Una settimana fa è stata installata a Verona, a San Zeno, la prima panchina “inclusiva”. Uno spazio tra due sedute lasciato vuoto, oltre a San Zeno le altre si trovano in piazzale XXV Aprile in zona Stazione, piazza Isolo, piazza Nikolajewka (via Scuderlando) e in via don Giacomo Trevisani sul percorso ciclopedonale di San Massimo.
«Chi è in carrozzina non dovrà più stare al margine, ora potranno stare al centro e socializzare in modo migliore con chi gli sta accanto. Un criterio di inclusione a favore anche di mamme con passeggini e carrozzine, oltre che un segno di attenzione per tutti gli accompagnatori. Iniziamo con le prime cinque panchine nelle piazze di alcuni quartieri, ma la volontà è quella di ampliare il più possibile il progetto» le aveva presentate così l’assessore Federico Benini.
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Non sono mancate le polemiche, soprattutto sui social. Perplessità in merito a questa tipologia di panchine sono arrivate dall’attivista Iacopo Melio, che ha anche ingaggiato una discussione su Facebook con Benini.
«Il posto per le carrozzine c’è già: a sinistra o a destra di ogni panchina comune. O magari davanti, in senso opposto, per vedersi in faccia. Fine. “Forzare” un posto apposito significa enfatizzare la disabilità, e questa non è vera inclusione ma “abilismo indiretto”, cioè discriminazione (non intenzionale, ci mancherebbe, ma ugualmente dannosa perché alimenta un’idea tecnicamente sbagliata dell’accessibilità e dell’inclusione)» diceva Melio già qualche tempo fa.
Non è mancato l’attacco politico da parte di Verona Domani, in particolare con il consigliere comunale Paolo Rossi e l’ex assessora Anna Leso, attuale consigliera di amministrazione dell’Istituto Assistenza Anziani: «Le scelte fatte dall’amministrazione in tema di inclusività ci lasciano perplessi. C’è una voglia di apparire che non lascia spazio alla giusta necessità di approfondire per operare correttamente. Come nel caso delle panchine infatti, dove non è stata interpellata la consulta per le disabilità e parallelamente non si è minimamente pensato di rafforzare il PEBA ( piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche ) strumento fondamentale per migliorare la nostra città per tutti i cittadini con disabilità».
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L’assessore Benini aveva poi specificato: «A chi pensa siano l’evoluzione del bracciolo tosiano, ricordo che i braccioli erano messi a tutte le panchine, mentre qui stiamo solo aggiungendo una nuova tipologia di panchina che non toglierà nulla a quelle già posizionate. Quindi dato il numero contenuto di questa tipologia di panchine, l’accusa (che trovo comunque pretestuosa) viene meno».
E ancora: «A chi dice “sistema le strade anziché comprare le panchine”, rispondo così “comprati una villa con piscina, anziché comprare una bicicletta”, giusto per fare confronti assurdi dal punto di vista economico. Poi c’è chi dice che uno sulla carrozzina può stare di lato oppure di fronte. Io invece penso che sia giusto che l’arredo urbano di una città debba essere rivolto a tutti e debba dare a tutte le stesse possibilità di utilizzo. Questo delle panchine non è solo un segnale, ma sarà il primo di una serie di interventi nei quartieri volti ad includere tutti».
Il sondaggio sulle panchine inclusive
Il tema ha coinvolto anche tanti lettori di Daily, che hanno risposto in massa al sondaggio che abbiamo proposto. Di seguito i risultati, fin qui.
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