Scegli la strada in salita, è quella che ti porterà alla felicità. Jean Salem
Sono sempre più convinto, senza mai averlo messo in dubbio, neanche per un secondo, che il modello a rete, il cosiddetto “network”, specie se applicato a livello territoriale, rappresenti una grande occasione per tornare ad essere felici.
Proprio così, per tornare ad essere felici. Perchè? Secondo l’autorevole Rapporto mondiale sulla felicità, stilato anche quest’anno dal Sustainable Development Solutions Network (organismo dell’Onu), nel 2015 l’Italia è scivolata in classifica al cinquantesimo posto. Tanto per essere chiari, siamo stati superati da paesi quali la Malaysia, il Nicaragua e l’Uzbekistan. Ai vertici dei Paesi col “sorriso”, invece, la Danimarca, la Svizzera e l’Islanda.
Ma quali sono i fattori utilizzati come parametro per stabilire questa particolare graduatoria? Sei variabili: reddito, libertà nelle scelte di vita, assenza di corruzione, aspettativa di una buona salute, qualità delle relazioni umane e generosità.
E proprio il valore delle relazioni umane e della generosità tra le persone sembra essere preponderante tra le nazioni in testa. Secondo l’economista Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute presso la Columbia University, «al posto di adottare un approccio incentrato esclusivamente sulla crescita economica, dovremmo promuovere società prospere, giuste e sostenibili dal punto di vista umano, relazionale e ambientale» per tornare nei piani alti della scala della gratificazione personale.
Parlando di impresa, il professore di economia politica all’Università di Bologna, Stefano Zamagni, sostiene che si è civilmente responsabili quando insieme ad altri soggetti, non necessariamente politici, ci si adopera per modificare le regole che non funzionano più, leggi comprese, e si punta verso il bene comune.
Ed è proprio questo lo spirito che contraddistingue il cosiddetto network di cui parlavo all’inizio. Una rete o più reti territoriali che favoriscono le relazioni e i rapporti tra le persone e che promuovono la condivisione di idee, iniziative, opportunità ci rendono più felici e portano, senza dubbio, valore aggiunto sul territorio in cui operano.
Venerdì 15 luglio siamo tornati in Lessinia dopo l’evento degli Stati Generali del 2013. Questa volta con una consapevolezza maggiore e con la spinta e il supporto dei 58 soci di Verona Network. Abbiamo voluto incontrare i sindaci e gli amministratori dei comuni montani, ma anche i protagonisti di questo meraviglioso territorio, ragazzi e ragazze che da tempo stanno spingendo per un brand territoriale, quello appunto della Lessinia, declinato in diversi settori.
Il messaggio chiaro che ci siamo sentiti di dover condividere con gli ospiti in questa speciale sede è che se non iniziamo a fare un percorso di aggregazione e di sistema forte tra enti istituzionali, imprese, associazioni e cittadini privati, difficilmente si potranno trovare risposte in futuro a quelle che sono le principali criticità della montagna veronese.
Abbiamo portato anche due esempi straordinari di cooperazione e di lungimiranza amministrativa, ovvero i casi di Sulzano e di Valsamoggia di cui leggerete. In questi comuni si è collaborato a più livelli ottenendo nel primo caso un evento di portata mondiale, la passerella di Christo, nel secondo il primo comune fuso d’Italia, quello di Valsamoggia, che ha permesso di sbloccare tante situazioni in stallo da anni. Il Lessinia c’è tantissima gente di buona volontà, abbiamo delle eccellenze straordinarie, prima fra tutte Francesco Sauro, lo speleologo al quale abbiamo dedicato la copertina di questo numero, considerato dal TIME uno dei dieci giovani più influenti al mondo.
Insomma, di motivi per essere felici ce ne sono molti. Basta esserne consapevoli e, soprattutto, volerlo. Insieme.