Rischio frane e alluvioni, zone critiche anche a Verona

Dopo l’emergenza in Emilia Romagna, l’Ance, associazione dei costruttori, tiene viva l’attenzione sul rischio idrogeologico. Nel Veronese 20mila persone vivono in zone a rischio elevato di alluvione.

Alluvione Emilia Romagna - Foto Protezione Civile 18.05.2023
Alluvione Emilia Romagna - Foto Protezione Civile 18.05.2023

La fase di emergenza in Emilia Romagna si sta concludendo e i fondi per sistemare un territorio pesantemente provato in fase di erogazione. È stato anche scelto il generale Francesco Paolo Figliuolo come commissario per la ricostruzione.

Piano piano l’argomento “rischio idrogeologico” inizia a sparire dai radar, abbassando la percezione della sua reale esistenza. La spesa di cui si è fatto carico lo Stato, inoltre, è enorme. «Questi esborsi emergenziali potrebbero essere contenuti se solo si entrasse in scena prima del disastro con interventi sulle infrastrutture, sulle reti idriche e sulla tutela del suolo» il commento del Presidente dei Costruttori veronesi, Carlo Trestini. «A quanto pare il vecchio detto “prevenire è meglio che curare” sembra non essere chiaro».

L’Italia è fortemente a rischio idrogeologico: secondo l’ultimo rapporto dell’ISPRA (2021) le aree con elevate possibilità di frane o alluvioni ed erosione costiera rappresentano circa il 18,4% della superficie totale (55.609 kmq) e su queste zone è localizzato il 94% dei Comuni italiani (7.423 su 7.901).

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Verona non è da meno. Secondo i dati Cresme contenuti nello studio di Ance e Confindustria territoriali Verona 2040, solo nel circondario cittadino, più di 12mila persone abitano in zone a rischio elevato di alluvione, in provincia salgono ad almeno 20mila. La possibilità di accadimenti di questo genere non è quindi così remota, anzi. Occorrono interventi preventivi come Ance Verona, già nel 2010, aveva evidenziato proponendo un piano a medio-lungo termine per la manutenzione del territorio. Aspro constatare – per l’associazione dei costruttori – che dopo tredici anni poco si sia mosso in termini di prevenzione.

Esistono però anche esempi virtuosi che arrivano dai territori limitrofi. Uno è quello di Garzare di Lusia, in provincia di Rovigo, dove nel febbraio 2022 sono iniziati i lavori (conclusi in pochi mesi, con anticipo sui tempi previsti) per un diaframma plastico sulla sponda destra dell’Adige. Una sorta di muro di contenimento a tenuta stagna inserito nell’argine per evitare pericolosi riversamenti di acqua verso la cittadina.

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«È chiaro che in un contesto del genere i vantaggi sono di tutti» spiega Trestini. «Si mette in sicurezza il territorio e le persone che ci vivono; le imprese e la filiera lavorano, si genera occupazione; la pubblica amministrazione non è costretta a intervenire dopo gli accadimenti spendendo di più. Eppure, sulla programmazione siamo terribilmente indietro, nonostante l’Italia sia il paese del Vajont, del ponte di Genova, e di molti altri drammatici episodi».

Le soluzioni esistono, ricordano dall’Ance. Ad esempio, la mappatura precisa delle fragilità del territorio e delle infrastrutture sulla quale basare un serio programma di manutenzione, accompagnato dalle risorse necessarie.

Mappa popolazione a rischio alluvioni - Rapporto Ispra 2018
Mappa popolazione a rischio alluvioni – Rapporto Ispra 2018

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