I Finanzieri del Comando Provinciale di Verona, in seguito alle attività investigative coordinate dalla Procura della Repubblica, la scorsa notte hanno dato esecuzione a un’ordinanza del G.I.P. del Tribunale scaligero che ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di due cittadini italiani, indagati per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, nonché il sequestro di un noto e frequentato locale notturno del capoluogo.
Le indagini delle Fiamme Gialle del Gruppo di Verona hanno preso le mosse sul finire dello scorso anno in occasione di un controllo, eseguito negli orari di esercizio dell’attività del night club, mirato al contrasto del lavoro nero o irregolare. Il locale, infatti, dopo il periodo di emergenza pandemica, era tornato a essere pubblicizzato sui canali social e notoriamente frequentato da numerosi clienti.
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In tale occasione i Finanzieri hanno identificato numerose “figuranti di sala”, tra cui alcune prive di contratto di lavoro, intente a “intrattenere” i clienti e hanno notato vari “camerini” dotati di divanetti e pali da lap dance, oltre a un locale – in una sorta di area privé – allestito addirittura con un letto matrimoniale. Sono scattate quindi le previste “maxi sanzioni” ed è stato interessato il competente Ispettorato del Lavoro per la sospensione dell’attività in quanto la manodopera “in nero” era superiore del 10% di quella regolarmente impiegata.
Negli uffici dei gestori del locale, evidentemente agitati per l’inaspettata visita, i militari hanno rilevato importanti elementi, tra cui un gran numero di confezioni di profilattici, alcune scatole di farmaci normalmente utilizzati per disfunzioni erettili e documentazione utile per la ricostruzione e ripartizione dei pagamenti delle prestazioni.
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Ciò ha consentito ai Finanzieri di ipotizzare che il locale fosse utilizzato come vero e proprio centro di prostituzione. La Procura della Repubblica di Verona, prontamente notiziata, ha disposto pertanto specifici approfondimenti investigativi.
Le successive indagini tecniche hanno fornito un chiaro riscontro a quanto ipotizzato dagli inquirenti permettendo di acquisire oggettivi elementi in ordine all’esercizio abituale della prostituzione all’interno del locale notturno.
Inoltre, grazie all’analisi della documentazione sequestrata, è stato possibile verificare che i proventi dell’attività di prostituzione (corrisposti in contanti o addirittura con pagamenti elettronici effettuati dai clienti, in alcuni casi anche durante la consumazione dei rapporti sessuali) fossero ripartiti in ben precise quote percentuali tra le ragazze (italiane e straniere, prevalentemente dell’Europa dell’Est) e l’effettivo “gestore” del night club.
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Quest’ultimo, già gravato da specifici precedenti di polizia e recentemente condannato per fatti del tutto analoghi, operava con la complicità del formale titolare e rappresentante legale del locale, anch’egli ora interessato dalla misura cautelare. Dagli elementi sinora raccolti è emerso che la tariffa media (a tempo) per l’ottenimento di prestazioni sessuali era di circa 50 euro ogni 10 minuti.
Entrambi gli uomini sono indagati, in concorso tra loro e in ulteriore concorso con tre dipendenti incaricate di riscuotere l’importo pattuito per le prestazioni, per “esercizio di una casa di prostituzione, sfruttamento e favoreggiamento”, aggravato da aver commesso il reato a danno di più persone con rapporto di dipendenza (art. 3 e 4 L. 75/58 cd. Legge Merlin).
Si precisa che il provvedimento cautelare personale e reale eseguito interviene nell’attuale fase delle indagini preliminari ed è basato su imputazioni provvisorie, che dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio. La responsabilità penale degli indagati sarà accertata solo all’esito del giudizio con sentenza penale irrevocabile. Nei confronti degli stessi vige, infatti, la presunzione di innocenza che l’art. 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino a sentenza definitiva.
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