Lo scorso mercoledì 5 aprile il 26enne Andrea Papi, di Caldes, in Trentino, è stato ucciso da un orso nei boschi mentre tornava da un’escursione. Il suo corpo è stato trovato dopo alcune ore, e l’autopsia ha confermato l’aggressione da parte di un orso, come era stato fin da subito ipotizzato.
Si tratta della prima aggressione mortale nota in Italia da parte di un orso, mentre in altre occasioni – sette in 150 anni – si sono registrati ferimenti.
La preoccupazione fra la popolazione per la vicinanza dell’orso alle zone abitate è andata crescendo negli ultimi anni, in modo simile a quella per il lupo, le cui predazioni di bestiame sono piuttosto frequenti anche nel Veronese.
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Secondo i dati dell’Ente Parco Naturale Regionale della Lessinia, nel 2022 le predazioni da parte di lupi nella Lessinia veronese sono state 134 per un totale di 185 animali predati (qui i dati relativi al 2021) così suddivisi:
- 135 bovini,
- 39 pecore,
- 6 capre,
- 4 asini,
- 1 alpaca.
Su 134 eventi predatori, il territorio più colpito è stato quello del comune di Bosco Chiesanuova, con 53 eventi, seguito da Sant’Anna d’Alfaedo con 28 e da Erbezzo con 17.
Nella Lessinia Trentina sono stati invece registrati 21 eventi di predazione con 22 capi bovini predati (dati forniti dal Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento).
A gennaio era stato recuperato a Montorio un lupo, finito incastrato in un corso d’acqua.
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Il dibattito
La nota opinionista Selvaggia Lucarelli, negli scorsi giorni, ha criticato pubblicamente la reazione del Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti, che dopo quanto accertato sull’aggressione mortale dell’orso ad Andrea Papi, aveva subito promesso un’ordinanza per abbatterlo.
«La morte di qualcuno – ha scritto Lucarelli – è un evento a cui la politica, quando si parla di animali, può rispondere con un’altra morte. Ed è una morte ingiusta perché quell’orso era in un bosco, nella natura, nel suo habitat e ha fatto quello che gli animali fanno in natura, purtroppo. Ha ucciso quello che forse gli sembrava un pericolo o un’intrusione. Mi domando che diritto abbiamo noi di uccidere un animale che non si introduce in casa nostra, ma un animale che vive in un bosco nel quale noi ci avventuriamo».
Secondo lo scrittore Paolo Cognetti, è stata sbagliata in origine la scelta di riportare gli orsi sulle Alpi. «Troviamo il modo di portarli via. Ucciderli sarebbe andare di peggio in peggio» ha detto in un’intervista a “Il T”.
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Flavio Tosi, deputato di Forza Italia, è della stessa opinione: «Serviva la tragedia del povero runner Andrea Papi in Val di Sole per scoperchiare il vaso di Pandora? Uomo e orso non possono convivere e lo stesso vale per l’uomo con il lupo e i grandi predatori. Ma la soluzione non è l’abbattimento. La soluzione è spostare gli orsi in territori non antropizzati, ha ragione lo scrittore ed esperto di montagna Paolo Cognetti».
Tosi, che ricorda di essere cacciatore, spiega che vanno distinte le specie animali in natura: «L’orso fa l’orso e il lupo fa il lupo, i grandi predatori sono appunto grandi predatori. Non si possono fare ricadere su queste specie gli errori dell’uomo, che ha deciso di accogliere e portare avanti progetti di ripopolamento dove non si sarebbe dovuto. Le Alpi non sono l’Alaska, non possiamo ripopolare le specie predatorie in zone dove vive l’uomo. Il caso di Andrea Papi, purtroppo nella sua tragicità, è emblematico: ha ragione la sua compagna quando, rispondendo a qualche sciagurato che ha colpevolizzato la vittima, ha detto che da loro in Trentino per trovarsi nell’habitat dell’orso basta uscire dalla porta di casa. L’errore è di chi ha voluto mettere gli orsi lì. Vanno spostati in zone dell’Europa meno antropizzate».
Quindi Tosi, nello specifico dell’orso che ha ucciso Papi, dice che «va individuato, ma non abbattuto, basta narcotizzarlo e spostarlo in qualche foresta europea disabitata. Idem per i tre plantigradi considerati pericolosi e, poi, gradualmente, questo va fatto per tutti gli orsi. L’orso peraltro, a differenza del lupo, animale più complesso, è più facile da individuare, narcotizzare e spostare».
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A proposito di lupi, il consigliere regionale del Veneto Stefano Valdegamberi afferma: «Le predazioni di animali allevati sono un fatto quotidiano che ormai non fa più notizia. In questi giorni giungono immagini di possenti lupi filmati mentre gironzolano nei paesi di notte, attorno alle pensiline degli autobus dove la mattina presto i ragazzi si recano per andare a scuola in città. La gente ha paura di addentrarsi nei boschi. Tutto questo per colpa di posizioni ambientaliste ideologiche di chi vive l’ambiente da lontano, con una visione fiabesca o da cartoon».
Continua Valdegamberi: «Il disinteresse dei decisori politici su questo è totale perché incalzati dagli pseudo-ambientalisti temono di essere criticati e di perdere consenso. Hanno ragione i genitori del ragazzo sbranato dall’orso a denunciare ambientalisti e politici. Dobbiamo aspettare il morto? Prepariamoci ora per il lupo. L’incapacità dell’Italia di ridurre il numero di lupi oggi eccessivo, come hanno fatto altri Paesi europei, sta facendo aumentare ogni giorno il rischio non solo per gli animali domestici, ma anche per le persone che vivono in quei territori. Prima che succeda qualcosa si metta un freno. Invito i rappresentanti del Parlamento a far approvare una proposta di legge che ho da anni inviato ai ministri competenti. Non sono accettabili i lupi in mezzo ai paesi: perché i cani randagi si devono catturare mentre i lupi possono muoversi indisturbati tra le case?».
Gli agricoltori esprimono preoccupazione, in Lessinia, per la questione. «La situazione si sta aggravando. Oggi non può più essere sottovalutata la sicurezza delle persone e la salvaguardia del patrimonio zootecnico e foraggero del territorio» dichiarava a gennaio il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini. «Il lupo, infatti, può arrivare in ogni momento, come ha già dimostrato, di giorno o di notte, a un passo dalle abitazioni. Serve un serio impegno delle Istituzioni per affrontare l’emergenza degli animali selvatici poiché il rischio vero oggi è l’abbandono delle montagne e delle aree interne di famiglie ma anche di tanti giovani».
Ancora Vantini (Coldiretti): «Quello che chiediamo è la massima responsabilità nella difesa degli allevamenti e degli allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne. Quando chiude un allevamento non muore solo un’impresa ma viene perduto un presidio del territorio che tutela il paesaggio e la tradizione allevatoriale con effetti anche sull’assetto idrogeologico del territorio, considerando i sempre più evidenti sfasamenti climatici».
Life Ursus
«Nel 1999, per salvare il piccolo nucleo di orsi sopravvissuti da un’ormai inevitabile estinzione, il Parco Adamello Brenta con la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, usufruendo di un finanziamento dell’Unione Europea, ha dato avvio al progetto Life Ursus, finalizzato alla ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali tramite il rilascio di alcuni individui provenienti dalla Slovenia» si legge sul sito della Provincia Autonoma di Trento.
La fase operativa del progetto è iniziata nel 1999, con la liberazione dei primi due esemplari: Masun e Kirka. Tra il 2000 e il 2002 sono stati liberati altri 8 individui, per un totale di 10 complessivi.
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