Si intervistano i turisti con il trolley in centro, si controllano i portali internet che offrono posti letto e locazioni per i turisti. Continuano i controlli sulle strutture extralberghiere della città e numerose sono le violazioni: su 71 strutture controllate, delle quali 58 locazioni turistiche, sono emerse 10 strutture abusive e 3 che facevano pubblicità ingannevole, per un totale di 16 sanzioni amministrative per irregolarità di vario genere.Tre persone sono state oggetto di segnalazioni qualificate all’Agenzia delle Entrate per irregolarità nelle dichiarazioni dei redditi. Mettendo poi insieme i dati dell’anagrafe comunale con il numero di stanze e posti letto, infine, gli agenti hanno chiesto la cancellazione di 7 persone che risultavano residenti in appartamenti, utilizzati invece per ospitare i turisti.
La lotta all’abusivismo ha da poco due nuovi strumenti legislativi che agevolano i controlli e per i quali Verona ha fatto scuola. È stata infatti l’amministrazione comunale, nei mesi scorsi, a segnalare al Governo e alla Regione la necessità di avere un codice identificativo per le locazioni turistiche e l’accesso alla banca dati di tutte le strutture ricettive.
Grazie alla legge 58/2019 (conversione del decreto legge Crescita 34/2019), ogni struttura dovrà dotarsi del codice identificativo, a garanzia della regolarità dell’attività esercitata. Inoltre, i Comuni potranno accedere ai dati in forma anonima e aggregata che ogni struttura ricettiva invierà al Ministero dell’Interno (portale “Alloggiati WEB”), per monitorare il pagamento dell’imposta di soggiorno. Quanti non adempiranno agli obblighi di legge e non comunicheranno alla Questura i dati delle persone che soggiornano nelle loro strutture rischieranno la denuncia penale. Inoltre, da domenica 7 luglio, entrerà in vigore anche il nuovo articolo 27 bis della norma regionale 11/2013 che regolerà la locazione turistica, recependo il codice identificativo. Per ogni violazione, non saranno più applicate le diffide, come succede adesso, ma sanzioni pesantissime da mille a 14 mila euro, soprattutto per chi offre servizi accessori, vietati per legge.