È stato pubblicato il rapporto annuale dell’Ispra sul consumo di suolo in Italia. Con gioie e dolori per il territorio Veronese.
Marano di Valpolicella, insieme a Como e Impruneta (in provincia di Firenze), si aggiudica la prima edizione del concorso Ispra e conquistano il titolo di “Comune Risparmia suolo” del 2022. Per Marano il risultato netto è addirittura negativo, -3,39 ettari, ovvero di territorio “liberato”.
Male invece la provincia di Verona in generale, che con un consumo di 1,99 metri quadrati per abitante nel 2021 rispetto al 2020 è la provincia veneta con il rapporto peggiore. Il dato regionale è di 1,40, quello nazionale 1,07. In termini assoluti, in provincia di Verona sono stati “mangiati” 185 ettari in un anno. Il totale di ettari consumati nel Veronese al 2021 è di 41.199 ettari.

In Provincia di Verona la maglia nera va a Nogarole Rocca, con 29,16 metri quadrati per abitante in un anno. In questa particolare classifica è terzo in Veneto dietro a Lastebasse (Vicenza) e Vescovana (Padova). Tra i comuni che hanno consumato più suolo nell’ultimo anno ci sono anche Peschiera del Garda (20,85 mq/ab/anno), Sommacampagna (20,25 mq/ab/anno) e Garda(18,25 mq/ab/anno).
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Anche in termini di aumento di percentuale di consumo di suolo fra 2006 e 2021, il primo posto va a Nogarole Rocca, con 3,1 punti percentuali di differenza: dal 12,3% del 2006 a 15,4% del 2021. Seguono sul “podio” Oppeano con 2,6 (dal 14,9% al 17,5%) e Peschiera del Garda con 2,3 (dal 28,6% al 30,9%).
Per quanto riguarda il dato della Provincia di Verona, l’aumento è stato dal 12,6% del 2006 al 13,3% del 2021, cioè 0,7 punti percentuali.
In termini assoluti invece, dopo Vicenza con 42,3 ettari di suolo consumato in più nel 2021 rispetto al 2020, in Veneto il secondo è Sommacampagna con 29,95 ettari. Nel Veronese seguono Peschiera con 22,69, Sona con 18,17, Valeggio sul Mincio con 15,43 e Verona con 14,1.

Il rapporto Ispra
Con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo torna a crescere e nel 2021 sfiora i 70 km2 di nuove coperture artificiali in un solo anno. Il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.
È il consumo di suolo in Italia fotografato dal Rapporto SNPA 2022 che, insieme alla cartografia satellitare di tutto il territorio e alle banche dati disponibili per ogni comune italiano, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo a livello nazionale, comunale e provinciale.
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Tra il 2006 e il 2021 il Belpaese ha perso 1.153 km2 di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 km2 all’anno a causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di euro l’anno.
Il suolo consumato pro capite aumenta in Italia nel 2021 di 3,46 m2/ab e di 5,46 m2/ab rispetto al 2019 con un trend in crescita. Si passa, infatti, dai circa 349 m2/ab nel 2012 ai circa 363 m2/ab di oggi.
A livello regionale la Valle d’Aosta è la regione con il consumo inferiore, ma aggiunge comunque più di 10 ettari alla sua superficie consumata, la Liguria è riuscita a contenere il nuovo consumo di suolo al di sotto dei 50 ettari, mentre Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Basilicata e Calabria si mantengono sotto ai 100 ettari. Gli incrementi maggiori sono avvenuti in Lombardia (con 883 ettari in più), Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499).
I valori percentuali più elevati si collocano anche quest’anno in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%).
Tra i comuni, Roma conferma la tendenza dell’ultimo periodo e anche quest’anno consuma più suolo di tutte le altre città italiane: in 12 mesi la Capitale perde altri 95 ettari di suolo. Inoltre, Venezia (+24 ettari relativi alla terraferma), Milano (+19), Napoli (+18), Perugia (+13), e L’Aquila (+12) sono i comuni capoluogo di Regione con i maggiori aumenti.
Suoli urbani: oltre il 70% delle trasformazioni nazionali si concentra nelle aree cittadine cancellando proprio quei suoli candidati alla rigenerazione.
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Gli edifici aumentano costantemente: oltre 1.120 ettari in più in un anno distribuendosi tra aree urbane (32%), aree suburbane e produttive (40%) e aree rurali (28%). Correre ai ripari è possibile: si potrebbe iniziare intervenendo sugli oltre 310 km2 di edifici non utilizzati e degradati esistenti in Italia, una superficie pari all’estensione di Milano e Napoli.
Il Veneto è la regione che ha la maggior superficie di edifici rispetto al numero di abitanti (147 m2/ab), seguita da Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Piemonte, tutte con valori superiori ai 110 m2/ab. I valori più bassi si registrano invece nel Lazio, in Liguria e Campania, rispettivamente con 55, 60 e 65 m2/ab, a fronte di una media nazionale di 91 m2/ab.
Logistica: ben 323 ettari nel 2021 prevalentemente nel Nord-Est (105 ettari) e nel Nord-Ovest (89 ettari). Prosegue quindi il consumo di suolo dovuto alla costruzione di nuovi poli logistici rilevati anche in aree a pericolosità idrogeologica elevata.
Fotovoltaico a terra: poche le nuove istallazioni a terra fotografate dal SNPA nel 2021 (70 ettari), ma gli scenari futuri prevedono un importante aumento nei prossimi anni stimato in oltre 50 mila ettari, circa 8 volte il consumo di suolo annuale.
Oggi oltre 17 mila ettari sono occupati da questo tipo di impianti, in modo particolare in Puglia (6.123 ettari, circa il 35% di tutti gli impianti nazionali), in Emilia-Romagna (1.872) e nel Lazio (1.483).
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