Cala sempre di più l’ombra degli affidi illeciti anche su Verona, dopo il controverso caso del piccolo Marco e, soprattutto, la vicenda scoppiata a Bibbiano (in Emilia Romagna). Ed è sull’onda di questi episodi che il 18 agosto scorso una ex dirigente dell’Ulss 9 Scaligera, intervistata dal quotidiano “L’Arena”, aveva deciso di raccontare di aver assistito ad almeno 10 allontanamenti di minori dalle famiglie senza le corrette motivazioni.
L’ex dirigente, che si era detta pronta a parlare anche con l’autorità giudiziaria, aveva così lanciato l’allarme anche sul territorio scaligero, dove gli affidi illeciti, stando a quanto detto dalla donna alla giornalista, non sono rari.
A questa scioccante testimonianza ha risposto ieri la consigliera regionale del Partito Democratico, Anna Maria Bigon, che ha presentato un’interrogazione alla Regione Veneto per chiedere chiarimenti: «Famiglie e minori devono essere tutelati, così come l’istituto dell’affido. La Regione verifichi se davvero ci sono state forzature per allontanare i bambini dai loro genitori, come affermato da un’ex dirigente dell’Ulss 9 Scaligera. – dice la Bigon -Parole gravissime che rischiano di minare la credibilità del sistema dei servizi sociali e di chi lavora seriamente per farlo funzionare, pur in assenza di prove. Chiedo che venga fatta assoluta chiarezza sulle dichiarazioni anonime rilasciate al quotidiano ‘L’Arena’, sollecitando un intervento della Giunta Zaia, attraverso un’interrogazione a risposta scritta firmata dall’intero gruppo consiliare. – continua la consigliera dem – Nell’articolo si parla di una decina di allontanamenti di bambini in mancanza di motivazioni corrette, di blitz con cui vengono prelevati mentre sono fuori casa e senza avvisare i genitori, attaccando duramente i consulenti tecnici d’ufficio del Tribunale che forniscono i pareri su cui poi i giudici sono chiamati a decidere».
«Sparare nel mucchio è sempre sbagliato, a maggior ragione in un campo delicato come questo: – prosegue Bigon – non si può screditare la professionalità e la dedizione di chi si impegna a per garantire un futuro migliore a tanti bambini, cercando la soluzione per far fronte a carenze educative e difficoltà familiari. Non possiamo accettare un attacco indiscriminato al sistema dei servizi sociali, che in Veneto ha formato negli anni una rete di famiglie affidatarie decisamente affidabile e positiva – conclude la consigliera regionale – Per questo auspichiamo una seria e scrupolosa verifica da parte della Regione, in modo da tutelare tutti i soggetti interessati e accertare le eventuali responsabilità. Chi sbaglia deve pagare, ma la caccia alle streghe non serve a nessuno».
Immediata la risposta della Regione Veneto, con l’assessore alla sanità e al sociale, Manuela Lanzarin che promette chiarimenti sul caso: «Ho dato mandato alla Direzione regionale dei servizi sociali – fa sapere l’assessore – di verificare la situazione degli affidi nel proprio territorio e, nello specifico, ho già incaricato l’Ulss 9 Scaligera di approfondire e controllare eventuali situazioni controverse. Da parte nostra, abbiamo provveduto ad inviare alla Procura della Repubblica le segnalazioni raccolte relative a presunti ‘affidi forzati’».
Non sono poche, comunque, le perplessità dell’assessore sulla testimonianza dell’ex dirigente: «È comunque anomalo e contrario alla deontologia professionale – spiega Lanzarin – che una ex dirigente dei servizi sociali muova accuse così gravi restando nell’anonimato. Se durante il suo incarico, da operatrice del sistema, ha rilevato presunte forzature o pressioni, o – cosa ancor più grave – eventuali illeciti, aveva il dovere di andare dai giudici e denunciare in modo circostanziato i propri sospetti. Non posso accettare che venga gettato fango, in modo gratuito, su come vengono gestiti gli affidi in Veneto, nascondendosi nell’anonimato».
L’assessore poi conclude: «Ricordo che il Veneto è stata la prima regione in Italia, nel 1988, ad istituire la figura del Garante regionale per i diritti dell’infanzia. Un organo di garanzia, oggi rinominato Garante dei diritti alla persona, che ricopre il ruolo di autorità amministrativa indipendente, alla quale operatori dei servizi, familiari, enti e istituzioni possono rivolgersi in modo totalmente gratuito e protetto, qualora rilevino situazioni di criticità nell’applicazione delle leggi, irregolarità amministrative nei servizi o una lesione dei diritti della persona, in particolare se minore».