L’ex base militare sita in località Vaccamozzi e ceduta dal demanio militare al comune di Erbezzo dista oltre 4 km dal piccolo centro abitato (che conta 750 abitanti); i residenti si contano su una mano. Il servizio di navetta per i collegamenti giornalieri, offerto dalla cooperativa aggiudicatrice si è rivelato insufficiente a scongiurare l’isolamento del sito, addirittura irraggiungibile per alcuni giorni nei mesi invernali.
Questo in violazione del manuale pratico Sprar redatto dal Servizio Centrale che dispone espressamente “che la struttura di accoglienza sia collocata in luoghi abitati per non ostacolare la partecipazione alla vita sociale e l’accesso ai servizi del territorio da parte dei beneficiari, facilmente raggiungibile dai servizi di trasporto pubblici.”
La discesa dal CAS degli otto che sono partiti in ciabatte per la città, nel pieno di una nevicata notturna ma anche il rifiuto di essere trasferiti ad Erbezzo da parte di un gruppo di richiedenti provenienti da Cona (un CAS notoriamente pessimo ed indecente), lascia intuire il senso di disagio e di peggioramento percepito dai richiedenti.
La morte per arresto cardiaco di Eso Mathew, ospitato a Vaccamozzi nel luglio 2018 è il segno più drammatico delle condizioni di disagio. Si è parlato di fatalità, imprevedibilità, ma gli oltre 45 minuti impiegati da una ambulanza in codice rosso per raggiungere il posto avrebbero dovuto far riflettere.
Ora i nuovi bandi, stipulati sulle nuove indicazioni ministeriali, prevedono che ad una consistente riduzione del riconoscimento economico (il bando a ribasso per Vaccamozzi parte da 20€/giorno a persona, contro i 30€ comprensivi del pocket money precedente) corrisponda una drastica riduzione dei servizi forniti ai richiedenti asilo ospitati nei centri.
Ci si sarebbe aspettato che, data l’essenzialità di quanto offerto, nei bandi fossero previste almeno la vicinanza ai centri, l’accesso ai servizi di trasporto e la raggiungibilità dei centri di salute e impiego quali condizioni imprescindibili per aprire o continuare a gestire un centro di accoglienza.
La chiusura dei CAS dislocati in territori montani isolati e lontani come quello del Branchetto o Prada, ma anche di Ferrara di Monte Baldo e Giazza, sembravano far presagire una linea ben precisa in tal senso.
Dal 1 maggio 2019, a bandi non ancora assegnati, la Prefettura ha rinegoziato con i singoli gestori dei CAS il pre-esistente accordo di gestione, introducendo fin da subito le regole del nuovo bando.
Da un giorno all’altro anche ad Erbezzo la presenza degli operatori e la fornitura di servizi, primo tra tutti quello del trasporto, hanno subito una drastica riduzione.