Lisa Conforto, direttrice COSP Verona, racconta ai nostri microfoni gli obiettivi dell’ente, la scuola del futuro e l’attenzione alla sostenibilità.
Partirei proprio da COSP Verona. Cos’è e di cosa si occupa?
È un ente che da più di trent’anni si occupa del territorio di Verona di attività di educazione alla scelta e orientamento scolastico e professionale. Quest’anno abbiamo presentato il nostro bilancio sociale 2021 ed è stato un anno particolarmente soddisfacente. Abbiamo riscontrato delle evidenze importanti: prima di tutto come realizzazione di progetti nelle scuole in duplice modalità presenza-online. Non ci siamo fermati quindi nemmeno da questo punto di vista. Il bilancio sociale di quest’anno è dunque ricco di progetti e con l’intento di spostare la nostra attenzione su Verona e provincia.
Siete anche diventati soci di ASVIS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. Si parla quindi anche di questo in COSP, quindi…
Esattamente. Ci eravamo dati l’anno scorso quest’obiettivo che siamo ora riuscirti a raggiungere. Abbracciare e diventare soci di ASVIS per noi significa prendersi un impegno importante. Prima di tutto miriamo quindi a coniare e declinare i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 nei nostri progetti, in primis. Per noi è stato un passo importante.
Passerei ora ai macro argomenti di COSP, partendo dalla scuola. Come si è trasformata negli ultimi due anni e mezzo, causa pandemia?
Posso dire che in questi due anni anche la scuola ha avuto delle difficoltà nel sostenere questi momenti di pandemia. Già negli ultimi mesi abbiamo visto però uno sviluppo importante. È stato un periodo complesso, ma è vero anche che la complessità genera nuove idee e nuove opportunità. Credo ci sia ancora molto da fare, ma con la voglia e la volontà di potersi sempre migliorare in questo senso. L’augurio è di un miglioramento rispetto a questi ultimi due anni.
Collegato a questo tema c’è inevitabilmente quello del lavoro. I giovani, una volta usciti da scuola, si affacciano infatti in questo mondo. Come si devono approcciare i giovani al lavoro, ma soprattutto, come si deve approcciare il lavoro ai giovani?
Credo che anche qui siamo in una fase di metamorfosi. Sono cambiati i giovani e sono cambiate le imprese. In questa fase siamo in un momento di accelerazione rispetto al cambiamento, quindi facciamo un po’ fatica a cogliere cosa vogliono le imprese e cosa chiedono i giovani. È necessario quindi del tempo per capire queste nuove dinamiche. I giovani rispetto a qualche generazione fa hanno richieste ed esigenze diverse, e lo stesso vale per le imprese. Credo anche che un altro dato non trascurabile sia il fatto che le competenze richieste siano molteplici e differenti rispetto a quello che chiedevamo tempo fa, soprattutto nell’ambito delle competenze trasversali. Anche questo è un tema di forte cambiamento. In questi due anni abbiamo riscontrato l’idea che dopo la conclusione della quinta superiore c’è stato un momento di freezing, in cui non sapevano se proseguire gli studi o se entrare nel mondo del lavoro subito. Dobbiamo quindi tenere conto anche di questi aspetti sociali e psicologici, non trascurabili in questo momento.
Credi che questa scelta di ponderare il proprio futuro da parte dei giovani, sia quindi frutto anche del periodo storico che stiamo vivendo?
Credo di sì. Abbiamo vissuto e compreso le difficoltà di una pandemia, e non dobbiamo sottovalutare la coda che si verificherà dopo questa fase. È importante continuare a monitorare i giovani e stare all’erta, quindi. Serve un’attenzione da parte degli enti e del territorio anche nell’accompagnare di più i giovani verso un mercato del lavoro in continuo cambiamento.
Pensi che quindi questa sia solo una parentesi che si chiuderà prima o poi, o che quest’evoluzione sarà destinata a protrarsi nel tempo?
Credo che sarà una continua evoluzione, proprio per questo la chiamo metamorfosi. Si tratta di passaggi necessari e cambiamenti che l’uomo ha sempre vissuto. Trovarsi all’interno del cambiamento, però, rende difficile l’accorgersi dei limiti e delle opportunità da vagliare.
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