Arrampicata, King Rock: «Numeri dei giovani in costante crescita»

Nicola Tondini, direttore di King Rock e guida alpina, racconta le attività della palestra e l'attenzione particolare che dedica ai piccoli climbers.

Nicola Tondini è stato uno degli ideatori di King Rock, palestra d’arrampicata che da più di dieci anni è diventata un punto di riferimento per gli appassionati climbers di Verona e dintorni. Oggi ne è socio e direttore. Ogni anno coinvolge giovani e scuole nell’insegnamento della disciplina sportiva e nell’educazione ambientale, parte integrante dell’attività arrampicatoria. L’impegno di King Rock e del suo staff di istruttori è confermato dai numeri degli ultimi anni, che vedono l’interesse e la partecipazione dei veronesi in costante crescita. Almeno fino al lockdown dello scorso marzo.


Nicola, com’è nato il progetto King Rock e come si è sviluppato negli anni?

«Abbiamo iniziato a pensare a King Rock alla fine del 2006, principalmente io e Giovanni Strapparava, tuttora uno dei soci. Al tempo ero già responsabile del gruppo di guide alpine Xmountain, facevamo tanti corsi d’arrampicata e sognavamo un posto per sviluppare la nostra passione in maniera più grande. Seguivamo già la fascia giovanile e collaboravamo con alcune scuole. A Verona era già presente una bella comunità di arrampicatori, quindi abbiamo unito le forze per creare un luogo che fosse punto d’incontro tra tutti gli appassionati, dove incontrare atleti forti da altre zone, ma soprattutto una palestra per avviare giovani e meno giovani a questo sport. Ufficialmente abbiamo inaugurato ad ottobre 2008. Abbiamo avuto subito una bella crescita, poi stabilizzata per alcuni anni, ma negli ultimi 4-5 anni avevamo registrato una nuova crescita molto importante. Al punto da iniziare a pensare a sviluppi ulteriori».

Nicola Tondini, direttore di King Rock
Da sempre dedicate un’attenzione particolare ai più piccoli, dai corsi di arrampicata ai summer camp estivi. Quanti giovani riuscite a coinvolgere e in che modo insegnate loro l’arrampicata?

«Ogni anno coinvolgiamo con i nostri corsi 650-700 ragazzi. Ogni quadrimestre più di 400. Il contatto con i giovani avviene anche attraverso le scuole: una collaborazione iniziata tanti anni fa, prima di King Rock, negli anni ’90. Prima della chiusura, più di tremila studenti all’anno venivano a King Rock a provare l’esperienza dell’arrampicata. Con una formula a un prezzo veramente contenuto, gli alunni vivevano un’esperienza che, anche a detta degli insegnanti, risulta essere molto educativa per le classi. Prendiamo i più piccoli all’età di 4 anni, fino alla fine delle superiori. Con istruttori e programmi dedicati per ogni fascia d’età. In parallelo, abbiamo dei gruppi di giovani che vogliono avvicinarsi alle competizioni agonistiche, ed un gruppo agonistico di buonissimo livello. Infine, poco più di un anno fa abbiamo avviato progetti di inclusione verso ragazzi con problematiche psicologiche o con disabilità».

Quant’è importante, soprattutto per i più giovani, anche un’insegnamento per quel riguarda l’educazione ambientale e alla montagna?

«Per noi è fondamentale. Nel nostro staff di istruttori c’è un gruppo di una decina di guide alpine, professionisti che fanno attività outdoor costantemente: questo ci ha consentito da subito di proporre le uscite outdoor ai ragazzi di tutte le età. Dai “giochi avventura” ad Avesa per i più piccoli, ad attività in diverse falesie durante la primavera. I giovani che iniziano in inverno i corsi in palestra, hanno la possibilità con la bella stagione di provare ad arrampicare all’aperto, imparando anche a conoscere l’ambiente, apprezzarlo e rispettarlo. Da 4-5 anni proponiamo campi estivi in montagna, a Selva di Cadore, proprio per far conoscere ai ragazzi la montagna in tutti i suoi aspetti».

Quest’anno è stato molto travagliato anche per voi. Qual è la situazione attuale di King Rock?

«Si, diciamo che dopo il lockdown generalizzato della scorsa primavera avevamo ripreso a piccoli passi durante l’estate, ma soprattutto ci eravamo preparati per la stagione autunnale, dotandoci di programmi software per la gestione dei turni e degli ingressi nelle sale per rispettare le normative sanitarie. Eravamo arrivati ad ottobre con una macchina molto rodata, organizzati al meglio per gestire la ripartenza in sicurezza; dal 25 ottobre siamo chiusi e purtroppo non si sa ancora con certezza una data per la riapertura. Gli unici che possono arrampicare all’interno sono gli agonisti; la cosa che forse ci dispiace di più è che quei 400-500 ragazzini che avevamo iscritti a febbraio scorso, non li vediamo da ormai un anno».