Sicurezza sul lavoro: oggi la giornata mondiale. L’intervista a Luca Marani
Luca Marani, ingegnere del gruppo Contec, interviene in merito alla Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro, che ricorre oggi.
La sicurezza sul lavoro una tematica sicuramente attuale, anche alla luce dei recenti casi di cronaca nera. Qual è l’importanza di parlarne, al giorno d’oggi?
La sicurezza sul lavoro è un tema essenziale e costituzionalmente rilevante. È un tema che è giusto vedere e trattare durante tutto l’anno: ognuno di noi ha diritto di lavorare in condizioni di sicurezza. Purtroppo i dati sugli infortuni, le morti e le malattie professionali riportano numeri allarmanti. È corretto porre l’attenzione quindi non soltanto in occasione di questa giornata, ma promuoverlo e tenerlo in considerazione tutti i giorni.
Si parla spesso di prevenzione. Come creare un dialogo con gli organi istituzionali preposti?
Per quanto riguarda il tema dei controlli, le istituzioni ci sono e sono state anche implementate nell’organico e in termini di risorse economiche. Tuttavia, puntare tutto sui controlli è una strategia non completa. Si deve puntare alla salute e sicurezza giorno per giorno, con figure aziendali preposte per fare in modo che questa tematica sia sempre attenzionata. Faccio mia una frase che ho sentito dal presidente dell’Inail che diceva che la sicurezza sul lavoro è un tema di responsabilità collettiva. Riguarda tutti: i lavoratori, i datori di lavoro, i sindacali e tutte le istituzioni.
Guarda l’intervista su Radio Adige Tv
La legislazione in materia è molto dinamica e cambia spesso nel corso dell’anno. Lo abbiamo visto soprattutto nell’ultimo periodo, con il Covid. Spiegheresti meglio questo aspetto, spesso magari sottovalutato?
Il tema della sicurezza sul lavoro è dinamico. Il mondo intorno a noi cambia continuamente, anche normativamente. Il Covid ha costretto anche le aziende a dover tutelare la salute dei propri lavoratori anche da questo rischio. Il mondo che cambia offre però anche opportunità da cogliere, pensiamo allo smart working. Si tratta di un modo di lavorare che fino a pochi anni fa non era contemplato. Ha quindi posto gli organi preposti alla sicurezza a pensare a nuove modalità di tutela e garanzie per quei lavoratori che ne hanno usufruito.
Fuori camera mi dicevi che senti spesso dire ai lavoratori o ai datori di lavoro due frasi in particolare, quali sono?
Spesso nel quotidiano sento dire la frase “ma tanto a me non capita”. È una frase pericolosa, perché cela una sottovalutazione del rischio. Dovrebbe essere girata in: “cosa posso fare perché questi non capiti a me?”. La seconda espressione che sento spesso è “ma noi abbiamo sempre fatto così”, un’altra frase che nasconde una certa staticità e che dovrebbe essere trasformata in “ma cosa posso fare in futuro per migliorare?”.
Ci sono luoghi di lavoro considerati più “statici” e altri invece più esposti a pericoli. Bisogna prestare attenzione anche in ufficio, per esempio?
Ogni luogo di lavoro può costituire un rischio per le persone di lavoro, a modo suo. Tutti noi dobbiamo stare attenti anche negli uffici. Si può banalmente inciampare ma anche prendere una malattia professionale a lungo termine. È necessario fare attenzione tutti i giorni, per non pentirci in futuro di qualche disattenzione compiuta in passato. L’edilizia è per antonomasia il luogo più pericoloso, poiché è un luogo di lavoro che cambia in continuazione: il cantiere si evolve in continuazione. Anche l’agricoltura è fonte purtroppo di infortuni e malattie professionali, come le grandi industrie.
La “soluzione” per riuscire ad arginare questi infortuni c’è?
È una responsabilità collettiva, come dicevamo prima. Ognuno deve quindi fare la sua parte, dal datore di lavoro, ai sindacati, alle istituzioni fino ad arrivare al lavoratore stesso. Bisogna rispettare le norme e curare la formazione del personale, che non va vissuto come un mero adempimento ma deve essere l’occasione per capire come lavorare in sicurezza e serenità.
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