“L’8 marzo le donne di tutto il mondo sono scese in piazza al grido di “Non una di meno!” per denunciare la violenza agita dagli uomini e che non si esprime solo con un pugno in faccia, ma si manifesta anche sotto forma di discriminazione economica, di violenza psicologica e di attacco alla libertà di scegliere per se stesse, sul proprio futuro, sul ruolo che si vuole giocare nel proprio mondo privato e nella collettività”. Si apre così il comunicato di Potere al Popolo che il 30 marzo sarà in piazza a Verona, “per sostenere le lotte femministe e il contrasto al rigurgito di patriarcato che avrà il suo apice dal 29 al 31 marzo nell’ambito del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie, patrocinato da Ministero per la famiglia e le disabilità, Regione Veneto e Provincia di Verona.”
“Un summit mondiale – prosegue la nota – che vuole raccontare e costruire un’idea di famiglia naturale chiusa, sessista, contraria ai diritti e alle differenze, condannando il divorzio, la libera scelta sull’aborto e le coppie non eteronormati. L’evento infatti raccoglierà le voci più reazionarie e oscurantiste per affermare, celebrare, difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società, con la partecipazione attiva del Presidente del Parlamento europeo Tajani, di Matteo Salvini, Marco Bussetti, Lorenzo Fontana, rappresentanti della Chiesa, ed esponenti dei governi europei tra i più discriminatori e pericolosi per l’autodeterminazione delle singole persone e la libertà di tutte e tutti. Insomma, un coacervo di soggetti che, in nome della difesa della vita e della famiglia, dimentica le vite morte in mare e le famiglie devastate dalle guerre e dalle carestie o massacrate con la complicità dei governi europei.”
“Viviamo un’epoca caratterizzata dall’aggressione alla democrazia, realizzata con metodo, organizzata a tutti i livelli – istituzionale, politico, culturale, fisico – e che non ha confini, come dimostra la recente vittoria della peggior reazione delle destre, da Bolsonaro in Brasile, a Trump negli Stati Uniti, a Orbàn in Ungheria, fino alla formazione pienamente sessista e liberticida rappresentata dal governo giallo-verde in Italia.”
“Il governo italiano – continua il testo del movimento – ha dichiarato guerra alle donne da subito, con l’istituzione del Ministero della famiglia e della disabilità, che già a partire dal nome riporta il welfare nella dimensione domestica del lavoro di cura, da sempre a carico delle donne. In pochi mesi l’attacco si è intensificato con il ddl Pillon in materia di separazione, divorzio e affido dei minori, che cancella le conquiste di decenni di lotta e soprattutto riduce i figli e le figlie a semplici oggetti di scambio se non bottino di guerra nei conflitti tra coniugi in separazione. “Dall’abominio dei cimiteri per bambini mai nati, di cui è stato alfiere Matteo Renzi, alle mozioni per la presenza delle associazioni pro-vita negli ospedali e nei consultori promosse da destra e sostenute anche da rappresentanti PD nelle istituzioni, come nel caso di Verona, quando nel consiglio comunale si è sferrato un vero e proprio attacco politico alla legge 194, già fortemente disattesa a causa dell’eccessiva presenza di medici obiettori.”
“Da molto tempo a Verona – conclude la nota stampa – l’alleanza tra estrema destra e mondo cattolico conservatore tenta in ogni modo di limitare la libertà delle persone di decidere sul proprio corpo e di vivere liberamente la propria sessualità. I casi più eclatanti sono stati il rifiuto nel 1995 delle pari opportunità per le persone LGBTQ+ e la prima mozione anti-abortista approvata in Italia, che dichiara Verona “città a favore della vita” e destina fondi pubblici ad associazioni cattoliche pro-life. Verona, nota al mondo come “la città dell’amore”, assomiglia sempre più ad una “città dell’odio” verso la diversità, un laboratorio di fascistizzazione che fa da innesco per tutta la penisola”.