ha notato i miei miglioramenti e ha alzato l’offerta. Allora ho deciso di accettare, mi sono detto “proviamo a sfondare, al massimo faccio una bella esperienza”

Eri ben consapevole delle tue capacità quando hai rifiutato la prima offerta, quindi.

«Sì il mio pensiero è stato subito quello di puntare più in alto. Non volevo pormi limiti, sono ancora in crescita, “vediamo dove posso arrivare il prossimo anno”, ho pensato. Avevo comunque bisogno di tempo per finire la scuola. E alla fine l’offerta è quasi triplicata.»

Hai già preso contatti con la nuova squadra?

«Non sono ancora stato negli Usa, ma non appena il mio visto lavorativo sarà pronto partirò. Mi hanno già contattato dalla società americana per la parte burocratica e mi hanno dato alcune informazioni. Mi hanno fatto vedere dove alloggerò e il complesso dove mi allenerò. Il mio contratto è di sette anni

Rispetto alla tua esperienza, come ti aspetti il gioco americano?

«Mi aspetto un gioco molto più aggressivo. Loro già da ragazzi, nelle high school, dedicano molto più tempo di noi allo sport rispetto alla scuola, almeno un 50 e 50. Hanno una mentalità basata sullo sport, che permette anche di intraprendere un percorso scolastico di prestigio. So che devo prepararmi a questo: aggressività e gioco duro

E la tua famiglia cosa ne pensa di questa opportunità?

«Sono contentissimi, sanno che era un sogno che mi portavo nel cuore fin da piccolo. Mi hanno aiutato a realizzarlo, mi sono sempre stati vicini e mi hanno sempre portato ovunque per il baseball e tuttora stanno facendo molto per me.»