
Il testimone (in questo caso la campanella) è stato passato: questa mattina il neo premier Mario Draghi ha giurato al Colle, insieme ai 23 nuovi ministri, dando così vita ufficialmente al nuovo Governo. A consegnare, simbolicamente, la campanella nelle mani del nuovo Presidente del Consiglio è stato Giuseppe Conte, che è poi uscito di scena tra gli applausi dei presenti. Inizia, quindi, oggi una nuova fase per l’Italia intera e così anche per Verona. Diversi, infatti, i politici che hanno commentato questo cambio di passo ai vertici del Governo, che include ben quattro ministri veneti: Erika Stefani, Renato Brunetta, Federico D’Incà e Daniele Franco.
Le parole del sindaco Sboarina

A sottolinearlo è stato lo stesso sindaco della città scaligera, Federico Sboarina, che ha commentato positivamente l’insediamento del nuovo premier: «La velocità nella composizione e la buona rappresentanza del Nord sono un segnale che serve ai nostri territori, tutti però aspettiamo il Governo Draghi al varco delle prove importanti per il Paese – ha detto Sboarina -. Da sindaco di Verona confido in risposte importanti dalle figure scelte nei due ministeri con i quali la nostra città ha relazioni aperte: Cultura e Infrastrutture. Con la riconferma di Franceschini possiamo continuare la condivisione sul tema della legge speciale per Fondazione Arena, mentre l’esperienza in sviluppo sostenibile del neonominato Giovannini sarà utile per l’ammodernamento del progetto filovia che è in corso. Indubbio vantaggio per la nostra città verrà senz’altro dall’ormai consolidato pragmatismo di Giancarlo Giorgetti in un dicastero saliente come lo Sviluppo economico e di Erika Stefani alla Disabilità, che è un tema molto caro alla mia Amministrazione. Anche dai ministri di Forza Italia mi aspetto una particolare attenzione per i nostri territori, soprattutto sul tema tanto caro ai veneti dell’autonomia».
«Detto questo, non è tutto oro quel che luccica. – ha continuato Sboarina – Abbiamo davanti mesi ancora duri sia sul fronte della pandemia ma soprattutto su quello della ripresa economica. Uno snodo non più rinviabile e che rappresenta la vera cartina di tornasole di Draghi. Su una cosa saliente misurerò il suo agire, sul ruolo degli enti locali nella distribuzione del Recovery fund e del taglio alla burocrazia. Sul Recovery fund i sindaci devono essere protagonisti perché sono i Comuni a erogare servizi e le figure a cui le comunità locali chiedono aiuto. Sappiamo bene cosa serve alle nostre città e senza tante burocrazie dovremmo poter disporre delle risorse per generare ricchezza. Solo a Verona per le infrastrutture, ferme agli anni ’50, servirebbero 100 milioni di euro, altri 10 per la digitalizzazione reale dell’intera città. Ma molte altre sono le voci stimate che avrebbero bisogno di modernizzazione e che potrebbero mettere in circolo ossigeno rigenerante per dare opportunità alle ‘Nuove generazioni’, come dice il titolo del piano. Questo mi aspetto dal presidente Draghi, che capisca la valenza strategica dei territori e che sia un supporto concreto e tangibile per far ripartire le nostre imprese, le nostre attività commerciali e il nostro turismo».
Giorgio Pasetto, presidente di Area Liberal

«Da un lato il più grande assembramento politico nella storia della Repubblica, che si spera venga perlomeno compensato dai ministri tecnici. Dall’altro un’opposizione ormai ridotta solo al sovranismo di Giorgia Meloni. Auguro al Governo Draghi – ma soprattutto a noi Italiani – due anni di buona amministrazione e di giustizia sociale, ma siamo di fronte ad un pericolo politico. – ha detto Pasetto – Una maggioranza, di fatto senza contraddittorio, è priva di quel confronto critico che ne garantisce l’interesse collettivo, il rimedio all’autoreferenzialità e agli errori di percorso. Una destra antieuropeista non può certo essere il solo interlocutore utile. Manca a questo punto un’opposizione davvero costruttiva, laica e liberale, attenta ai diritti civili, che non ricorra ad armamentari ideologici, ma che si muova secondo una visione lucida. Inutile nasconderselo: in questo governo ci sono forze politiche che hanno semplicemente trovato un’occasione di possibile (nell’ipotesi migliore) riscatto politico, dopo gli imperdonabili errori del passato: a loro va contrapposta l’opposizione delle idee. Vediamo questo governo alla prova della legalizzazione della cannabis, della regolamentazione della prostituzione, dell’abolizione del numero chiuso nell’accesso universitario, delle liberalizzazioni in generale dalle lobby».
Flavio Tosi, Lista Tosi

«È un buon inizio. A parte i grillini, che sono un male necessario avendo un terzo della forza parlamentare (e Draghi obtorto collo ha dovuto accontentarli), giudico positivamente la squadra scelta da Draghi. I ministeri chiave, su tutti l’Economia, sono di sua nomina fiduciaria e questo è un buon viatico per il Premier a tirare dritto per la sua strada. Fa ben sperare anche la scelta del leghista Giorgetti per lo Sviluppo economico, ministero pesante. Ecco, sul piano politico – dice Tosi – emerge la forte spinta del centrodestra più pragmatico e concreto, meno sovranista: perché Giorgetti ma anche Garavaglia (Turismo) e la Stefani (Disabilità), e gli stessi tre ministri di Forza Italia Carfagna, Brunetta e Gelmini, hanno sempre portato avanti con determinazione idee liberali, riformiste ed europeiste, anche nell’epoca in cui nel centrodestra sembrava non esserci alternativa al sovranismo. Sono contento – continua Tosi – che ci sia un veneto come Brunetta nel Governo; mi complimento con Mara Carfagna che negli anni si è costruita con coerenza e coraggio una sua cifra politica». Conclude Tosi: «È un buon Governo. Le priorità ora sono gli investimenti e le riforme. Impresa e lavoro le parole chiave: quindi seria riforma fiscale e meno burocrazia, rilancio del turismo, istruzione, cultura e digitalizzazione. Abbiamo 200 miliardi di fondi europei condizionati a questi obiettivi. Draghi è una garanzia».
Alberto Bozza, consigliere regionale per Forza Italia

«La partita più importante è spendere bene i 209 miliardi di fondi europei puntando su investimenti e sviluppo, e fare le riforme necessarie a cui è condizionato il Recovery Found. Sburocratizzazione e digitalizzazione, rilancio di turismo e cultura, autonomia, impresa e lavoro. Queste le priorità, che riguardano da vicino anche Verona e il Veneto per la loro connotazione imprenditoriale, turistica e culturale. Proprio Verona può beneficiare dal Governo Draghi. – dice Bozza – Quando parlo di impresa e lavoro intendo ovviamente i ristori come piano immediato di emergenza per ripartire, ma non solo, penso soprattutto a riforme più strutturali sul piano fiscale e della sburocratizzazione. In tal senso bene figure di alto profilo come Franco all’Economia e Cartabia alla Giustizia. Ma bene che ci siano anche personalità politiche di ispirazione liberale e riformista in posti importanti, penso a Giorgetti allo Sviluppo economico, Garavaglia al Turismo, Brunetta alla Pubblica Amministrazione e Gelmini all’Autonomia.
Bozza si complimenta proprio con i «tre nuovi ministri del mio partito: Mara Carfagna, Renato Brunetta e Maria Stella Gelmini sono da sempre personalità del centrodestra più europeista, liberale e riformista che mai hanno ceduto a tentazioni estremiste. Lo stesso si può dire dei leghisti Giorgetti e Garavaglia, che nel Carroccio hanno sempre veicolato le idee più moderate ed europeiste. Nel Governo Draghi emergono le istanze del centrodestra a cui io stesso ho sempre fatto riferimento: liberali e pragmatiche e meno estremiste e velleitarie. Mi auguro che questo possa spingere alla nascita di una nuova e futura prospettiva politica ancorata ai valori del Partito Popolare Europeo, che certamente rappresenta per storia e cultura la maggioranza del popolo veneto e veronese».
Francesca Businarolo, deputata M5S

«Gli italiani si aspettano che si cominci da subito a lavorare. Dunque, in bocca al lupo al governo e in particolare ai colleghi del Movimento 5 Stelle. Sapevamo che questo nuovo esecutivo sarebbe stato frutto di un compromesso e che l’unica garanzia di poter portare avanti le battaglie iniziate nel 2018 era quello di esserci, pur con tutti i limiti posti da questa situazione. Faccio i migliori auguri ai colleghi Fabiana Dadone, Luigi Di Maio, Federico D’Incà, Stefano Patuanelli, con l’auspicio che sappiano garantire la massima trasparenza nella gestione dei fondi del Recovery. Saranno anche importanti le decisioni che verranno prese in materia di ambiente e di transizione ecologica, un ministero fondamentale che riprende le istanze che stanno all’origine della nascita del nostro Movimento».