Federico Caner, assessore al turismo della Regione Veneto è intervenuto in merito alle richieste fatte al Governo sulla situazione degli impianti. «Stiamo lavorando insieme agli altri assessori regionali dell’arco alpino perché siamo accomunati da questo problema che è grave, dal momento che significa mandare in fumo circa 20 miliardi di PIL legato alla stagione invernale» ha commentato.
«Non significa soltanto i mancati introiti degli impianti ma anche tutto un indotto che è fondamentale per la montagna: scuole da sci, alberghi, ristorazione, insomma tutto un mondo che si ferma» prosegue. «Noi chiediamo al Governo di riaprire e di farlo in sicurezza e insieme alle altre regioni abbiamo fatto un lavoro cospicuo e importante, mettendo insieme le sanità regionali con la parte turistica di ogni singola regione. I tecnici della sanità e del dipartimento turismo si sono messi insieme e hanno prodotto un protocollo importante per poter accedere agli impianti a fune in sicurezza. Questa è la nostra richiesta anche se purtroppo ad oggi non abbiamo avuto risposte se non alcune enunciazioni, dove viene detto che probabilmente gli impianti non apriranno e che questo Natale viene raccomandato di passarlo in casa. Ovviamente sono informazioni che ci preoccupano molto, perché significa azzerare una vera e propria economia».
L’assessore Caner commenta l’importanza degli aiuti economici per questo settore. «Che ci voglia sostegno da parte dello Stato è indubbio. Così come è avvenuto anche per altre filiere, penso ci debba essere anche per la filiera turistica e invernale, quindi non solo per gli impianti e fune ma anche per tutto il resto» prosegue. «Ritengo però che le linee guida poste dal Governo siano inaffrontabili, ma quelle poste dalle regioni consentano di poter agire in sicurezza».
«Sicuramente ci saranno meno persone, perché ovviamente il protocollo prevede il carico delle funivie al 50% e una serie di controlli che appesantiscono i costi e i conti delle funivie. Noi però, facciamo un ragionamento di economia di sistema che è molto più importante quindi non possiamo permetterci di non aprire. Quindi anziché aprire con le limitazioni, che si dia un contributo agli impianti e alle società per poter reggere questa situazione» afferma.
Conclude commentando la decisione di scegliere impianti oltre confine. «Innanzitutto il Governo deve agire a livello europeo pretendendo una linea comune: o si apre tutti o si chiude tutti. Nel caso non si riesca a fare questo, noi non possiamo permetterci che la gente vada a sciare in Austria o in Slovenia, quindi andrebbe stabilito che chiunque abbia intenzione di andare a sciare all’estero, quando rientra in Italia debba fare la quarantena. Altrimenti rischiamo anche dal punto di vista sanitario di riavere un contagio e di vanificare tutti i sacrifici che stiamo portando avanti, sia noi come popolazione ma anche infermieri, medici e tutto il personale ospedaliero che sta veramente tirando la cinghia a livello di lavoro e ci sta costando come Regione».