Migranti. Zaia: «Questo modello ha fallito». Verona Domani attacca Tommasi

Sul polverone alzato dai sindaci leghisti sulle politiche migratorie e sulla loro gestione interviene anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. A Verona Paolo Rossi critica il sindaco.

Luca Zaia borse di studio
Luca Zaia. Foto d'archivio

«Questo modello di Europa ha fallito, se vive Lampedusa come confine italiano e non europeo». Inizia così il post pubblicato oggi da Luca Zaia sul proprio profilo Facebook. Il presidente della Regione Veneto ha rilasciato nelle scorse ore un’intervista per il Corriere della Sera in cui interviene a sostegno dei primi cittadini del Carroccio che nelle scorse ore hanno fatto sentire la propria voce contro una situazione sulla gestione dei flussi e sul loro collocamento definita da più parti emergenziale se non addirittura “al collasso”.

«I sindaci leghisti che si ribellano a questo, hanno tutte le ragioni. Sono loro che si misurano quotidianamente con problemi impensabili, paesini magari piccolissimi in cui arrivando decine di persone da fuori. – scrive Zaia, che prosegue – Tutti noi in Veneto abbiamo nel dna la sostenibilità dell’accoglienza. Ma l’ospitalità non può prescindere dai servizi. Tutta l’Africa in Italia non ci può stare, non è la dichiarazione di un razzista, perché io non lo sono. Ma è un fatto oggettivo, e di rispetto: nei confronti di chi si ospita e nei confronti dei nostri cittadini. Se no, metti a repentaglio la sopravvivenza delle comunità».

L’affondo di Verona Domani al sindaco Damiano Tommasi

Anche Verona Domani cavalca quest’onda di protesta e ne approfitta per tornare a puntare il dito sul sindaco di Verona. «Tommasi in una recente intervista dichiara di non avere una finestra di dialogo aperta con gli altri 97 sindaci della Provincia di Verona. Il suo timore è che questi temi diventino elettorali. – attacca il consigliere comunale Paolo Rossi – Il sindaco dichiara di non avere un dialogo con i suoi colleghi veronesi ma non ci spiega il perché. Siamo tutti d’accordo che sia un’emergenza da gestire coralmente e con sapienza ma deve essere lui il coordinatore e farsi portavoce dei 98 comuni. Si deve lavorare con un obiettivo comune tra amministrazioni e Prefettura e per questo serve che lui faccia rete».

«In casi simili deve essere il sindaco del capoluogo a prendere in mano la regia ed abbattere qualsiasi barriera di dialogo, invece assistiamo a un primo cittadino inerte, trincerato nelle sue avventure extra-cittadine tra i comuni veneti di sinistra e l’America» aggiunge il consigliere comunale di Verona Domani.

Paolo Rossi
Paolo Rossi (Verona Domani)

Il secondo affondo

«Ricordiamo che a Verona l’insicurezza è all’ordine del giorno e il degrado divampa giorno dopo giorno. – prosegue Rossi – I cassonetti sono stracolmi e il verde pubblico è ingestito, partendo dalle aiuole, per arrivare alle aree verdi dove migliaia di bambini passano le giornate. Onestamente dalle sue dichiarazioni sembra di capire che la gestione del flusso migratorio sia una cosa più grande di lui e che non abbia capito nemmeno come improntare un dialogo con Prefettura e amministratori locali per la gestione della faccenda. Come si può pretendere che un sindaco che non riesce a gestire la sicurezza e la pulizia di una città possa coordinare una squadra di 98 comuni ed affrontare un problema immenso come quello dell’immigrazione incontrollata?».

«Da troppo tempo abusa di frasi come “fare rete” e “fare squadra” ma questo finora è stato solo uno slogan elettorale. E’ inutile che si lamenti dell’assenza di dialogo, lui deve essere il primo aggregatore per “fare rete” e, se serve, mettersi a disposizione dei suoi colleghi sindaci» conclude.

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