Questa mattina la presentazione alla cittadinanza del progetto di discarica di “car fluff” a Sorgà
Più di un centinaio di persone oggi a Sorgà per ascoltare e discutere il progetto della discarica di “car fluff”. Un incontro con la cittadinanza necessario e dovuto, visto l’impatto dell’opera e le critiche già sollevate. La vicenda, arrivata recentemente anche in Parlamento, riguarda un sito individuato in località De Morta a Pontepossero di Sorgà dalla Rmi, Rottami Metallici Italia Spa, per l’insediamento di una discarica per lo stoccaggio del materiale residuale dalla rottamazione dei veicoli.
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Negli scorsi mesi si sono dichiarati contrari al progetto, oltre al Comune di Sorgà, un’altra decina di amministratori del territorio, associazioni di agricoltori e comitati di cittadini, sia veronesi che mantovani. Il luogo in questione si trova infatti a poca distanza dal confine fra Veneto e Lombardia.

“Car fluff” a Sorgà: le ragioni del sì
Rmi si occupa di recuperare dagli autodemolitori quelle che in gergo vengono dette “balle”: i residui compattati delle auto, già privati di tutti i componenti quali gomme, batterie, ecc. Queste “balle” vengono “macinate” e si recuperano i metalli. Da questa lavorazione resta un 20 per cento di materiale non recuperabile, se non attraverso termovalorizzazione o stoccaggio in discarica. La termovalorizzazione, hanno spiegato i tecnici, non è una strada attuabile ad oggi in Italia, in quanto gli impianti esistenti non sono in grado di servire altro rispetto ai comuni rifiuti urbani.
Presenti a Sorgà alcuni professionisti che, su mandato dell’azienda, hanno sviluppato il progetto e gli studi a questo annessi. L’obiettivo di questa mattina era illustrarli alla cittadinanza e rispondere alle domande. Al tavolo dei relatori anche Fabio Beltrame, il responsabile tecnico dell’impianto di Ca’ di Capri, nel territorio di Sona, ovvero il sito della Rmi in esaurimento che dovrebbe essere sostituito proprio da quello di Pontepossero.
Rmi dispone di due impianti, uno a Castelnuovo del Garda e l’altro a Lainate (nel Milanese). I residui dalle lavorazioni di questi impianti sono attualmente destinati a Ca’ di Capri, ma qui lo spazio sta per esaurirsi. Da qui la necessità di individuare un nuovo luogo per la discarica.
«Nel sito individuato a Sorgà, non lo dico io, ma tutti gli esperti dei vari settori – afferma Beltrame – è impossibile la fuoriuscita di percolati perché il substrato geologico dà delle garanzie irripetibili. All’interno del Veneto non ci sono altri luoghi così sicuri».
La superficie dell’impianto, originariamente di 455mila metri quadrati, di cui 170mila area dedicata all’effettivo conferimento, è stata ridotta di circa il 30%, arrivando quindi a circa 120mila mq. Rimodulata anche la vita dell’impianto, da 10 anni a circa 6 e mezzo. «Siamo andati incontro alle obiezioni sollevate dai comuni» dice Beltrame.
«Si auspica nel frattempo un cambio del quadro normativo che permetta una fine diversa per questo materiale» aggiunge Beltrame. Se saranno aumentate, in Italia, le capacità dei termovalorizzatori, che possano accogliere anche il “car fluff”, non saranno necessarie altre discariche di questo genere.
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Perché Sorgà
Le motivazioni che hanno portato Rmi a individuare il sito di Pontepossero sono le seguenti: i materiali da costruzione sono reperibili in loco, senza necessità di farli arrivare da cave; la bassa permeabilità del terreno argilloso, che non permetterebbe quindi la filtrazione di percolato o altri inquinanti in profondità; l’assenza di vincoli archeologici e paesaggistici; i collegamenti con gli impianti di Castelnuovo e Lainate (attraverso il casello dell’A22 di Mantova Nord).
La discarica è stata progettata secondo le normative più recenti, ha assicurato l’architetto Andrea Treu, ovvero il decreto legislativo 121/2020. Quale compensazione ambientale è stato previsto un “bosco di pianura” con 2084 piante arboree e 2546 piante arbustive.
La discarica sarà corredata da un impianto per il trattamento dei percolati. «Si evita che il percolato vada a finire in natura attraverso un sistema di materiali artificiali e argille. Soprattutto viene trattato con un impianto di depurazione in loco» spiega il geologo Pietro Zangheri, dello studio tecnico Zangheri&Basso. «Al termine della vita dell’impianto resterà una collinetta alta una decina di metri, a verde, di circa 15 ettari».

“Car fluff” a Sorgà: le ragioni del no
A opporsi oggi in primis numerosi cittadini, rumorosamente critici nei confronti dei relatori. A prendere la parola diversi sindaci del territorio, da quello di Nogara a quelli lombardi di Castel d’Ario e San Giorgio Bigarello. Presenti i comitati “No car fluff” sia veronese, sia mantovano.
Le preoccupazioni principali, espresse dai critici del progetto, riguardano la durata della vita della discarica. È stata ridotta appunto da dieci anni a poco più di sei, ma si teme possa poi essere ampliata raggiunta quella meta.
La campagna, inoltre, vocata a coltivazioni igp quali riso e radicchio, potrebbe soffrire da un punto di vista d’immagine ed economico, oltre che di inquinamento portato dal traffico dei mezzi pesanti diretti in discarica.
Venanzio Montarini, presidente del “Comitato No car fluff Sorgà” evidenzia: «Una ditta privata intende gestire questo mega impianti. Crediamo che impianti di questo genere dovrebbero essere seguiti da enti pubblici. C’è inoltre il piano regionale dei rifiuti scaduto a fine dicembre. Quello nuovo sarà aggiornato, con nuove prescrizioni e accorgimenti: riteniamo sia inopportuno andare avanti con un progetto presentato cinque giorni prima della scadenza dell’anno». Sarebbe auspicabile, secondo il comitato, ma anche l’amministrazione, attendere il nuovo piano dei rifiuti della Regione Veneto.
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«Questa zona è altamente vocata alla coltivazione del riso. Abbiamo paura che per i prossimi 300 anni lì possa restare invece una montagna di car fluff. Vorremmo evitare di lasciarla in eredità ai nostri figli».
«La storia ci insegna che le discariche creano sempre problemi, sia durante la gestione, sia dopo la loro morte» è il dubbio del sindaco di Sorgà Christian Nuvolari. «Il consumo di terreno coltivabile è un danno enorme dal punto di vista agricolo. La strada inoltre non è adeguata al traffico dei camion che passeranno di lì».
Il percorso dei mezzi prospettato dal progetto sarebbe dall’uscita Mantova Nord dell’A22, alla sp10 passando per Castel d’Ario e poi la sp 50 fino all’impianto. Esclusa l’alternativa con l’uscita dall’Autostrada del Brennero a Nogarole Rocca, in quanto costringerebbe al transito sui ponti sul Tione a Erbé che presentano limiti strutturali per il passaggio dei mezzi pesanti.
La discussione continua
I comuni del territorio si stanno muovendo per opporsi al progetto della discarica di car fluff a Sorgà. Il 13 giugno, inoltre, è il termine di scadenza per presentare osservazioni agli enti competenti.
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