Nel giro di pochi giorni (si ipotizza anche questa sera) il Governo dovrebbe emanare un nuovo dpcm che andrà ad inasprire le misure di sicurezza anti-covid, per contenere l’innalzamento dei contagi delle ultime settimane. Da mercoledì scorso è già stato introdotto l’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione personale anche all’aperto. Per quanto riguarda ulteriori precauzioni, i quotidiani nazionali hanno avanzato diverse ipotesi come: la chiusura anticipata di bar e ristoranti, l’uso della
mascherina anche per chi fa sport, limitazioni anche per le feste private e l’abbassamento della capienza per i trasporti pubblici, ma per il momento rimangono, appunto, solo ipotesi. Della situazione nella Regione Veneto, che conta al momento 6.088 positivi attuali e circa 500 nuovi casi ogni giorno, abbiamo parlato con la consigliera regionale ed ex assessore alla Sanità del Veneto, Manuela Lanzarin.
«È vero che i numeri sono aumentati, ma bisogna ricordare che le terapie intensive e le malattie infettive sono stabili e non ci preoccupano. Sicuramente c’è molta attenzione e i casi aumentano anche perchè stiamo facendo molti tamponi. – ha spiegato Lanzarin – Ricordiamo anche che la maggior parte delle persone, circa il 95%, sono asintomatiche. Per quanto riguarda il rapporto tra Governo e Regioni, siamo sempre stati molto collaborativi perchè quando si parla di un’emergenza bisogna fare gioco di squadra. Però le Regioni, che hanno il polso della situazione e hanno competenza in materia sanitaria, devono essere ascoltate perchè conoscono i propri sistemi e le proprie situazioni».
La consigliera ha poi ripercorso l’evoluzione dei tamponi in Veneto, arrivando a parlare anche dei cosiddetti “tamponi fai da te” annunciati da Zaia nei giorni scorsi: «Noi siamo partiti con i tamponi molecolari e la Regione Veneto ne ha fatti più di tutti. Il limite dei tamponi molecolari è che hanno un tempo di refertazione molto lungo che non potevamo permetterci. Sono subentrati i sierologici, che però non sono stati usati moltissimo perchè c’erano molti falsi positivi e falsi negativi. Sono poi arrivati i tamponi rapidi che in 15 minuti danno l’esito e sono affidabili al 98% e sono stati legittimati dal Governo, anche se la diagnosi finale va sempre fatta con il tampone molecolare. L’evoluzione parla di saliva e quindi di un sistema ancora meno impattante, soprattutto se parliamo di bambini e disabili. Un’altra evoluzione che sta continuando è il sistema di autodiagnosi: un tampone che la persona può farsi da sè. Questo vuol dire che potremo avere una copertura maggiore e combattere in maniera più forte il virus. L’importante in questo caso sarà il tracciamento e la registrazione: se una persona si fa l’autodiagnosi e risulta positiva, dobbiamo avere subito la registrazione di modo che questa persona sia contata dal sistema sanitario regionale, dai dipartimenti di prevenzione, per poi procedere a tutte le operazioni di screening. Si sta andando molto velocemente».
Sulla situazione nelle scuole con i nuovi “baby tamponi” e le nuove direttive regionali: «Noi con l’ordinanza del 3 ottobre abbiamo introdotto l’utilizzo dei test rapidi nelle scuole con il “baby tampone”, un tampone meno invasivo che non va in profondità. La seconda cosa che abbiamo introdotto è quella di poter andare in classe direttamente a fare i tamponi. Qualora, infatti, un bambino risultasse positivo il sistema sanitario regionale, previa autorizzazione dei genitori, può andare a fare i tamponi in classe. – ha detto Lanzarin – Questo implica che non chiudiamo la classe e che i genitori non devono portare i figli nei punti tampone. Il sistema è molto più semplice e lineare e non mette in difficoltà genitori, figli o scuole. Se poi i tamponi sono negativi nella classe i bambini possono continuare ad andare a scuola, e quindi non sono costretti alla quarantena preventiva, e dopo otto o dieci giorni sarà poi effettuato un altro tampone».
Merita poi un capitolo a parte la campagna vaccinale contro l’influenza, che prende il via oggi. Una situazione delicata, viste anche alcune lamentele arrivate dalle farmacie che lamentano lo scarso approvvigionamento delle dosi: «Quest’anno la campagna vaccinale anti-influenzale è molto importante perchè permetterà una copertura generale maggiore della popolazione e anche la cosiddetta diagnosi differenziale: se una persona ha fatto il vaccino e presenta gli stessi sintomi possiamo escludere che sia un’influenza di un certo tipo. – ha spiegato la consigliera – Il Veneto ha fatto una gara raddoppiando le dosi rispetto al 2019 (1 milione e 350mila dosi). Ci sono categorie che sono fortemente raccomandate per il vaccino e per le quali è gratuito. Inizieremo da queste categorie: le persone over 60, i bambini da 6 mesi a 6 anni, le donne in gravidanza, operatori del sistema sanitario e persone con patologie. Inizieremo oggi con la diffusione delle dosi alle Ulss, che a loro volta distribuiscono ai medici di famiglia. Per quanto riguarda le farmacie questo è un anno molto particolare: tutte le Regioni hanno fatto acquisti ingenti di vaccini e quindi non ci sono scorte in giro. Noi ci siamo impegnati con le farmacie dal 1° di novembre a consegnare 30mila dosi di vaccini e ci siamo impegnati ad arrivare circa a 70mila dosi» ha concluso Lanzarin.