«C’è un’intera categoria di professionisti della Sanità, fatta di manager, medici, infermieri e altri professionisti che per mesi si è trovata a fronteggiare una pandemia senza precedenti, misurandosi con scelte organizzative, preventive e cliniche di rilevanza estrema per la salute pubblica. Questo in una situazione del tutto nuova, in cui lo stesso approccio richiedeva coraggio. L’individuazione precoce di tutti i soggetti positivi è stata la stella polare dell’attività regionale per poter dare risposte tempestive in un’emergenza senza precedenti».
Con queste parole l’assessore alla Sanità e alle Politiche sociali, Manuela Lanzarin, interviene sulla vicenda che ha avuto ampio risalto nella cronaca in questi giorni dopo una nota trasmissione televisiva.

«Il sistema sanitario veneto non può essere tenuto sotto scacco da dubbi e da illazioni. Tutte le posizioni sono legittime e rispettabili in democrazia, ma non possono ingenerare confusione nei cittadini, soprattutto se contengono il rischio di arrecare discredito sull’impegno massiccio che la Sanità veneta, a tutti i suoi livelli, sta portando avanti da oltre due anni per contrastare il Coronavirus e tutelare la salute pubblica. Un impegno che la Regione Veneto ha fatto proprio da subito. È profondamente avvilente vedere che questo sforzo immane non solo viene messo in discussione ma viene dipinto come dannoso e controproducente per la salute pubblica».
«Provo grande tristezza – conclude Lanzarin – a vedere come in nome del dibattito politico si possa insistere sul concetto che le decisioni in materia di test antigenici hanno favorito la mortalità. Un’accusa infamante e gravissima, più volte smentita da autorevoli studi internazionali, che nessun amministratore o nessun professionista della sanità si merita dopo essersi impegnato senza sosta per contrastare una sciagura che ha attraversato il mondo con milioni di morti. Sforzi che hanno salvato migliaia di vite».
Le accuse e le richieste di Sinistra Italiana
«La vicenda svelata da Report nella puntata del 2 gennaio 2023 è di inaudita gravità. Dati alla mano, vengono elencate tutte le falle che hanno caratterizzato la gestione della seconda ondata della pandemia in Veneto. Si tratta di precise scelte di politica sanitaria condotte dai vertici della sanità e della politica regionale (a partire dal Presidente Zaia). Sulla base di attestazioni che la Procura giudica false, e che il Prof. Crisanti aveva da subito smentito con uno studio pubblicato su una rivista scientifica di primissimo piano, è stata perseguita una strategia che si è rivelata folle, con pesanti ricadute sulla vita delle persone».
Queste le accuse mosse da Marco De Pasquale, Coordinatore regionale di Sinistra Italiana Veneto.

«In Veneto, nella seconda ondata di Covid-19, c’è stata una vera ecatombe, con il 13,2% di deceduti di tutta Italia, la mortalità più alta tra le grandi regioni e 1.600 deceduti in più rispetto alla media nazionale. – prosegue De Pasquale, assieme a Gigi Calesso, responsabile del Gruppo regionale Sanità SI Veneto – Oggi è direttamente a Zaia che chiediamo delle risposte precise. Perché la seconda ondata in Veneto è stata così drammatica? Per quale motivo si è scelto di puntare tutto sui test rapidi, peraltro oggetto di costosi affidamenti diretti, nonostante la loro validità fosse oggetto di diffuse e note contestazioni? Perché, anziché convogliare tutti i migliori saperi nella lotta al Covid-19, è stata condotta una vera e propria battaglia contro Crisanti, oggetto di una campagna denigratoria che le intercettazioni mostrano perfettamente? Sono interrogativi che prescindono dall’inchiesta della magistratura, di cui continueremo a seguire l’evoluzione.
«Continuiamo a pensare che chi ha la responsabilità di presiedere una Regione ha il dovere, politico e morale, di rispondere pubblicamente delle scelte assunte, soprattutto quando impattano direttamente con la salute e la vita stessa delle persone; se queste scelte, così cruciali, si rivelano sbagliate, chi le ha assunte ha la responsabilità di assumerne le conseguenze dimettendosi. – concludono L’arroganza di Zaia è del tutto inaccettabile: come Sinistra Italiana del Veneto chiediamo al Presidente Zaia di rispondere precisamente a questi ed altri interrogativi che affiorano da questa vicenda e di assumersi la responsabilità del disastro veneto nella seconda ondata, lasciando ad altri il compito di guidare la Regione.
Valdegamberi punta il dito su Report

«L’azione di Report volta a infangare l’immagine della sanità veneta continua. Il buon Crisanti che in una precedente intervista sempre su Report si prendeva persino il merito di scelte fatte dalla Regione, come la chiusura di Vo, ancor prima che lui entrasse in scena e nessuno sapesse chi fosse, ora prosegue nella sua vendetta contro il sistema Veneto, appoggiato in questo da una sinistra assetata di vendetta. In quel momento la decisione di chiusura, contro le volontà di molti soloni, fu presa da Zaia, avallato dal consiglio dei dirigenti sanitari regionali. A prendersi la responsabilità non fu certo l’allora sconosciuto Crisanti. – sottolinea il consigliere regionale del Gruppo Misto Stefano Valdegamberi – Fu una decisione provvidenziale che andò in controtendenza rispetto agli indirizzi che facevano sottovalutare il problema. In momenti eccezionali si prendono le decisioni che dai tecnici vengono ritenute le migliori possibili. Del senno di poi sono piene le fossa, diceva Manzoni. L’ottimo è da sempre il nemico del bene».
«Credo che i dirigenti regionali si siano mossi per il bene e la salute dei cittadini veneti. Lasciamo alla Magistratura a fare il proprio lavoro ed eventualmente a dire il contrario. I processi mediatici, sul senno di poi e sul se e sul ma non servono a nulla se non a colpire politicamente, gettando fango e sospetto, su chi allora si è assunto la responsabilità di decidere per il bene di tutti noi, assumendosi la responsabilità di farlo. Francamente di questi personaggi possiamo farne a meno. In Veneto abbiamo validi dirigenti che non riempiono le prime pagine dei giornali e dei talk show per poi finire candidati, guarda caso, in un partito politico. Francamente, da cittadino ancor prima che da amministratore, mi fido più di loro» conclude Stefano Valdegamberi.
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