“Espressioni come ‘i confini sono illegali’ o ‘solo un popolo’, oltre ad essere scorrette dal punto di vista del diritto come già messo in luce, mettono in forte discussione le identità personali, che indicano per ogni popolo e per ogni individuo il proprio radicamento storico, la consapevolezza piena della propria provenienza e della propria progettualità rivolta al futuro” si legge questo nella nota del movimento Fortezza Europa che ha risposto alla manifestazione del Montanari lunedì in piazza Bra, contro l’antirazzismo.
Ad organizzare il presidio di lunedì pomeriggio in Piazza Bra, studenti e studentesse del Liceo Carlo Montanari di Verona. La manifestazione mirava a sensibilizzare la cittadinanza su temi come la migrazione, l’accoglienza e l’inclusione. Il liceo, scelto per rappresentare il Veneto in un progetto del Miur, il 14 maggio scorso aveva esposto sulla facciata della sede alcuni ritratti fotografici di migranti con il messaggio: “NO BORDERS, NO NATIONS, JUST PEOPLE”. Qualche giorno dopo un gruppo di attivisti del movimento Fortezza Europa (termine usato dal Terzo Reich che a Verona vede tra le fila anche ex appartenenti di Forza Nuova ed è legato all’orbita dell’estrema destra) si era schierato davanti alla scuola durante l’orario di entrata degli studenti con striscioni contro il lavoro realizzato e il messaggio proposto.
“Innanzitutto, va ribadito che le critiche da noi sollevate sulla mostra sciaguratamente intitolata “no borders, no nations, just people” non hanno preso le mosse dalla volontà di stigmatizzare la figura dell’immigrato in quanto tale, ma erano appunto finalizzate a colpire il primo motore di movimenti migratori incontrollati, che stanno gettando nella disperazione un numero sempre maggiore di individui traditi da false speranze di equità, di riscatto sociale, di accesso a condizioni di vita migliori – spiega Emanuele Tesauro, presidente di Fortezza Europa – La globalizzazione, consentendo la penetrazione dell’occidentalizzazione del Terzo Mondo, dove usi e costumi mantenevano un ruolo non certo irrilevante nell’organizzazione sociale di quei popoli, ha contribuito a generare in esso impoverimento e sradicamento ed è, quindi, responsabile della creazione sia delle premesse materiali sia dell’incentivazione dell’emigrazione dei cosiddetti “migranti”, a cui la stessa prospetta un avvenire che non è minimamente in grado di garantire nel luogo di arrivo e che è totalmente disinteressata a fornire nel luogo di partenza”.

“La mostra allestita presso la struttura del Liceo “Carlo Montanari” di Verona possiede l’intento di riconoscere pari dignità alle culture e di contrastare la discriminazione delle persone migranti mediante la resa visibile dei loro volti, ma manifesta un gravissimo limite, quello di impedire alle vittime di riconoscere e distinguere a loro volta sia il volto dei propri carnefici e responsabili delle loro sofferenze sia quello dei loro compagni di sventura, che con essi condividono uguali dolori e i medesimi giustizieri – continua il movimento – Stiamo parlando degli Stati nazionali, la cui esistenza viene invece negata nel titolo della mostra, e della classe lavoratrice in generale che assieme ai migranti stessi rappresentano gli sconfitti della globalizzazione. Suona, inoltre, terribilmente paradossale che il progetto in questione si avvalga dell’uso di una terminologia che non fa altro che riprodurre quella che in altri tempi sarebbe stata definita come “la voce del padrone”, mirante alla cancellazione delle culture attraverso l’assimilazione ad una sola e alla creazione di una società liquida, fluida, globale, all’interno della quale non esiste né origine né destinazione ma solo una condizione di sradicamento generale, di continuo movimento, di nomadismo spirituale in cui forgiare il nuovo cittadino del mondo. Espressioni come “i confini sono illegali” o “solo un popolo”, oltre ad essere scorrette dal punto di vista del diritto come già messo in luce, mettono in forte discussione le identità personali, che indicano per ogni popolo e per ogni individuo il proprio radicamento storico, la consapevolezza piena della propria provenienza e della propria progettualità rivolta al futuro, e conducono verso un “multiculturalismo”, la cui base paradossalmente sta proprio nella negazione delle identità plurali e, quindi, del possibile dialogo tra le culture nella loro esistenza plurima.
Ci dispiace, dunque, constatare come alcuni studenti del Montanari continuino a perseverare nell’errore di denunciare solo una parte degli sconfitti del mondialismo mediante l’ipocrita utilizzo di una semantica che è tipica proprio dei sostenitori della globalizzazione economica e del neoliberismo, ovvero dei carnefici di quegli stessi migranti che essi glorificano senza mai giungere ad un riscatto delle loro condizioni”.